È un’ottima notizia l’avvio, oggi, della Conferenza dei Responsabili per la transizione al digitale (RTD), inaugurata dalla ministra Bongiorno in Agid: una prima struttura permanente ad hoc per supportare e formare ai dirigenti pubblici al compito di digitalizzare i servizi PA a cittadini e imprese.
Finalmente si parla insomma di formazione. Si legge in una nota che la Conferenza nasce per supportare le amministrazioni nel percorso di trasformazione digitale, dando rilievo e corpo alla funzione dei RTD. E che “sebbene il Codice dell’amministrazione digitale obblighi le PA a nominare queste figure – che hanno un ruolo cruciale nel contribuire all’innovazione della macchina pubblica e del Paese – oltre il 74% delle PA non ha ancora comunicato sull’indice delle pubbliche amministrazioni il proprio responsabile” (mancano per altro importanti Regioni: Abruzzo, Calabria, Lombardia, Molise e Umbria).
Mi fa molto piacere che il ministro Bongiorno continui a seguire con determinazione le priorità che la commissione d’inchiesta (presieduta dallo stesso Coppola, Ndr.) sulla digitalizzazione della pa aveva dato nella scorsa legislatura. Ripartire dal lavoro fatto, anche se da forze politiche diverse, è segno di intelligenza e va riconosciuto.
Mi permetto di chiedere, però, uno scatto di maggiore coraggio: la formazione è solo una delle azioni da mettere in campo. In alcuni casi le professionalità necessarie non ci sono.
Il responsabile della transizione alla modalità digitale, RTD, è un ruolo chiave che ha bisogno di dirigenti apicali con competenze manageriali, tecniche e di informatica giuridica. Chiaramente con una preferenza sui profili manageriali-tecnici (possono essere anche profili tecnici – come gli RTD nominati nelle Regioni – purché dotati anche di competenze manageriali).
Se una PA ha tra i suoi dirigenti solo profili giuridici, magari con età avanzata, la formazione non basta.
La trasformazione digitale ha bisogno anche di nuove leve, anche e soprattutto nei ruoli apicali. Servono nuove assunzioni. Risorse aggiuntive. Non sono un costo, ma il miglior investimento: quello nel capitale umano rappresentato dai nostri giovani.