In Italia la gestione associata dei servizi comunali ha una storia più che decennale, costruita grazie a un’ininterrotta serie di finanziamenti pubblici che ne hanno promosso ed incentivato la diffusione. In particolare, a spingere verso la gestione associata dell’ICT, secondo i casi analizzati dall’ultima Ricerca dell’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano, sono stati principalmente i finanziamenti regionali o nazionali (come per esempio il bando CST/ALI, le Unioni di Comuni incentivate etc.) e la possibilità di condividere competenze tra Enti; solo minoritaria è la possibilità di razionalizzare la spesa e assolutamente marginale è la necessità di adeguarsi a un obbligo normativo. Dopo un primo periodo di sperimentazione, oggi la gestione associata dell’ICT è diventata un obbligo normativo per i cosiddetti piccoli Comuni (D.L. 6 luglio 2012, n. 95, meglio noto come Spending Review). Ad oggi diverse sono le esperienze avviate con lo scopo di gestire in forma associata i servizi ICT. Nella maggior parte dei casi si tratta di realtà nate dalla libera iniziativa di Comuni e Province, che hanno saputo intravederne i benefici, spesso sostenuti dalle Regioni, che giocano un ruolo cruciale nel percorso verso l’associazionismo.
La storia racconta che la gestione associata dei servizi ICT comporta importanti investimenti e impatti sulla organizzazione di un ente. E’ quindi fondamentale chiedersi, ma quali sono le dimensioni di spesa su cui risulta maggiormente conveniente intervenire mettendo in atto una logica associata di gestione ed erogazione dei servizi ICT?
I principali ambiti di intervento sono riconducibili, in prima battuta, alle seguenti categorie:
· Acquisizione e manutenzione di sistemi informativi gestionali di back office
· Acquisizione e manutenzione di software di front office (sito web, servizi online, ecc..)
· Servizi di supporto ed assistenza agli utenti interni
· Servizi di connettività e gestione della rete
Ciò che emerge è che il valore derivante dalla gestione associata di tali servizi non è solo una maggiore efficienza e una riduzione dei costi: un assetto “associato” permette di sfruttare infatti non solo la presenza di un unico soggetto gestore della spesa, ma abilita soprattutto l’affermazione progressiva di centri di competenza e assistenza, punti di riferimento per i propri (cli)enti associati nel far fronte alle continue evoluzioni (normative e non) ed in grado di gestire in modo maggiormente qualificato il sistema dei fornitori.
Il piano di razionalizzazione dei CED promosso dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), che mira a una riduzione, mediante aggregazione, della spesa pubblica in materia ICT, è indubbiamente il segnale concreto di un forte orientamento in tale direzione. Già oggi, partendo dalla necessità di dover implementare e gestire i nuovi servizi di eGovernment, le forme associate, che sono riuscite a superare la fase di start up, si stanno gradualmente evolvendo sino ad arrivare, in alcuni casi, a sostituire completamente le unità organizzative deputate alla gestione ICT dei singoli Comuni. In questo quadro, risulterà tuttavia particolarmente importante gestire con equilibrio politiche di accentramento: non va dimenticato che una fetta rilevante di servizi deve e dovrà essere necessariamente fornita ancora in loco, presso l’ente che ne richiede l’erogazione, poiché rivolta in primis ad operatori e funzionari interni alle amministrazioni, oltre che agli utenti finali rappresentati da cittadini ed imprese.
Ma un tema, in conclusione, riteniamo sia ora particolarmente urgente e cruciale: come definire le nuove strategie pubbliche locali? Quale il percorso progettuale per gli Enti che intraprendono, anche alla luce dei vincoli normativi, il percorso verso la gestione associata dei propri sistemi informativi? Quali standard è possibile assumere per l’erogazione dei diversi servizi? Occorre, in altri termini, una metrica condivisa di qualificazione dei livelli di servizio offerti da queste aggregazioni e di quantificazione e comparazione dei relativi costi, indispensabile per prendere le giuste decisioni di investimento e per valutare le performance di questo tipo di configurazioni nel tempo. Sarà questo, tra gli altri, uno dei temi caldi di approfondimento della prossima edizione della Ricerca dell’Osservatorio eGovernment.