Come annunciato recentemente alla conferenza di Vienna sull’e-government il progetto IO del Team per la Trasformazione Digitale entra nella fase di “closed beta test”, e quindi dei primi test effettivi sul campo. Il passaggio è fondamentale perché il progetto IO dà una prima risposta organica e concreta all’obiettivo di disporre di un’applicazione utile a favorire la cittadinanza digitale che era stato inserito con uno spazio significativo nella Strategia per la Crescita digitale del 2015, con il progetto-quadro denominato “Italia Login”.
Risposta organica, perché identifica uno spazio condiviso sia dalle amministrazioni centrali che da quelle locali, e concreta, perché grazie all’utilizzo del modello di interoperabilità consente la fruizione immediata dei servizi digitali delle amministrazioni pubbliche, senza richiedere interventi sull’architettura generale di ciascun portale istituzionale.
La cittadinanza digitale e il punto di accesso telematico
Il progetto IO risponde a un punto specifico del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD). In particolare, infatti, come si ricorda anche sul sito https://io.italia.it, l’articolo 64-bis del CAD istituisce il “punto di accesso telematico attivato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri” come il canale attraverso cui tutti i soggetti pubblici devono rendere fruibili i propri servizi.
Questo posizionamento di IO ha delle naturali conseguenze sugli sviluppi in tema di applicazioni per la cittadinanza digitale da parte delle amministrazioni pubbliche, poiché obbliga a una progettazione integrata con IO.
IO infatti fornisce alle PA aderenti la possibilità di “sfruttare le open API (Application Programming Interface) della piattaforma di IO per l’invio di notifiche e messaggi ai cittadini, le transazioni economiche, l’invio e la richiesta di documenti dell’utente e la gestione delle preferenze generali.” Insomma, IO definisce concretamente alcuni elementi fondanti dell’architettura delle applicazioni di cittadinanza digitale, intese come quelle applicazioni in cui l’interazione con il cittadino è basata sulle sue esigenze, sulle sue opportunità e sul suo profilo, e non sull’organizzazione dei servizi da parte dell’amministrazione.
D’altra parte, è necessario che IO rimanga saldamente ancorato all’obiettivo di tipo generale indicato dall’articolo 64-bis del CAD e che quindi sia (in prospettiva) il punto di accesso telematico fornito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove i soggetti pubblici mettono a disposizione i propri servizi, ma non l’unico punto pubblico di accesso.
Le amministrazioni pubbliche, soprattutto quelle locali, stanno già sviluppando degli ambienti personalizzati per i cittadini e via via esplorando i confini tra la disponibilità semplice dei servizi e la cura dei percorsi di interazione dei cittadini con l’amministrazione, approdando anche all’ambito dei processi di partecipazione. In questi termini cogliendo il senso pieno del concetto di cittadinanza digitale, che è certamente esercizio dei diritti e dei doveri “amministrativi” ma include necessariamente anche la partecipazione attiva ai processi decisionali e la cura e l’attenzione alla proposta e al coinvolgimento civico.
Le Case e i fascicoli digitali del cittadino e la co-progettazione
Lo sviluppo del progetto IO e l’indubbia accelerazione che il progetto sta conseguendo nella risoluzione di alcuni temi chiave per l’interazione tra cittadino e PA (penso ai messaggi, alle notifiche, ai servizi di pagamento, alla ricerca della documentazione), consentono alle amministrazioni locali, le più interessate a costruire un ricco ambiente di interazione con i propri cittadini, di dedicarsi alla progettazione dell’area “partecipativa” della cittadinanza digitale, oltre che ad approfondire ulteriormente le opportunità di una interazione personalizzata.
Alcuni comuni, infatti, come Milano hanno sviluppato il fascicolo digitale del cittadino, mentre altri (es. Roma, Bologna) hanno avviato lo sviluppo della “casa digitale del cittadino”, partendo necessariamente dai servizi amministrativi (permessi, istanze, tasse, ..), ma con la prospettiva di poter costituire un luogo dove il cittadino possa trovare tutte le informazioni relative alle sue interazioni con l’amministrazione, come le segnalazioni e i reclami oppure le iniziative di partecipazione.
Un ambiente sempre più ritagliato sulle esigenze specifiche, così da poter raggiungere il cittadino in modo mirato anche per opportunità (lavoro, servizi) legate al proprio profilo. È auspicabile che il processo di costruzione di questo luogo personalizzato virtuale si sviluppi attraverso un’attività di collaborazione e di vera e propria co-progettazione tra le amministrazioni locali che hanno intrapreso questo percorso, con il necessario supporto del Team per la Trasformazione Digitale e di AgID. Il fatto che alcuni di questi progetti siano sviluppati nell’ambito del PON Metro non può che facilitare questo approccio.
È importante, infatti, che si compia un’accelerazione di questo processo ma anche che si ritrovino degli elementi di organicità e coerenza già in fase di impostazione. Tra questi, la scelta del progetto IO di utilizzare software totalmente open source ha la duplice valenza di rendere disponibili anche agli ambienti locali i servizi e le soluzioni di IO, oltre che di indicare l’approccio open source come quello da seguire da parte delle altre amministrazioni pubbliche.
Procedere secondo questa linea consente di delineare in senso compiuto il concetto di cittadinanza digitale, ampliando a tutte le interazioni cittadino-PA. In altri termini, le amministrazioni pubbliche locali devono intraprendere con decisione il percorso non solo verso una semplificazione dell’interazione con il cittadino, ma anche verso l’affermazione ampia della dimensione globale del concetto di cittadinanza digitale, dove la partecipazione diventa elemento essenziale e non occasionale dell’interazione e il digitale strumento potente di facilitazione.