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Cittadinanza digitale: le misure PNRR per un vero salto di qualità



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La strada verso la piena cittadinanza digitale, delineata dal Codice dell’Amministrazione Digitale e sostenuta dagli strumenti del PNRR, rappresenta una sfida ma anche un’opportunità per l’Italia. Le riflessioni sull’integrazione dei servizi digitali nella Pubblica Amministrazione ci pongono di fronte a un imperativo: investire nel digitale per lo sviluppo paese

Pubblicato il 8 feb 2024

Gea Arcella

Assessore al Comune Udine alla smart city ed innovazione digitale



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La trasformazione digitale non è solo un processo tecnologico, ma rappresenta una sfida che coinvolge tutti gli aspetti della società e dell’economia. Nel cuore di questo cambiamento vi è la cittadinanza digitale, il diritto di ogni cittadino di accedere, utilizzare e beneficiare del digitale. Il Codice dell’Amministrazione Digitale ne è il faro normativo, ma la sua attuazione richiede strumenti adeguati e un impegno congiunto da parte delle istituzioni pubbliche.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sottolinea l’importanza cruciale del digitale per il futuro del paese, puntando su investimenti significativi in questo settore. Ma quali sono le sfide che attendono l’Italia nel decennio digitale europeo?

Il Codice dell’Amministrazione Digitale e la cittadinanza digitale

Il nostro Codice dell’Amministrazione Digitale (D. Lgs 82/2005) sancisce che: “Chiunque ha diritto di usare in modo accessibile ed efficace le soluzioni e gli strumenti digitali nei rapporti con la Pubblica Amministrazione”.

Più in generale tutta la sezione II del CAD, intitolata Carta della cittadinanza digitale, prevede una nuova serie di diritti per il cittadino che hanno come scopo la semplificazione dei rapporti fra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione tramite le tecnologie digitali, garantendo a tutti l’accesso ai servizi offerti in rete.

Al di la delle dichiarazioni di principio è però necessario interrogarsi come rendere concreti questi diritti e quali siano gli strumenti per attuarli.

I diritti di cittadinanza digitale

I diritti di cittadinanza digitale risultano effettivamente esercitabili quando chiunque può:

  • accedere in maniera semplice, sicura e veloce ai servizi online della Pubblica Amministrazione (diritto all’uso delle tecnologie, Identità digitale, accessibilità di siti web e applicazioni mobili);
  • acquisire rapidamente informazioni affidabili e/o esprimere chiaramente la propria esigenza, instaurando una comunicazione rapida e con pieno valore giuridico con la pubblica amministrazione alla quale ci si rivolge per un procedimento o un servizio (istanze telematiche, comunicazioni elettroniche, domicilio digitale);
  • beneficiare di modalità di pagamento digitali che assicurino maggiore trasparenza e sicurezza (pagamenti con modalità informatiche)[1].

Il PNRR e la cittadinanza digitale

Strategici, pertanto, risultano essere alcuni strumenti senza i quali l’esercizio della cittadinanza digitale è destinata a rimanere lettera morta:

  • l’identità digitale (attestata tramite SPID e CIE),
  • il domicilio digitale (corrispondente alla PEC fatte salve le disposizioni comunitarie relative al servizio elettronico di recapito certificato qualificato)
  • i pagamenti online trasparenti (PagoPA).

Gli investimenti PNRR per i servizi e la cittadinanza digitale

Ingenti su questo fronte gli investimenti messi a disposizione tramite il PNRR per i servizi digitali e la cittadinanza digitale nell’ambito della Missione “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, Componente Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA”: si tratta di 2,01 miliardi di euro.

Scopo primario della missione è la riduzione del divario di cittadinanza tra soggetti, sopratutto quelli più svantaggiati perché o non raggiunti dalla tecnologia a causa del digital divide infrastrutturale o perché privi delle necessarie competenze per accedervi.

L’obiettivo di questo investimento è sviluppare un’offerta integrata e armonizzata di servizi digitali che siano all’avanguardia e orientati al cittadino, garantire la loro adozione diffusa tra le amministrazioni centrali e locali e migliorare l’esperienza degli utenti.

Il miglioramento dei servizi digitali offerti ai cittadini per il tramite dei siti istituzionali viene perseguito attraverso una profonda trasformazione degli elementi “di base” dell’architettura digitale della Pubblica Amministrazione, tra cui le infrastrutture cloud e l’interoperabilità dei dati.

L’importanza di ripensare approccio e modalità di interazione tra cittadino e PA

Non è pertanto sufficiente un mero “restiling” grafico dei siti web della pubblica amministrazione, ma vanno completamente ripensati l’approccio e le modalità di interazione tra cittadino e amministrazione coordinando tra loro l’identità digitale (per identificarsi in maniera sicura e accedere a tutti i servizi digitali pubblici italiani), gli strumenti di sottoscrizione elettronica (al fine di poter presentare istanze e dichiarazioni per via telematica considerate valide dalle amministrazioni riceventi ed equivalenti a quelle sottoscritte con firma autografa apposta innanzi all’addetto al procedimento), il domicilio digitale e la posta elettronica certificata (per facilitare le comunicazioni elettroniche) e i mezzi di pagamento elettronici come PagoPA.

Da questo punto di vista per una amministrazione locale risulta fondamentale l’accesso coordinato alle diverse misure previste dal PNRR (come la migrazione in cloud dei propri applicativi, la partecipazione alla Piattaforma Digitale Nazionale Dati o i pagamenti elettronici) al fine di offrire ai cittadini dei servizi realmente innovativi che possano basarsi sul principio dell’once only e consentano all’amministrazione stessa un’azione efficiente ed efficace perché basata su dati verificati e provenienti da altre articolazioni pubbliche.

Decennio digitale europeo: obiettivi per il 2030

Prima ancora di lanciare il Next generation UE, la Commissione Europea è stata decisa nel fare del decennio in corso il “decennio digitale” europeo ed ha inaugurato un ambizioso programma che fissa traguardi e obiettivi concreti per gli Stati membri, da raggiungere entro il 2030, in 4 macro-aree:

  • Competenze
  • Infrastrutture digitali sicure e sostenibili
  • Trasformazione digitale delle imprese
  • Digitalizzazione dei servizi pubblici

allo scopo dichiarato di rafforzare la propria sovranità digitale e di fissare norme, anziché seguire quelle di altri paesi, incentrandosi chiaramente sui dati, la tecnologia e le infrastrutture.

I progressi digitali dell’Italia nel contesto Ue

Al fine di rendere misurabili i progressi fatti in campo digitale nei 4 assi individuati dal programma è stato elaborato l’indice DESI – Digital Economy and Society Index (l’Indice dell’economia e della società digitale) pubblicato annualmente dalla Commissione Europea.

Il rapporto comprende, oltre a un’analisi generale, i vari profili nazionali, per aiutare a individuare i settori prioritari di intervento per ogni Stato, stila una classifica degli Stati membri e ne analizza i progressi, tenendo conto del punto di partenza.

Nell’ultima pubblicazione disponibile relativa al 2022 l’Italia si posiziona al 18° posto e risulta particolarmente carente nel capitale umano e nei servizi pubblici digitali, meno critica la situazione relativa alla connettività e nell’integrazione delle tecnologie digitali.

Da questi dati risulta ancora più evidente come sia urgente il pieno utilizzo delle linee di finanziamento a disposizione per accrescere sia le competenze digitali dei cittadini sia il numero e l’efficienza dei servizi pubblici digitali, mancando altrimenti un’occasione irripetibile per lo sviluppo e l’ammodernamento del nostro paese.

Note

  1. Fonte “GUIDA DEI DIRITTI DI CITTADINANZA DIGITALI, D. Lgs. N. 82/2005, Art. 17, comma 1-quinquies pubblicata dall’AgID nel 2022 e consultabile all’indirizzo internet https://www.agid.gov.it/sites/default/files/repository_files/guida_riepilogo_diritti_cittadinanza_digitale_03-2022-acc.pdf

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