In un contesto di cambiamento che, a partire dagli ultimi decenni, ha visto la grande diffusione e pervasività dell’uso di Internet e l’urgenza sempre più pressante di acquisire e padroneggiare skills digitali, la Pubblica Amministrazione può e deve adeguarsi e porsi anzi come traino dell’innovazione.
La PA e il dato come veicolo di valore
Una PA digitalizzata coincide con un servizio “citizen-friendly” per il cittadino e un luogo di interazione fruttuosa per le imprese. Queste considerazioni sono particolarmente valide nell’era del GDPR che ha rivoluzionato la prospettiva normativa sul dato, identificandolo come veicolo di valore. Infatti, l’uso e gestione digitalizzati e razionalizzati del patrimonio informativo in possesso delle PA rappresentano un passo importante nella risoluzione delle criticità, un efficientamento del sistema a ogni livello e, non da ultimo, l’apertura di un significativo bacino di potenzialità. Tale sentiero di progresso può essere reso praticabile solo a condizione che il capitale umano occupato nella PA sia adeguatamente competente nell’utilizzo delle tecnologie e degli strumenti oggi disponibili e in fase di implementazione, oltreché pronto al continuo aggiornamento delle proprie capacità.
Conoscenze e abilità digitali del dipendente pubblico
È con questa consapevolezza che l’Ufficio Innovazione e Digitalizzazione del Dipartimento della Funzione Pubblica ha avviato un progetto di verifica delle competenze dei dipendenti pubblici presentato a Roma al Forum PA il 23 maggio scorso. Il Dipartimento ha infatti promosso la realizzazione di un Syllabus che descrive, categorizzandole, le conoscenze e abilità richieste al dipendente pubblico non professionista ICT. In questo senso, il Syllabus e lo strumento di assessment che sarà in seguito rilasciato a tutte le PA italiane, sarà utile per verificare in modo semplice e standardizzato la diffusione della cultura digitale ma soprattutto il livello di competenze del personale della PA. In questo modo, il Syllabus (che sarà messo in consultazione pubblica prossimamente) agevolerà l’identificazione di lacune e virtù e rappresenterà il punto di partenza per la realizzazione di percorsi formativi di adeguamento e aggiornamento.
L’importanza della formazione
La rilevanza di questo progetto, non solo per la PA bensì per il sistema-Paese in generale, è evidente anche in considerazione dell’enfasi attribuita dalla Dichiarazione di Tallinn di ottobre 2017 sull’e-Government sulle competenze digitali proprie della PA, che sono inoltre oggetto di un focus tra le proposte stilate lo scorso febbraio dallo Steering Board per l’e-Government Action Plan 2016-2020 dell’Unione Europea. Inoltre, secondo i dati OCSE sullo stato delle PA, l’Italia ha soltanto il 2% dipendenti pubblici sotto i 35 anni (il tasso più basso tra i Paesi membri, che hanno una media del 18%) e, di contro, il 45% sopra i 54 anni (la percentuale più alta a fronte di un 22% si media). Il turnover basso e il sostanziale blocco assunzionale rendono la formazione degli attuali dipendenti la via obbligata da percorrere per il rinnovamento. Il rafforzamento delle competenze digitali nella PA italiana è una tematica viva a tutti i livelli: non solo l’amministrazione centrale e europea mostrano l’intenzione di perseguire politiche top-down in questo senso, ma gli stessi Enti locali sentono l’urgenza di mezzi per migliorarsi in questa direzione.
La ricerca dell’Osservatorio eGovernment
Ciò emerge dalla ricerca dell’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano, condotta nella primavera 2018 a cui hanno partecipato 335 Comuni italiani, distribuiti lungo la penisola in modo omogeneo rispetto al totale e similmente coerenti all’universo di riferimento per quanto concerne le dimensioni. Agli Enti è stato chiesto di valutare il livello di competenza digitale dei dipendenti, di pronunciarsi sulle difficoltà reali e attese, sull’opportunità e inclinazione verso un’azione di verifica e formazione. Un primo dato immediatamente significativo che l’indagine restituisce è che il 67% dei Comuni ritiene le competenze dei propri dipendenti scarsamente adeguate rispetto a ciò che identificano come un giusto standard e nessuno (0%) le ritiene molto adeguate. Coerentemente, il 74% dei Comuni trova utile uno strumento di valutazione e monitoraggio delle competenze digitali, dato che raggiunge una media dell’88% tra i Comuni sopra i 15.000 abitanti (contro il 54% dei Comuni sotto i 1.000 abitanti).
Anche la formazione raccoglie grande interesse da parte dei Comuni, che ritengono l’individuazione di azioni formative specifiche per i diversi livelli dei dipendenti un’utile conseguenza di una valutazione delle competenze e utilizzerebbero i risultati della valutazione per diffondere cultura digitale all’interno dell’Ente e migliorare in generale le competenze dei dipendenti.
Alla domanda “Quanto ritenete prioritario nel prossimo biennio effettuare azioni formative per i dipendenti dell’Ente sui temi del digitale?”, dovendo rispondere su una scala di 4 gradi, il 42% dei Comuni ha dichiarato di assegnare massima priorità (4), percentuale che raggiunge il 75% nelle isole e una media del 65% nei Comuni sopra il 15.000 abitanti. Il dato aggregato dei Comuni che assegnano priorità alta (3) e massima (4) è del 76% e, anche in questo caso, le file dell’8% che non ritiene la formazione prioritaria sono nutrite dai Comuni di piccole e piccolissime dimensioni. La propensione a voler raggiungere tutti i dipendenti e migliorare il livello generale dell’Ente è confermata dal fatto che i rispondenti individuano come maggiore difficoltà relativa all’uso del digitale (58%) la sensibilizzazione sull’argomento e il coinvolgimento di tutto il personale dell’ente.
Risorse e tempo ostacolo alla formazione
Infine, la maggior parte dei Comuni ritiene la disponibilità di risorse materiali (47%) e l’impegno in termini di tempo di quelle umane (26%) potenziali ostacoli all’attivazione di percorsi di formazione. In questo senso, oltre alla possibile attivazione di azioni di supporto, una volontà politica forte può rappresentare il giusto impulso all’impegno degli enti, anche piccoli, a diventare i protagonisti del cambiamento sul territorio, a partire dal loro interno.