La proposta

Come guidare l’innovazione digitale in Sanità

In un contesto che vede coinvolti tantissimi attori, a diversi livelli e con obiettivi e visioni diverse, l’esperienza dell’Osservatorio ICT in Sanità del Politecnico di Milano suggerisce di puntare ad una governance condivisa e multi-livello

Pubblicato il 30 Apr 2014

Marco Paparella

Partner Healthcare Innovation P4I

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Parlare di un unico Sistema Sanitario, in Italia, è quanto mai azzardato. Per sua stessa impostazione, infatti, quello italiano è un Sistema volutamente frammentato, diviso in 21 sistemi quante sono le Regioni/Province Autonome che compongono il nostro Paese. Sistemi Regionali/Provinciali estremamente diversi e disomogenei per quanto riguarda le dimensioni, l’organizzazione interna e la qualità stessa dell’assistenza così come viene percepita dai cittadini.

Anche per quanto concerne la spinta e l’attenzione all’innovazione ci troviamo davanti una situazione molto variegata. Esistono Regioni che hanno da tempo avviato politiche ed iniziative legate all’innovazione digitale, con Lombardia ed Emilia Romagna che rappresentano probabilmente gli esempi più virtuosi, mentre così non si può dire per molte altre. Basta guardare i risultati delle Ricerche dell’Osservatorio ICT in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, relativi al livello di spesa dedicata all’ICT da parte delle strutture sanitarie, per comprendere, ancora meglio, queste affermazioni: nel 2013 le strutture sanitarie del Nord Ovest e del Nord Est hanno speso per l’ICT rispettivamente circa 17 €/cittadino e 19 €/cittadino, contro gli 11 €/cittadino delle strutture del Centro e i soli 8 €/cittadino di quelle del Sud e delle Isole.

Ma come si può governare un sistema del genere? E come si può spingere l’innovazione in un contesto cosi frammentato?

I casi studiati dall’Osservatorio e l’esperienza sostenuta in numerosi progetti di affiancamento agli attori del Sistema suggeriscono un percorso a due livelli tra loro collegati:

1. Azioni di indirizzo e governance a livello centrale, condotte dal Ministero della Salute con la necessaria collaborazione dell’Agenzia per l’Italia Digitale, che deve essere in prospettiva il vero pivot dell’innovazione anche in questo settore. Tali azioni sono necessarie per definire piattaforme comuni e garantire omogeneità nello sviluppo di iniziative e progetti a livello locale. In questo quadro possono essere lette in modo positivo, anche se ancora non sufficiente, iniziative quali l’approvazione in Conferenza Stato-Regioni delle Linee Guida sulla Telemedicina (avvenuta a Febbraio), l’obiettivo di estendere a tutto il territorio nazionale le attività di dematerializzazione delle ricette mediche cartacee e l’emissione a fine marzo delle Linee Guida di indirizzo per la presentazione, da parte delle Regioni, dei singoli progetti per la realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), avvenuta in recepimento del D.L. n. 179/2012 e contenente una roadmap di adozione con tempistiche estremamente sfidanti finalizzate ad implementare FSE regionali interoperabili tra loro entro la fine del 2015.

2. Piani di innovazione specifici a livello di singole Regioni, in grado di tradurre gli indirizzi nazionali in azioni e progetti concreti e guidare lo sviluppo delle soluzioni nelle singole strutture sanitarie sul territorio. Per fare questo ogni Regione deve dotarsi di un piano strategico che definisca un percorso chiaro e sequenziale, che parta dall’assessment e dalla misurazione del livello attuale in cui la specifica Regione e le aziende sanitarie si trovano in termini di ICT, individui gli ambiti di innovazione da implementare, definisca una roadmap di adozione che tenga conto dei prerequisiti e delle interdipendenze nello sviluppo dei diversi ambiti stabilendo le corrette priorità e, infine, ricerchi le fonti di finanziamento necessarie per sostenere gli investimenti, attraverso un gusto mix tra le azioni di breve che possono garantire ritorni immediati e gli interventi di carattere infrastrutturale da sviluppare sul lungo periodo.

Solo attraverso questi due livelli di governance è possibile superare le criticità che da sempre attanagliano il nostro Sistema e fanno si che buoni propositi e piani di cambiamento finiscano con l’essere insabbiati in un’infruttuosa dialettica tra molteplici decisori con visioni, obiettivi, logiche di funzionamento e priorità diverse. I comportamenti dei diversi attori del Sistema non sono indipendenti, ma si influenzano reciprocamente, determinandone l’efficacia e l’efficienza complessiva ed è per questo che è necessaria, ora più che mai, una spinta forte verso una governance condivisa e multi-livello. Per fare in modo che, anche in Italia, il Sistema Salute possa fare quel salto di qualità che solo l’innovazione digitale può rendere possibile.

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