#aiutiamopiacentini

Castellani: “Cinque azioni per una svolta digitale”, i consigli a Piacentini dalle Regioni

Operare per l’offerta di servizi efficienti e semplici, della pubblica amministrazione e non solo, ma al contempo sviluppare azioni per il raggiungimento di una massa critica di domanda di servizi digitali da parte dei cittadini. Questa è la via che secondo le Regioni il neo commissario Diego Piacentini deve percorrere nel 2017. Ecco come

Pubblicato il 04 Gen 2017

Laura Castellani

Dirigente Infrastrutture e Tecnologie DG Organizzazione e Sistemi Informativi - Regione Toscana

regioni-141213193536

Se andiamo a guardare i dati derivanti da studi statistici emerge che nella pubblica amministrazione, nonostante una rilevante quantità di servizi disponibili on line rispetto alla media europea, si ha un basso livello di utilizzo da parte di cittadini ed imprese, con un modello di comunicazione e di offerta di ancorati a modelli ed a criteri “analogici”.

Tenendo conto di questo, da un lato è necessario operare per una sempre maggiore e migliore offerta di servizi da parte della PA, servizi che siano innovativi anche rispetto ai processi organizzativi che implementano. Solo così si può avere un impatto del digitale che non sia solo informatizzare l’esistente, ma che realizzi reale innovazione e trasformazione che può rappresentare semplificazione e miglioramento dei processi della PA; in questo senso i servizi e le piattaforme on line possono arrivare alla garanzia della cittadinanza digitale dei cittadini.

Dall’altro lato, senza un’adeguata domanda da stimolare, da formare e da sostenere, anche l’infrastrutturazione in banda larga ed ultra larga, sulla quale si stanno investendo notevoli risorse pubbliche, rischia di essere un’opera che genera risultati non all’altezza delle aspettative. Per ottenere risultati positivi sulle infrastrutture di rete occorre che la domanda faccia da traino, altrimenti si rischia un utilizzo inferiore alle possibilità, di avere “grandi autostrade senza traffico”.

Su questo si dovrebbe concentrare l’azione ed anche l’indirizzo della politica per l’innovazione digitale del Paese: operare per l’offerta di servizi efficienti e semplici, della pubblica amministrazione e non solo, ma al contempo sviluppare azioni per il raggiungimento di una massa critica di domanda di servizi digitali da parte dei cittadini.

La Pubblica Amministrazione può e deve fare da traino per l’incremento della domanda proprio perché ad oggi l’Italia è ai primi posti per numero di servizi attivati e disponibili ma agli ultimi posti per il loro utilizzo.

Sulla base di queste premesse si possono indicare una serie di azioni da perseguire:

1) Riorganizzare la PA dal punto di vista della rivisitazione dei processi interni agli Enti. Non si può pensare di continuare a digitalizzare quelli che ad oggi sono i processi cartacei. Dobbiamo fare in modo che la PA cominci a ragionare, anche al proprio interno e nella riorganizzazione dei propri processi, in termini di servizi ai cittadini, utilizzando anche meccanismi di partecipazione. Il cittadino deve essere messo al centro e tutto deve partire dai suoi bisogni. Ad oggi molti servizi online mettono in vetrina processi, talvolta anche molto complessi e spesso non completi, che portano il cittadino a non orientarsi e a non trovare o a non capire cosa deve fare. I servizi devono parlare il linguaggio del cittadino ed essere semplici da usare.

2) interoperabilità e standard: devono essere definiti e imposti a tutta la pubblica amministrazione sempre più gli standard e le regole di interoperabilità, istituendo per esempio un Centro Nazionale che certifichi anche le applicazioni che implementano questi standard. La situazione attuale è quella di amministrazioni che non hanno i sistemi adeguati a colloquiare in modalità interoperabile: spesso “colloquiare” con questa modalità è una eccezione e non una regola. Solo se si riescono ad attivare questi meccanismi di dialogo dei “back-office” ed arrivare ad avere alcune banche dati centralizzate di interesse comune, si può riuscire a fornire servizi davvero efficienti ed efficaci per cittadini e imprese. In questo modo il cittadino potrà accedere a tutti i dati che l’intera PA e non il singolo Ente possiede su di lui. Deve inoltre essere rafforzato molto il coordinamento tra la PA Locale e la PA Centrale: ad oggi manca un soggetto che faccia un coordinamento forte in questo senso, per cui diventa difficile attivare meccanismi di interoperabilità.

3) promuovere campagne di alfabetizzazione digitale della popolazione per far capire la possibilità/capacità di ogni cittadino di interagire con la pubblica amministrazione e di sfruttare tutte le opportunità messe a disposizione dal web e dalle istituzioni territoriali; queste ultime devono poter comprendere sempre più le opportunità che l’innovazione tecnologica può offrire nella riorganizzazione e nel miglioramento dei processi interni. Su questo si potrebbero utilizzare task force di giovani che, in pieno raccordo con il livello nazionale, e magari coordinate dalle Regioni, possano portare una ventata di innovazione dentro le amministrazioni pubbliche. La promozione delle conoscenze digitali e dei servizi on line disponibili è fondamentale per l’aumento della domanda di digitale da parte dei cittadini.

4) operare per far sì che cambi l’approccio che oggi hanno le pubbliche amministrazioni nell’ambito di utilizzo dei prodotti software. Quello che si rileva è un utilizzo estremamente vario ed eterogeno di pacchetti software anche per svolgere le stesse funzioni, spesso seguendo il mercato ma creando in qeusto modo non solo una maggiore spesa ma anche una complessità nelle interazioni. Nello stesso tempo utilizzare sempre più il paradigma del cloud per creare il “Cloud della PA” inteso come un unico catalogo di servizi per tutta la PA (eventualmente anche federato); questo può consentire che i software che consentono di erogare i servizi siano certificati secondo gli standard definiti e integrati tra loro. Questo porterà automaticamente ad avere delle razionalizzazioni e dei risparmi oltre ad un accrescimento qualitativo dei servizi che si accreditano e diventano quindi più sicuri ed affidabili. I servizi dovranno essere integrati anche con tutte le piattaforme sulle quali si sta concentrando l’attività di AgID e delle regioni, quali il sistema di autenticazione SPID, il nodo nazionale pagamenti, la fatturazione elettronica, la conservazione a norma, ecc. Devono sempre più essere estrapolate e messe a fattor comune le funzioni cosiddette trasversali, da implementare in piattaforme nazionali anche federate che possono permettere di realizzare economie di scala e di innalzare il livello dei servizi stessi. E’ con questa nuova logica di Cloud di servizi che si deve affrontare il tema della razionalizzazione dei data center e della loro convergenza ad un numero molto limitato. Non si deve cioè portare i servizi informatici delle amministrazione, i “CED” in un solo luogo ma si deve fare in modo che progressivamente le amministrazioni trasferiscano i servizi su un livello centralizzato.

5) operare per la creazione dei fascicoli dei cittadini, attivando un colloquio bidirezionale in modo che il cittadino interagisca con la PA in maniera attiva. La logica deve essere quella del “cittadino al centro” con il rafforzamento del concetto di cittadinanza digitale.

In questo quadro ItaliaLogin diventa il progetto strategico per i prossimi anni, all’interno del quale si possono muovere i vari livelli della pubblica amministrazione in modo collaborativo ed unitario, in modo da farlo diventare il luogo naturale per l’offerta di servizi di tutte le amministrazioni: solo così si può evitare il rischio di costruire l’ennesimo portale vuoto di contenuti.

Per mettere in pratica gli interventi sopra elencati, è indispensabile operare con il coinvolgimento delle Regioni, che possono essere il primo soggetto aggregatore nei confronti dei loro territori, capaci di mettere in atto le misure necessarie per la razionalizzazione e la standardizzazione dei servizi necessari per cittadini ed imprese. Si dovranno creare e rafforzare sempre di più le collaborazioni interregionali in una logica di co-progettazione e co-realizzazione e non di riuso semplice, che non ha dato i risultati attesi, in maniera da mettere a disposizione dei territori metodologie e strumenti sempre più uniformi tra loro. Solo in questo modo si potrà far diventare ItaliaLogin la vera “casa digitale “del cittadino.

Questo lavoro deve essere svolto in stretta collaborazione con i fornitori software, che devono far evolvere i loro prodotti che andranno a riempire il “Cloud” dei servizi nazionale, eventualmente visto anche come federazione dei diversi Cloud regionali. Il modello da promuovere dovrà essere quello in cui i fornitori erogano i propri servizi dal Data Center nazionale/Data Center territoriali, previo accreditamento e certificazione.

Nell’ambito dell’apertura della pubblica amministrazione è importante promuovere sempre di più la messa a disposizione degli Open Data, che ad oggi è ancora limitata ad alcuni casi, sia nel mondo delle istituzioni pubbliche che, soprattutto, nelle imprese private, che da parte dei cittadini. Gli open data rappresentano sempre di più un nuovo modo di lavorare delle pubbliche amministrazioni, un paradigma di apertura della pa ed una opportunità per l’iniziativa privata. Rendendo disponibili open data ed open services, le amministrazioni potrebbero non sviluppare più loro applicazioni (soprattutto le app per mobile o i servizi per i cittadini) ma favorire e lasciare lo sviluppo di queste ultime da parte del mercato. Per poter far sì che i dati aperti siano vera occasione di sviluppo e forte stimolo alla crescita economica del territorio occorre agire, anche in questo caso, sui processi organizzativi all’interno degli enti affinchè i dati siano realmente disponibili, facilmente fruibili e di buona qualità.

In ultimo, è fondamentale che tutte queste azioni siano accompagnato da una forte rivisitazione del CAD e da una più efficace governance del processo di digitalizzazione all’interno delle pubbliche amministrazioni, cui dovrà corrispondere un cambiamento dei processi e degli assetti organizzativi. Questo è il vero valore aggiunto e il tassello fondamentale che manca ed è mancato finora e che impedisce, a causa di inerzie e resistenze burocratiche, che il processo arrivi davvero a compimento.

Laura Castellani Responsabile del settore Infrastrutture e Tecnologie per lo sviluppo della Società dell’Informazione di Regione Toscana e Coordinatore del gruppo interregionale “Cittadinanza Digitale” all’interno del CISIS a supporto della Commissione Speciale Agenda Digitale. Lavoro in Regione Toscana dal 1996 anni sui temi dell’innovazione digitale sul territorio toscano dove, partendo dalla connettività, abbiamo lavorato mettendo a disposizione del territorio piattaforme che aggreghino e facilitino il lavoro degli Enti nello sviluppo di servizi per cittadini ed imprese. Tutto questo sempre in stretto raccordo con il livello nazionale in modo da agire come facilitatori soprattutto per i Comuni più piccoli

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati