Osservatorio Polimi

Comuni poco digitali, dal Governo servono strumenti non solo soldi

Tanti nuovi fondi per digitalizzare Comuni. Tuttavia non è probabilmente sufficiente aumentare le risorse a loro disposizione, ma è necessario che abbiano gli strumenti per spenderle meglio. Ce lo dicono i dati del rapporto 2020 osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano

Pubblicato il 18 Dic 2020

Michele Benedetti

Direttore Osservatorio Digitale Politecnico di Milano

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In questi giorni sono stati messi a disposizione dal governo nuovi fondi ai Comuni per promuovere l’adesione alle piattaforme nazionali pagoPA, Spid e App IO.

Si tratta di circa 33 milioni di euro dal dipartimento Innovazione (ministra Paola Pisano) che si vanno a sommare ai 42 già stanziati dal dipartimento Funzione Pubblica per il rafforzamento della capacità amministrativa dei Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti. Si tratta di contributi significativi, se si tiene conto che la spesa in ICT dei comuni nel 2019 è stimata intorno ai 650 milioni di euro[1]. Innovativo anche il principio di legare l’erogazione ai risultati e non alla spesa contabilizzata.

Certo poi bisognerà ultimare la spesa dei fondi della programmazione europea 2014-2020 entro il 2023 (3,6 miliardi per il digitale in Italia, che ne ha spesi finora il 36,4%); e attrezzarsi all’utilizzo efficiente dei nuovi fondi Recovery Fund. 

Ultimo tassello, incombe su tutti gli enti, compresi i Comuni ora in ritardo, la data del 28 febbraio 2021, entro quando – secondo il decreto Semplificazioni- dovranno almeno aver cominciato il percorso di digitalizzazione dei loro servizi al pubblico.

Sarà tutto questo sufficiente per garantire un cambio di marcia alla diffusione delle piattaforme nazionali e, più in generale, al processo di trasformazione digitale dei Comuni?

Possiamo anticipare la risposta: no, per i piccoli Comuni, che avranno bisogno di strumenti e accompagnamento.

Ricerca 2020 Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano

Ma per avere qualche elemento utile per rispondere compiutamente a questa domanda vediamo i dati della ricerca condotta nell’ambito dell’edizione 2020 dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano presentato questa settimana.

Sulla base dei dati1 raccolti dalla Corte dei Conti relativamente a 7.153 comuni italiani (90% del totale), l’Osservatorio ha innanzitutto definito un indice di maturità digitale dei comuni.

Per fare ciò sono stati selezionati dieci servizi tra quelli inclusi nel questionario della Corte dei Conti. La Figura 1 riporta i dati sulla percentuale di comuni che hanno attivo il servizio in modalità digitale.

Figura 1. comuni italiani che erogavano servizi digitalmente a fine 2019

Rielaborazione Osservatorio Agenda Digitale su dati della Corte dei Conti

L’indice di maturità digitale è stato quindi calcolato sulla base della percentuale auto-dichiarata di utilizzo del canale digitale per ciascuno dei 10 servizi selezionati[2], permettendo di ripartire i comuni rispondenti in cinque categorie: no digital, beginner, moderate, believer e champion. Come illustra la Figura 2, sono circa 3.000 i no digital (pari al 42% del totale): comuni dove non sono attivi canali digitali per l’erogazione dei servizi o dove questi, quando attivi, non sono utilizzati dagli utenti. All’opposto si registrano 995 realtà virtuose, dove l’utilizzo dei servizi online è ormai consolidato: sono i champion, pari a circa il 13% dei comuni censiti.

Figura 2. Categorie di comuni secondo la maturità digitale

Rielaborazione Osservatorio Agenda Digitale su dati della Corte dei Conti

I dati della maturità digitale dei comuni sono stati incrociati con quelli relativi alla spesa annuale in digitale pro capite – sia quella effettiva, calcolata con riferimento al triennio 2016-2018, sia quella prevista dai comuni nel biennio 2019-2021[3]. Come illustrato in Figura 3, il livello di spesa sostenuto dai comuni per abitante varia sensibilmente a seconda della fascia dimensionale a cui appartengono. Nello stesso grafico è evidenziato anche l’andamento della maturità digitale media per fascia dimensionale.

I Comuni più piccoli, poco digitali, spendono molto di più

I comuni più piccoli, nonostante uno scarso livello di digitalizzazione, spendono relativamente molto di più dei comuni di maggiori dimensioni, i quali raggiungono anche livelli di maturità digitale più elevati.

Questo fattore è probabilmente dovuto alle economie di scala che i comuni di medio-grandi dimensioni riescono a sfruttare. Oltre un certo numero di abitanti, la spesa torna nuovamente ad aumentare, a fronte, si ipotizza, di una maggior complessità gestionale e organizzativa. In questi casi, tuttavia la maggiore strutturazione consente agli enti di ottenere anche i più elevati livelli di maturità digitale.

Figura 3. Distribuzione della spesa pro capite annuale in soluzioni digitali per densità abitativa a fine 2019

Rielaborazione Osservatorio Agenda Digitale su dati della Corte dei Conti

Da ultimo, è stato analizzato l’andamento della spesa in digitale per classe dimensionale degli enti che hanno un livello di digitalizzazione simile, riferendosi alle cinque categorie sopra menzionate. Come illustra la Figura 4, i comuni con meno di 2.000 abitanti (il 44% dei circa 8.000 comuni italiani), spendono in soluzioni digitali circa 14 euro ad abitante l’anno, indipendentemente dal loro livello di maturità digitale. Questi numeri indicano quindi che non è solo una questione di quanto la PA spende in digitale ma anche di come spende.

Figura 4. Relazione tra maturità digitale e spesa pro capite annua in digitale

Rielaborazione Osservatorio Agenda Digitale su dati della Corte dei Conti

La Figura 5 mostra un focus sulla relazione tra maturità digitale e spesa pro capite annua in digitale relativamente ai comuni tra 2.000 e 250.000 abitanti. Anche per i comuni tra i 2.000 e i 10.000 abitanti, la spesa risulta sostanzialmente indipendente dal livello di maturità digitale dell’ente. Al di sopra dei 10.000 abitanti, all’aumentare della dimensione dell’ente cresce lo sforzo economico necessario a crescere la sua maturità digitale, così che un comune al di sopra dei 60.000 abitanti molto digitalizzato, spende mediamente il 70% in più di un comune di dimensioni paragonabili poco digitalizzato.

Figura 5. Relazione tra maturità digitale e spesa pro capite in digitale (focus da 2.000 a 250.000 abitanti)

Rielaborazione Osservatorio Agenda Digitale su dati della Corte dei Conti

In conclusione

Tornando quindi alla domanda iniziale, questi dati evidenziano in modo abbastanza chiaro che, soprattutto per i comuni di più piccole dimensioni che sono anche i comuni che fanno più fatica a stare al passo con il processo di trasformazione digitale della PA italiana, non è probabilmente sufficiente aumentare le risorse a loro disposizione per investire in digitale ma è necessario assicurarsi che abbiano gli strumenti per spendere al meglio queste risorse.

In questo senso, è utile evidenziare come i 33 milioni di euro del Fondo Innovazione (più altri dieci già annunciati, per futuri bandi) saranno erogati ai Comuni in funzione dei risultati che riusciranno effettivamente a conseguire e non alla spesa rendicontata.

Questo rappresenta senz’altro un elemento innovativo che, se opportunamente sfruttato dai Comuni, potrà permettergli di responsabilizzare i fornitori sui risultati da conseguire.

NOTE

  1. Fonte Osservatorio Agenda Digitale 2020 su rielaborazione dai sullo stato di attuazione del Piano Triennale per l’Informatica 2017-2019 della Corte dei Conti
  2. Per maggiori informazioni sul calcolo dell’indice si consulti il report “Accelerare la trasformazione digitale degli Enti Locali” pubblicato sul sito www.osservatori.net
  3. La fonte dei dati rimane il referto della Corte dei Conti. I dati sono stati triangolati anche con quelli di SIOPE+ per il controllo della loro consistenza. È stata calcolata una spesa media su orizzonti temporali di tre anni per evitare eventuali distorsioni legate a investimenti in specifici anni.

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