Sul decreto che modifica il Codice dell’Amministrazione Digitale dalla discussione aperta anche nella consultazione promossa dal relatore alla Commissione Camera Paolo Coppola, sono emersi diversi punti importanti, in gran parte già illustrati e argomentati su questa testata, e che auspichiamo siano recepiti dal governo.
Credo qui sia importante sottolinearne in particolare tre, che attengono a tre altrettanti pilastri della cittadinanza digitale:
- competenze;
- partecipazione;
- accountability.
Sono punti espressamente previsti dalla legge delega, ma non trattati adeguatamente nel decreto. In particolare, ecco qualche approfondimento.
Competenze
Anche il Consiglio di Stato ha messo in evidenza come la mancanza di interventi in ambito di sviluppo delle competenze digitali dei cittadini renda fragile l’intero programma di digitalizzazione, soprattutto in un Paese che è in retroguardia in Europa su questo fronte.
L’auspicio è che il decreto sia modificato prevedendo espressamente che lo Stato definisce e attua politiche volte allo sviluppo delle competenze digitali di base e promuove iniziative volte a favorire la diffusione della cultura digitale tra i cittadini con particolare riguardo alle categorie a rischio di esclusione, anche per favorire l’utilizzo dei servizi digitali delle pubbliche amministrazioni e garantire il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza. Allo stesso tempo, sarebbe opportuna una previsione specifica per le pubbliche amministrazioni, chiedendo che anch’esse prevedano ad identificare e attuare gli interventi idonei per assicurare la presenza delle condizioni di competenza e infrastrutturali nell’utilizzo dei servizi digitali pubblici e quindi sia realmente assicurato l’esercizio dei diritti di cittadinanza digitale.
Come già proposto, sarebbe determinante, per la governance, un coordinamento interministeriale per l’indirizzo e la guida di un programma nazionale per le competenze digitali, e che si occupi anche di rendicontare i risultati annualmente al Parlamento, con la collaborazione di AgID
In questo quadro, con un chiaro process owner politico, AgID potrebbe continuare ad assumere il coordinamento operativo degli intreventi e favorire la collaborazione tra le amministrazioni pubbliche e le organizzazioni della società civile, oltre che la condivisione e il riuso delle esperienze, nell’ambito del programma nazionale per la cultura e le competenze digitali. Azione di coordinamento e di coinvolgimento che rispetto alle competenze digitali di base ha portato AgID a istituire un gruppo di lavoro per realizzare una traduzione nazionale di Digcomp (il modello di riferimento a livello europeo per le competenze digitali per i cittadini) in modo condiviso e partendo dalle esperienze già effettuate. Un’iniziativa che va nella giusta direzione di valorizzare la ricchezza delle buone pratiche che ci sono, ma allo stesso di indicare una direzione e una via per ottimizzare gli sforzi nazionali.
Partecipazione
Il decreto di modifica al CAD, con l’intento di semplificare la governance, di fatto elimina tutti gli organismi che portavano ad un’apertura non occasionale alla partecipazione. Formalmente, è rimasta la Conferenza Permanente, la cui composizione (5 esperti nominati dal governo) è però tipica di una Struttura di Missione ma non di una Conferenza (o Consulta), che presuppone la presenza di rappresentanti dei diversi stakeholder. Sarebbe bene chiamarla, appunto, Struttura di Missione, definendone i compiti anche in rapporto alla delega assegnata al Ministro per la Semplificazione e la PA.
È, invece, necessario, recepire le richieste che da più parti sono venute, e che in qualche modo sono state emblematicamente raccolte dalle istituzioni proprio nel processo di valutazione di questo decreto (una sessione consultiva a febbraio a Palazzo Vidoni, un’audizione parlamentare, tre sessioni di consultazione e una consultazione online promossa dall’on. Coppola) e nell’istituzione, sul tema dell’amministrazione aperta, dall’istituzione dell’Open Government Forum o anche del Tavolo sul tema specifico della fatturazione elettronica. È stato proposto, infatti, di istituire un Forum o una consulta permanente multistakeholder per l’innovazione, focalizzato sulla trasformazione digitale del Paese, con la partecipazione di associazioni di imprese, associazioni di cittadini, rappresentanti del mondo della ricerca, dell’università, delle amministrazioni centrali e locali. Un organismo consultivo e di proposta sulle politiche dell’innovazione e sulla loro attuazione, oltre che di monitoraggio, anche con la possibilità di definire gruppi di lavoro operativi su singoli temi. Un passo necessario.
Accountability
Ma innovazione è cambiamento in pratica, misurabile. Per questo è sempre più necessario favorire lo sviluppo di una cultura di project management nella pubblica amministrazione e sistemi di controllo gestione che consentano di definire obiettivi misurabili e poter confrontare così obiettivi e risultati, sui quali basare il sistema di performance organizzativo e individuale. Per far tutto questo è necessario dar seguito a quanto previsto nella legge delega sul tema delle performance (l’indicazione era di “definire i criteri di digitalizzazione del processo di misurazione e valutazione della performance per permettere un coordinamento a livello nazionale”), avendo il coraggio di cambiare sul serio e in profondità la macchina amministrativa.
Tre punti, non gli unici sui quali auspichiamo cambiamenti e migliorie al decreto sul CAD, ma che emblematicamente, insieme, possono farci capire se quest’occasione di cambiamento è stata finalmente colta.