Il ciclico interesse per l’intelligenza artificiale, giova ricordare al lettore distratto che è dal 1943 che se ne parla periodicamente o alternativamente in modo entusiasta ed in modo insodisfatto, sembra aver raggiunto in questo 2018 il suo livello massimo di interesse generale e di entusiasmo.
L’IA sembra essere diventata la panacea per qualunque problema e così la novella parola chiave viene rivestita di una sorta di potere magico in grado di migliorare automaticamente qualsiasi cosa, come se in questi ultimi mesi si fosse creato o inventato qualcosa di particolarmente innovativo.
In realtà gli elementi alla base dell’IA attuale sono gli stessi da alcune decine di anni, solo che ora l’aumento esponenziale della capacità computazionale (la potenza di calcolo disponibile) ha reso possibile implementare queste logiche e questi algoritmi in moltissimi contesti, l’esempio più eclatante è sicuramente quello offerto dalle automobili che nei modelli attualmente in commercio offrono una moltitudine incredibile di servizi di intelligenza artificiale a supporto dell’autista e del resto da anni sono in corso sperimentazioni di auto a guida autonoma che rappresentano nell’immaginario collettivo il concetto stesso di futuro.
Gli investimenti mondiali sull’IA
In questi giorni poi si stanno susseguendo gli annunci di diversi paesi (Giappone, Stati Uniti, Cina, Germania, e Francia) sugli investimenti per lo sviluppo dell’IA, ultimo in ordine di tempo l’annuncio dell’alleanza sottoscritta da 25 paesi dell’Unione Europea in occasione del Digital Day 2018 che impegna 1 miliardo di euro per iscrivere anche l’UE alla corsa all’IA.
La PA italiana e l’AI
In questo contesto la PA italiana impegnata da anni in un lunghissimo e faticosissimo percorso di innovazione digitale, che ci vede costantemente agli ultimi posti del ranking europeo, non poteva non affrontare il tema e quindi lo scorso mese di febbraio è stato pubblicato in consultazione pubblica il libro bianco della task force di AgID sull’intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione denominato “L’Intelligenza Artificiale al servizio del cittadino”.
Il white paper è un buon lavoro che analizza con buon senso gli aspetti fondamentali dell’Intelligenza Artificiale e del loro potenziale per i servizi al cittadino.
La guida alla consultazione chiarisce immediatamente questi aspetti, esplicitando che non si tratta di un contributo chiuso e definitivo, che non è un trattato scientifico e che non è un testo di policy, mentre dichiara che “… è un testo che intende approfondire uno specifico campo d’applicazione dell’IA: come gli strumenti dell’Intelligenza Artificiale possano semplificare il rapporto tra Pubblica amministrazione e cittadini. Il libro bianco intende affrontare i temi delineati con un approccio snello e sintetico in modo da permetterne la lettura anche ai non addetti ai lavori.”.
Si articola in quattro parti: L’Italia ed i servizi digitali, Intelligenza artificiale oggi, le sfide dell’IA al servizio del cittadino e le raccomandazioni finali.
Il taglio è apprezzabile ed il documento in poche pagine e quindi in un tempo rapido di lettura porta il lettore a comprendere i principi base dell’IA e delle loro ricadute sui rapporti fra i cittadini e la PA.
Realizzato questo primo tassello bisogna capire come si potrà procedere sul percorso dell’IA nella Pubblica Amministrazione e non solo sul rapporto fra cittadino o impresa e PA, ma proprio sull’essenza stessa della PA, perché se vi è una certezza che il libro bianco lascia è che l’IA ridisegnerà le nostre vite ed è da qui che deve partire il secondo step.
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Ma cosa significa concretamente ridisegnare le nostre vite o nel nostro caso ridisegnare la PA?
Purtroppo negli ultimi decenni troppe volte abbiamo tentato di ridisegnare la PA perché di fatto ogni innovazione lo avrebbe richiesto, ma ci siamo scontrati con la difficoltà e l’impossibilità di fare riforme organiche e strutturali e quindi abbiamo ripiegato sulla definizione di percorsi alternativi di graduale innovazione dei singoli ambiti, delle singole PA e dei singoli procedimenti, con il risultato sotto gli occhi di tutti di una innovazione a macchia di leopardo che ha reso molto contenuti i risultati paese raggiunti a fronte degli investimenti fatti.
Per l’IA avanzerei una piccola e modesta proposta di secondo step, proviamo a creare le condizioni perché l’interazione con la PA sia in almeno un contesto limitato predisposta alla IA, facciamo una prima norma per un procedimento autorizzatorio che lo renda elaborabile automaticamente da sistemi automatizzati o intelligenti.
Sembra facile a parole, in realtà è difficilissimo, perché richiede l’emanazione di una norma che non sia ambigua, che espliciti in modo chiaro quali sono i parametri, i dati e le informazioni necessarie ad avviare e a concludere il procedimento, deve in sostanza dare quelle certezze anche pubbliche che i processi di semplificazione amministrativa rincorrono da anni.
Sarà un primo piccolo esempio ma consentirà di comprendere esattamente come sia necessario fare uno sforzo in quella direzione per facilitare e valorizzare l’utilizzo della IA nella PA, creando quelle condizioni che potrebbero davvero rendere il paese più attrezzato per le sfide del futuro.
In altre parole ci consentirebbe di capire quanta intelligenza naturale servirà per evitare che l’IA applicata all’attuale PA ci porti inevitabilmente alla stupidità artificiale.