Il progetto del Processo Civile Telematico (PCT) avviato nel 2001 è nato per sviluppare una gestione innovativa che partendo dal rigido complesso giuridico-processuale italiano intendeva garantirne la sicurezza tecnologica.
Il Governo Renzi, nell’ansia di fare senza le opportune quanto necessarie analisi, nel luglio del 2014 ha avviato il PCT allorquando noi dell’opposizione avevamo fatto presente che sarebbe stato più utile attendere l’approvazione del Regolamento sulla gestione del documento informatico.
Il Regolamento, da anni fermo nei meandri oscuri della burocrazia romana, ha finalmente visto la luce con il DPCM 13 novembre 2014 (G.U.12 gennaio 2015) cambiato il quadro di riferimento.
Il Consiglio Nazionale Forense, come in molte altre occasioni refrattario all’innovazione, oggi chiede una misura che oltre ad abbassare la sicurezza dei documenti informatici nei processi civili ne limiterebbe la interoperabilità con le altre Amministrazioni dello Stato; penso all’Agenzia delle entrate e alla registrazione delle sentenze.
L’unica soluzione è di adeguare, nel più breve tempo possibile, sia sistemi che procedure.