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Commissione Ue, lo sviluppo del digitale passa dalla sovranità tecnologica: quali priorità

Nella nuova Commissione Europea il tema del digitale acquista un valore centrale, anche per la scelta della sovranità tecnologica europea, ma alcuni aspetti potrebbero avere un maggiore approfondimento, come i temi delle città e delle competenze digitali. Ecco alcune considerazioni e qualche spunto per il governo italiano

Pubblicato il 24 Set 2019

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European Innovation Scoreboard 2018

Cambia il governo del digitale nell’ambito della nuova Commissione Europea e il tema della sovranità digitale dell’Europa sembra per la prima volta al centro delle strategie per il futuro. Sviluppo promettente, ma bisogna al tempo stesso evidenziare che la Commissione – almeno a livello di definizione di compiti tra i commissari – pare trascurare aspetti importanti che sono strumenti necessari per raggiungere quello stesso obiettivo.

Competenze digitali in primis.

Le indicazioni strategiche

Le indicazioni strategiche della Presidente eletta Ursula von der Leyen sono chiare: “La digitalizzazione ha un enorme impatto sul nostro modo di vivere, lavorare e comunicare. In alcuni settori l’Europa deve recuperare — ad esempio nei rapporti commerciali tra imprese e consumatori — mentre in altri siamo all’avanguardia, ad esempio nel business-to-business. Dobbiamo far sì che il nostro mercato unico sia preparato per l’era digitale, sfruttando al meglio l’intelligenza artificiale e i big data e migliorando la cibersicurezza e dobbiamo impegnarci a fondo per la nostra sovranità tecnologica“.

Non ci si propone, in altri termini, soltanto di ottenere lo sviluppo europeo sfruttando l’opportunità del digitale e delle nuove tecnologie (o “tecnologie emergenti”), ma si vuole che questo sviluppo si inneschi nel solco del perseguimento della sovranità tecnologica europea, unico ambito in cui può costruirsi un circolo virtuoso che dalle università e dalla ricerca possa transitare fino al mercato.

La struttura di governance del digitale

La struttura della Commissione è stata pensata dalla Presidente in modo da poter lavorare in modo più efficace come squadra, così superando l’ostacolo primario della numerosità dei commissari (28).

Nella nuova commissione sono infatti previsti otto Vicepresidenti, tra i quali l’Alto rappresentante dell’Unione per la Politica estera e la politica di sicurezza. I Vicepresidenti sono responsabili delle principali priorità enunciate negli orientamenti politici, e guideranno le attività della commissione sulle questioni generali più importanti, come il Green Deal europeo, un’Europa pronta per l’era digitale, un’economia che lavora per le persone, la protezione dello stile di vita europeo, un’Europa più forte nel mondo e un nuovo slancio per la democrazia europea. I Commissari, al centro della struttura del nuovo collegio, gestiranno le competenze specialistiche fornite dalle direzioni generali.

Tre Vicepresidenti esecutivi avranno una doppia funzione: saranno nel contempo Commissari e Vicepresidenti responsabili di uno dei tre temi centrali dell’agenda della Presidente eletta. Una di questi è la vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager (Danimarca), che coordinerà l’intera agenda per “un’Europa pronta per l’era digitale” e sarà Commissaria per la Concorrenza, con il sostegno della direzione generale della Concorrenza. Il suo compito sarà quello di coordinare le iniziative sul digitale sia in termini di sviluppo industriale (in particolar modo per le PMI, la cui scarsa digitalizzazione è certamente uno dei risultati negativi dell’attuazione dell’Agenda Digitale europea) sia di normativa, dove l’obiettivo fissato è di definire un “Digital Services Act” dove inserire nuove norme adeguate alle evoluzioni delle piattaforme, dei servizi e dei prodotti digitali, ma anche di proporre una normativa omogenea europea per la tassazione di servizi e prodotti digitali. Il tema delle competenze digitali è stato invece inquadrato nell’ambito della missione “Proteggere il nostro stile di vita europeo“.

In particolare il lavoro di coordinamento sul digitale da parte della vicepresidente Vestager sarà

  • rispetto alle attività della commissaria per il “Mercato interno” Sylvie Goulard (Francia), in materia di politica industriale e promozione del mercato unico digitale. Tra i compiti assegnati a Sylvie Goulard nell’area “Digital economy and society” sono quelli di occuparsi della cybersecurity (anche in termini di mercato unico) e definire una unità dedicata, di  lavorare per migliorare la sovranità tecnologica europea sia investendo sulle nuove tecnologie sia definendo standard ad esempio in ambito 5G, di occuparsi del Digital Services Act e di collaborare a un nuovo “Digital Education Action Plan“. Nell’area “A future-ready European industry and single market” a Sylvie Goulard viene chiesto di guidare la definizione della strategia di lungo termine dello sviluppo industriale europeo, monitorando gli effettivi progressi anche a livello nazionale e regionale, oltre che di temi specifici come quello della proprietà intellettuale, in un contesto digitale e di concorrenza molto cambiato;
  • rispetto alle attività della commissaria a  “Innovazione e gioventù” Mariya Gabriel (Bulgaria), che nella precedente commissione era responsabile dell’area digitale, in materia di ricerca e innovazione. Tra i compiti assegnati a Mariya Gabriel la definizione di reti e di cooperazioni necessarie per un’area di ricerca europea, il sostegno alle innovazioni radicali perché possano passare dalla ricerca al mercato, il sostegno all’industria creativa. Tutto orientato a far sì che i giovani possano essere protagonisti del futuro europeo.

A Mariya Gabriel è assegnato anche il compito di guidare l’aggiornamento del “Digital Education Plan“, in modo da affrontare in modo globale il tema del gap di competenze digitali che in Europa rimane una delle principali emergenze per lo sviluppo sociale ed economico. Per questo piano, a cui collaborerà anche la commissaria Sylvie Goulard, è previsto il coordinamento e la supervisione del vicepresidente Margaritis Schinas (Grecia), a cui è assegnata la missione di “Proteggere il nostro stile di vita europeo” anche dal punto di vista dell’adeguatezza delle competenze della popolazione.

Saranno poi molto interessanti i contributi e le correlazioni di questi lavori sul digitale con la conferenza sul futuro dell’Europa di cui dovrà occuparsi la commissaria Dubravka Šuica.

Gli aspetti da migliorare

La scelta della governance sul digitale operata dalla Presidente ha lo scopo di rendere centrale la creazione delle condizioni per la “sovranità tecnologica europea“, facendo sì che tutti gli elementi delle politiche sul digitale (la digitalizzazione dei servizi, lo sviluppo industriale, le strategie di ricerca e innovazione, la normativa fiscale) fossero strettamente correlati con la politica sulla concorrenza, poiché la sovranità tecnologica (e di qui la leadership) si raggiunge anche salvaguardando investimenti e iniziative europee dallo strapotere delle multinazionali digitali, basate tutte in USA e in Asia. In questo senso le scelte sulla struttura  di governo indicano il digitale come priorità di base per la crescita economica europea.

Appaiono da approfondire invece alcune altre scelte, che possono rappresentare dei punti di debolezza dell’approccio al digitale:

  • il tema delle competenze digitali, che dovrebbe essere trattato nella sua interezza e complessità rispetto a tutte le sue articolazioni (competenze di base per tutti i cittadini, competenze per i lavoratori, competenze specialistiche, competenze per la leadership) viene di fatto affrontato in modo coerente dal punto di vista dei cittadini (è questo il senso di porre il Digital Education Plan sotto il coordinamento di Schinas), mentre sembrano non essere evidenziate le forti correlazioni tra questo tema e quello, ad esempio, dell’attuale immaturità digitale presente in ambito di PMI, di pubblica amministrazione o del fabbisogno insoddisfatto di specialisti ICT;
  • tutti gli indicatori sul digitale e sull’innovazione mostrano un forte ritardo nella digitalizzazione da parte delle pubbliche amministrazioni, anche legato a una significativa complessità burocratica, ma non si rilevano iniziative focalizzate alla comprensione e al superamento di questo problema;
  • altro aspetto persistente nelle rilevazioni del DESI (Digital Economy and Society) e dell’EIS (European Innovation Scoreboard) è l’elevata disomogeneità nelle performance tra i Paesi europei. Questo indica che la costruzione di una “Europa forte” passa anche attraverso la comprensione e il supporto a quei Paesi che stentano a definire e attuare politiche efficaci di trasformazione digitale. Così, negli ambiti dove sono presenti eccellenze e buone pratiche, sarebbe importante istituire degli organismi e delle task force per  favorire il trasferimento e la condivisione delle esperienze, attraverso supporti sistematici ai singoli Paesi, definendo una iniziativa ad hoc;
  • la dimensione delle città sembra essere considerata sostanzialmente come livello inferiore a quello regionale, e non come un contesto da affrontare in modo specifico considerando anche le dinamiche che hanno posto al centro dell’attenzione internazionale il tema della smart city. Sarebbe auspicabile la previsione di un’iniziativa di raccordo delle esperienze delle principali città europee.

Alcune considerazioni per il governo italiano

Dalla strutturazione e dalle scelte della nuova Commissione Europea possono venire delle indicazioni e degli spunti anche per il nuovo governo italiano. Provo a riassumerne alcuni:

  • è sempre più un fattore chiave affrontare in modo netto il tema della sovranità tecnologica europea, che deve essere favorita da ciascun Paese. Questo significa ad esempio porre attenzione, allo stesso tempo, a favorire (curando la filiera università-ricerca-mercato) lo sviluppo di competenze specialistiche ICT e di iniziative imprenditoriali dove le tecnologie innovative diventano centrali per i nuovi prodotti e i nuovi servizi, allineando i meccanismi di procurement da parte della pubblica amministrazione nell’ambito di politiche di spinta del riuso e dell’open source oltre che di attenzione alle start-up e alle PMI. Rendendo organico questo approccio anche con le strategie sull’intelligenza artificiale e sulle nuove tecnologie in generale;
  • le politiche sull’innovazione devono guardare in modo coerente e coordinato ai diversi contesti del mercato, della ricerca e del settore pubblico. Questo significa che è necessario sia chiaramente attribuito alla Ministra dell’Innovazione, ad esempio, il coordinamento sulle politiche industriali per il digitale e le nuove tecnologie portate avanti dal MISE, così come sul piano di ricerca e innovazione guidato dal MIUR. Con competenze assegnate chiaramente ai diversi ministri, ma con altrettanto chiara identificazione e assegnazione delle competenze di coordinamento alla Ministra dell’Innovazione, per scongiurare del tutto il rischio che il focus sia limitato all’innovazione della PA;
  • in un contesto sempre più complesso è fondamentale riuscire a operare attraverso programmi di ampio respiro a cui possono contribuire più attori. La Commissione ha impostato il suo funzionamento in questo senso. Sarebbe auspicabile che la stessa strada fosse seguita dal governo italiano con progetti-Paese, grandi programmi con un chiaro coordinamento ma anche chiare responsabilità dei diversi ministri. Penso, ad esempio, a un programma per le competenze digitali o a uno per lo sviluppo delle PMI, programmi sui quali incardinare le diverse iniziative governative, anche con un dialogo più efficace con le iniziative europee.

Sembra, questo, un contesto favorevole allo sfruttamento delle migliori opportunità di sviluppo sociale ed economico. L’auspicio è che questa volta il metodo di lavoro abbia la stessa attenzione rivolta di solito soltanto ai contenuti.

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