Dai dati Eurostat 2021 sull’utilizzo di Internet e sulle competenze digitali nei Paesi Europei (da poco pubblicati e che saranno da base per il rapporto DESI 2022) emerge per l’Italia una situazione di complessivo miglioramento, con incrementi generali del 10% dei valori nel biennio 2020-2021 e una riduzione del divario rispetto alla media UE. Inoltre, si rileva una percentuale di utenti Internet superiore all’80% della popolazione, ma con una maggioranza ancora senza competenze digitali di base (54%).
Sono dati da considerare positivamente rispetto all’impatto delle azioni avviate su questo fronte nell’ambito della strategia per le competenze digitali, e rese di maggior forza dalle misure di contenimento legate alla pandemia da Covid-19. Tuttavia sono dati ancora non soddisfacenti, che nel confronto europeo continuano a collocare l’Italia dietro i maggiori paesi dell’UE.
Il tema è quindi come accelerare sul percorso di recupero intrapreso e, per meglio comprendere come affrontare i nodi di base che ci impediscono un rapido recupero sulle competenze digitali, viene a supporto la recente pubblicazione del rapporto BES 2021 da parte di Istat, che fornisce importanti elementi di contesto, ad esempio sul livello di istruzione e sui divari territoriali.
I dati Eurostat 2021 per le competenze digitali in Italia
Una novità dei dati Eurostat del 2021 è la rivisitazione della metodologia per la rilevazione delle competenze digitali, adesso più organicamente basata sul framework DigComp (da poco in versione 2.2), con le sue cinque aree di competenza. Se questo comporta la non comparabilità con i dati 2019 (se non per un riferimento storico di posizionamento e dimensionale) d’altra parte ci consente delle analisi più accurate.
L’Italia è al 46% di popolazione con competenze digitali almeno di base, e una distanza di circa l’8% dalla media UE (nel 2019, la distanza dalla media UE era di oltre il 16%), in quartultima posizione. Se analizziamo però i dati su ciascuna delle cinque aree di competenza (ricordiamole: informazione e dati, comunicazione e collaborazione, creazione di contenuti digitali, sicurezza, problem solving) la percentuale della popolazione con competenze sulla specifica area almeno di base è, nel 2021, sempre superiore al 58% (creazione di contenuti digitali) con punte dell’88% (problem solving) e un buon 71% su informazione e dati, dove la distanza da un paese come la Francia è significativa (del 10%) ma nel 2019 sul dominio di competenza informativa la distanza era doppia.
Questi dati si inquadrano su una popolazione di utenti Internet che si amplia all’80%, come evidenziato, ancora sotto la media UE, con un utilizzo che ha dei progressi sostanziali soprattutto sul fronte degli acquisti on line (passando in due anni dal 49% al 61% della popolazione e quasi dimezzando la distanza, ancora notevole, dalla media UE), mentre sull’utilizzo dei servizi digitali pubblici il progresso nel biennio è rilevante (dal 29% al 41% della popolazione) ma in un contesto di incremento degli altri Paesi solo poco inferiore.
Tra gli utenti di Internet il servizio più praticato è la videochiamata (oltre l’82%) mentre l’Italia ha prestazioni oltre la media UE per la fruizione di corsi online e per la partecipazione a consultazioni online (il progresso fino al 13% la colloca davanti ai maggiori paesi UE).
Rispetto alla fascia 65-74 anni è da considerare che rimane consistente il ritardo della quota degli utenti Internet rispetto alla media UE, ma allo stesso tempo la loro competenza su aree come informazione e dati o comunicazione e collaborazione è elevata (con punte del 96%), in alcuni casi superando le prestazioni della fascia più giovane esaminata da Eurostat (16-24 anni), che invece prevale per la creazione dei contenuti digitali. Un dato che conduce a ritenere opportuni e urgenti interventi di potenziamento delle competenze digitali (ad esempio su informazioni e dati) anche nelle scuole e nella fascia giovanile, nell’ambito di un potenziamento più complessivo del sistema educativo.
Per il resto, non ci sono novità rilevanti sui diversi breakdown di questi indicatori, con i fattori età, istruzione, occupazione e, genericamente, di svantaggio, che sono la principale ragione della bassa percentuale, ma con un ritardo omogeneo rispetto agli altri Paesi europei anche dei segmenti che hanno prestazioni più elevate (alto livello di istruzione, giovane età, ..). Il problema della prestazione complessiva italiana appare, così, legata sia a una diffusa carenza di consapevolezza digitale che alla dimensione consistente della popolazione con fattori di svantaggio.
In questo senso, il divario digitale, inoltre, come sottolinea il rapporto BES 2021 “tende a sommarsi alle disuguaglianze socioculturali ed economiche e ad acutizzarle ulteriormente”.
Il rapporto BES 2021
Il recente rapporto BES 2021 presentato da Istat mette in luce come il fattore territoriale influisca anche sull’utilizzo di Internet, dove le prestazioni delle regioni del Sud si collocano tutte al di sotto di quelle del Nord, con un divario di oltre il 20% tra la provincia di Trento (migliore percentuale di utenti Internet) e il Molise (percentuale più bassa). E così avviene per la formazione dei lavoratori, per cui si rileva un incremento nazionale sostenuto soltanto dalle regioni del Nord-Centro e con un divario notevole rispetto a quelle del Sud.
Il fattore territoriale influenza anche la prestazione delle classi III della scuola superiore di primo grado sulla competenza numerica (dati Invalsi), con un divario elevatissimo tra l’oltre 72% degli studenti con competenza numerica adeguata della provincia di Trento e il quasi 37% della Calabria.
Come evidenzia il rapporto “il depauperamento delle competenze risulta ancora maggiore per gli studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado”, che già nel 2019 presentavano ampie quote di livelli inadeguati. Nel 2021 il 44% degli studenti non raggiunge un livello sufficiente nelle competenze alfabetiche (+9,3 punti percentuali rispetto al 2019) e il 51% non raggiunge livelli sufficienti in quelle numeriche (+9,2 punti percentuali rispetto al 2019).
In particolare, per quanto riguarda il livello di istruzione, la distanza con la UE rimane notevole. Come rileva il rapporto BES, nel 2021, in Italia, il 62,7% delle persone di 25-64 anni ha almeno il diploma superiore, oltre 16 punti percentuali in meno rispetto alla media europea. Tra le donne il 65,3% ha almeno un diploma superiore in Italia, mentre la quota europea raggiunge l’80%.
Tra gli uomini, invece, la quota di diplomati in Italia è del 60,1% mentre in UE raggiunge il 78,6%. Inoltre “nei primi tre trimestri del 2021 la distanza tra l’Italia e l’Europa rimane più ampia tra gli uomini, e contemporaneamente, in Italia si osserva un divario di genere particolarmente accentuato (5,2 punti percentuali di differenza rispetto a 1,5 punti percentuali della media Ue)”. Questi dati si associano a un rallentamento dei progressi che si erano registrati negli ultimi anni “Nel 2019, 2020 e nel 2021, inoltre in Italia, il costante, seppur lento, aumento della quota di laureati si è interrotto; la distanza dall’Europa è tornata ad aumentare soprattutto tra gli uomini”.
Altro dato evidenziato dal rapporto, “il livello di istruzione si associa significativamente con le differenze nella disponibilità e nell’accesso alle tecnologie e alle strumentazioni ICT. Nonostante l’incremento del lavoro da casa, il protrarsi della didattica a distanza, e l’intensificarsi dell’uso di internet a seguito delle restrizioni seguite all’epidemia da COVID-19, nel 2021 tre famiglie italiane su dieci non hanno ancora la disponibilità di un pc e di una connessione da casa”.
Dietro questo valore medio, tra l’altro, si evidenzia una forbice molto elevata (oltre 58 punti percentuali) tra le famiglie composte da soli anziani e quelle dove è presente almeno un minore (91,8%).
Il gap è ugualmente ampio tra le famiglie dove almeno un componente ha un’istruzione di livello universitario e quelle dove invece il titolo di studio più elevato è la licenza media inferiore, che peraltro sono in larghissima misura famiglie di soli adulti.
Le azioni per le competenze digitali in Italia
Negli ultimi anni l’Italia ha sviluppato delle iniziative di sistema sul fronte del digitale e anche in particolare delle competenze digitali, conseguendo anche dei primi risultati significativi, come testimoniano i dati Eurostat 2021. Nell’area delle competenze digitali il percorso è stato definito rispetto alla Strategia nazionale per le competenze digitali e al Piano operativo correlato, sviluppati nell’ambito di Repubblica Digitale. Strategia e piano rappresentano il luogo complessivo di integrazione, superamento della frammentazione e sinergia delle azioni nazionali nell’ambito delle competenze digitali.
Come riportato nel rapporto Desi 2021, il piano “catalizza gli sforzi in materia di competenze digitali in Italia introducendo nuove iniziative e rafforzando quelle in corso”. Il piano operativo, pubblicato a dicembre 2020 e attualmente in corso di aggiornamento, contiene molte azioni che hanno trovato successivamente collocazione nel Pnrr, spesso con rimodulazioni e rafforzamenti che consentiranno un’attuazione ancora più significativa della strategia. Le misure sulle competenze digitali che troviamo nel Pnrr, e che il rapporto Desi 2021 riporta nella quantificazione di 7 miliardi di euro, corrispondono quindi ad azioni già in gran parte presenti nel Piano operativo e che ne consentiranno un significativo rafforzamento per l’aggiornamento in corso, sempre nella logica attuata da Repubblica Digitale di connessione tra iniziative istituzionali, a tutti i livelli, della società civile e del settore privato, e rafforzamento dell’impatto complessivo, con un ruolo decisivo svolto dalla Coalizione nazionale.
Questo percorso punta a sviluppare un rafforzamento delle progettualità per azioni di sistema in grado di produrre rapidi e significativi impatti, con la consapevolezza che si tratta di cambiamenti culturali che fisiologicamente si consolidano nel tempo con interventi dalle radici profonde. Nel caso ad esempio del divario di genere nelle professioni ICT (è del 16% la presenza femminile), l’approccio attuato e necessario è di considerare nella sua ampiezza e complessità il sistema educativo, con azioni che in stretta correlazione attraversino e creino ponti tra i cicli dell’istruzione e della formazione superiore, per poi consolidarsi nel mondo del lavoro, con un accompagnamento a livello di comunicazione e di sensibilizzazione tale da favorire lo scardinamento di pregiudizi e modelli culturali che penalizzano la presenza femminile nel mondo Ict.
È necessario considerare centrali le competenze digitali, indispensabili nell’attuale dimensione “onlife”, per identificare i fronti del sistema educativo e del sistema sociale sui quali occorre agire per creare le condizioni favorevoli all’accelerazione, evitando il rischio di azioni puntuali ma non organiche. E questo è da perseguire sapendo che il depauperamento culturale, il differente sviluppo dell’azione territoriale, la dimensione significativa del fenomeno dei NEET, la carenza di diplomati e laureati sono, per citarne alcuni, tutti fattori di contesto che influenzano in modo significativo l’efficacia delle azioni volte a sviluppare una diffusa consapevolezza digitale e un’adeguata presenza di competenze specialistiche.
I prossimi passi da fare
Con la Strategia nazionale per le competenze digitali, il suo Piano operativo e con tutte le azioni che rientrano nell’iniziativa Repubblica Digitale si sono mossi i primi passi nel percorso di consolidamento e crescita delle competenze digitali in quest’ottica di sistema. Il percorso però è ancora lungo. E’ necessario pertanto che tutti gli attori già coinvolti e quelli che lo faranno prossimamente si impegnino per il raggiungimento, in maniera congiunta e organica, degli obiettivi sfidanti che è necessario che il nostro Paese raggiunga.