Pagamenti digitali

Come pagare in digitale, lo stato dei servizi: 2017 anno di svolta

Sono ancora pochi i servizi di pagamento digitale innovativi attivi nel nostro paese. Sta però per arrivare Apple Pay e a ruota anche i servizi simili offerti da Samsung e Google. Uno studio Polimi analizza la situazione

Pubblicato il 09 Mar 2017

Valeria Portale

Direttore dell’Osservatorio Innovative Payments e dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano

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Il 2016 è stato sicuramente un anno molto interessante sul fronte dei cosiddetti new digital payment, i pagamenti digitali innovativi, ma non siamo che all’inizio di una fase di crescita che, prima di diventare significativa, dovrà arricchirsi di alcuni fattori determinanti, tra i quali: una maggiore concorrenza tra gli attori internazionali che hanno contribuito alla crescita in altri importanti mercati e una maggiore ‘educazione’ dei consumatori ai nuovi strumenti di pagamento.

Per dare un ordine di grandezza e un metro di paragone, la componente new digital payment ha toccato nel 2016 un transato di 30,4 miliardi di euro, con una crescita del 46% sull’anno precedente. Sebbene la crescita sia stata importante,  si tratta ancora di una percentuale molto limitata – pari a circa il 16% – sul totale dei pagamenti digitali, pari nel 2016 a 190 miliardi.

Questo vuol dire che – come emerge dalla Ricerca “Il mobile payment & commerce alla conquista del mondo” realizzata dall’osservatorio Mobile Payment & Commerce dal Politecnico di Milano – nel 2016 ci sono stati segnali importanti e incoraggianti ma anche che c’è ancora molto lavoro da fare per il futuro.

Siamo infatti ancora nelle fasi iniziali di una crescita che pure si prevede importante: quello che fa ben sperare è che i new digital payment stanno crescendo a una velocità molto più rapida rispetto ai pagamenti ‘tradizionali’ con carta.

Le potenzialità ci sono, ma ci vorrà anche il tempo necessario per far sedimentare le novità, appena queste sbarcheranno anche sul nostro mercato. Basti pensare che i pagamenti con carte contactless – che rappresentano una componente importante dei new digital payment  – iniziano solo ora a fare vedere i primi valori di transato interessanti a 7 anni dal lancio.

C’è la potenzialità per fare molto di più sia nella componente contactless con carta ma soprattutto nella componente del Mobile Proximity Payment: quando veramente avremo le carte di pagamento direttamente nel cellulare allora ci potrà essere un cambiamento significativo di abitudini.

Al momento i servizi attivi in tal senso nel nostro paese – offerti prevalentemente da alcuni operatori italiani – sono pochi e i loro vantaggi non sono stati promossi in maniera adeguata. Ma le cose stanno per cambiare. Cresce l’attesa per l’arrivo dei servizi offerti dai principali attori internazionali e già attivi in diversi Paesi, dagli Stati Uniti alla Francia, dal Regno Unito alla Spagna e in diversi paesi asiatici.

Il primo ad arrivare – è notizia delle ultime ore – sarà Apple Pay, che a breve, stando a quanto comunica Apple sul suo sito, consentirà anche ai consumatori italiani di effettuare i loro pagamenti nei negozi avvicinando l’iPhone al Pos contactless. Il sistema potrà essere usato anche per i pagamenti in-app e via web e sarà supportato da Visa e Mastercard e dalle carte emesse da Unicredit, Carrefour Banca e Boon.

Il 2017 potrebbe insomma essere l’anno in cui anche nel nostro Paese arriverà  quella varietà dell’offerta che in alcune realtà è invece già elevata e ha contribuito alla diffusione dei servizi presso i consumatori. Oltre a Apple si attendono altri grandi nomi quali Samsung Pay o Android Pay.

Dovrebbe, insomma, partire anche da noi quella competizione che vedrà vincere chi saprà meglio rispondere alle esigenze dei consumatori italiani, finora abbastanza refrattari all’utilizzo dei sistemi di pagamento più innovativi. Non è, tuttavia, soltanto questa ‘resistenza’ ad aver ritardato lo sbarco nel nostro paese dei servizi già presenti in altre realtà. E’ un dato di fatto che tali servizi si stiano diffondendo in maniera più lenta rispetto ad altri servizi offerti sempre dalle stesse aziende perché spesso si scontrano con le difficoltà insite nel dover di volta in volta stipulare accordi col mondo bancario. Per fare un esempio, Apple ha attivato il suo Apple Pay soltanto in 13 Paesi in due anni: non la velocità a cui viaggiano di solito gli altri servizi (pensiamo, ad esempio,  ad iTunes).

Nonostante la reticenza degli italiani e la necessità di trovare accordi con le banche, il nostro paese presenta delle attrattività innegabili, legate soprattutto all’alta penetrazione dei dispositivi mobile e il 2017 potrebbe davvero essere l’anno della svolta. Non dimentichiamo però che come tutte le novità ci vorrà ancora del tempo prima di arrivare a numeri significativi. E questo perché bisogna ‘educare’ il consumatore a un cambio di mentalità negli acquisti. Saranno, probabilmente, gli utenti più smart, più tecnologici a innescare quel circolo virtuoso che trainerà il decollo dei nuovi servizi. Ma ci vorranno almeno 3-4  anni per arrivare a risultati significativi in termini di transato dei Mobile Proximity Payment.

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