identità digitale

Convenzione aggregatori di servizi privati SPID e CIE, punti da chiarire perché il mercato decolli

Tre mesi sono passati dalla tanto attesa pubblicazione della convenzione per gli aggregatori di servizi privati di identità digitale, ma ora si attendono chiarimenti da Agid, necessari per partire davvero. Ecco perché

Pubblicato il 26 Lug 2022

Luca Bonuccelli

Regione Toscana

Gianluca Marcellino

Demand Officer, Comune di Milano

Eugenio Prosperetti

Avvocato esperto trasformazione digitale, docente informatica giuridica facoltà Giurisprudenza LUISS

Convenzione per gli aggregatori di servizi privati SPID cie identità digitale.

Ad aprile, dopo lunga attesa e molte richieste dal mercato, è arrivata dall’Agenzia per l’Italia Digitale l’emanazione della convenzione per gli aggregatori di servizi privati SPID e CIE.

Ad oggi nessun soggetto ha aderito alla convenzione e non è un caso.

Le aziende non sanno di preciso cosa fare a valle di questa convenzione, per poterla sfruttare.

SPID e CIE per imprese e professionisti, facciamo presto: l’appello

Ecco: la convenzione, pur utilissima e fondamentale per permettere alle imprese che vorranno di offrire ai propri clienti il servizio di aggregatore privato, necessita di alcuni chiarimenti senza i quali è difficile per un gestore di servizi digitali valutare se diventare aggregatore e con quale impegno economico e di risorse.

L’importanza della convenzione per gli aggregatori di servizi privati SPID e CIE

Ricordiamo di cosa stiamo parlando: un’impresa con competenze sulle identità digitali e capacità di realizzazione tecnologica ha bisogno di questa convenzione per offrire i propri servizi alle altre che vogliono usare SPID e CIE per permettere a cittadini e imprese, clienti e partner, di accedere ai loro servizi digitali.

Le aziende che vogliono usare queste identità, così diffuse e insieme tutelate e rispettose dei diritti dei cittadini, hanno necessità infatti di un mercato dove negoziare ed acquistare i servizi di esperti che possono aiutarli a farlo in modo più facile, rapido ed economico. La convenzione permette di creare proprio questo mercato.

Convenzione, i chiarimenti attesi

Cosa resta da chiarire, però?

Per esempio, e soprattutto:

  • Una azienda che già fornisce a dei clienti dei servizi informatici, e vuole offrire insieme anche il servizio di integrazione dell’accesso tramite SPID; può farlo? A quali condizioni?
  • la convenzione parla in più punti di “servizi qualificati”: si tratta dei servizi erogati dai “gestori di attributi qualificati”, altri operatori che potranno certificare digitalmente attributi particolari relativi al cittadino a ll’impresa, come l’abilitazione a svolgere certi ruoli
  • gli aggregatori possono fornire ai loro clienti, gli erogatori di servizi privati, il servizio di conservazione delle informazioni sull’uso di SPID che la convenzione impone a questi ultimi di offrire

Questi e altri punti sono probabilmente ben chiari per gli esperti del regolatore che hanno sviluppato la convenzione. In attesa di un chiarimento, chi volesse diventare aggregatore è sottoposto a forti incertezze su come dovrà fare per erogare i servizi, e soprattutto a chi e come potrà offrirli, in particolare integrati con altri servizi digitali come sarà utile ad aggregatori ed aggregati per ottenere il massimo risultato e beneficio per i propri clienti con il minimo sforzo.

Siamo certi che con questi chiarimenti, e con l’esperienza pratica delle prime imprese che hanno chiesto di stipulare la convenzione, sarà molto più chiaro a imprese clienti e fornitori di servizi digitali quali benefici attendersi dall’integrazione di SPID nei propri servizi.

Fatto sta che nei pochi mesi già trascorsi dalla pubblicazione della convenzione, diverse imprese che la aspettavano hanno avviato la procedura per stipularla. Quanto ci vorrà perché le prime vengano ammesse?

Alcune partecipano al gruppo di lavoro #ClubTI4SPID e avevano sottoscritto la lettera aperta con la quale sollecitavamo in particolare proprio questa convenzione. La loro esperienza ha già permesso ad AgID di migliorare ulteriormente la procedura, accelerandone l’iter.

Grazie anche a queste esperienze, e alle competenze interdisciplinari dei suoi membri, il gruppo ha prodotto un documento di proposte e richieste di chiarimento che siamo certi potrà facilitare l’adesione di altri aggregatori alla convenzione, e la comprensione di come diventare aggregatori di servizi privati.

Lo abbiamo proposto ad AgID, e attendiamo con piacere le loro indicazioni. Nell’attesa, lo stiamo condividendo con aspiranti aggregatori di servizi privati, i fornitori di servizi privati SPID e CIE e gli interessati che vorranno contattarci sul gruppo LinkedIn di Club TI Milano.

Siamo convinti che lo scambio di informazioni tra operatori dell’ecosistema potrà accelerare già l’offerta di servizi di aggregazione, che a loro volta accelereranno la diffusione di servizi pubblici e privati basati su queste identità digitali, e quindi il beneficio economico, operativo e di benessere per i cittadini italiani ed europei che usano le identità eIDAS.

La storia degli aggregatori di servizi: come siamo arrivati a questo punto

Per apprezzarne l’importanza, vale la pena di riassumere brevemente la storia degli aggregatori di servizi collegati all’identità digitale:

Spid diviene operativo il 15/03/2016 con i primi due i fornitori di servizi, INPS e Regione Toscana

A luglio 2016 (solo dopo 4 mesi!) Agid riconosce tramite un addendum alla convenzione SPID a Regione Toscana (e poi a molte altre regioni) il ruolo della prima versione di “aggregatore”. Nei mesi successivi saranno molte le Regioni e gli enti pubblici che ricopriranno tale ruolo.

Alcuni dei compiti allora assegnati a questi “aggregatori in nuce” erano i medesimi oggi assegnati agli aggregatori:

“ mettere a disposizione degli enti pubblici, territoriali e non, ed agli enti privati a controllo pubblico (di seguito Enti) presenti sul territorio regionale le infrastrutture, reti e sistemi (…) dell’adesione a SPID, nonché a tal fine a consentire l’integrazione nelle stesse reti dei sistemi, reti ed applicazioni di tutti gli enti pubblici predetti.”

-”raccogliere le adesioni al sistema SPID degli Enti collocati sul proprio territorio”

-“operare quale intermediario tecnologico tra AgID e gli Enti per l’adesione degli stessi al sistema SPID;”

Il modello degli aggregatori funziona ed è il modello adottato dalla maggioranza delle amministrazioni allora aderenti. Grazie al ruolo di un aggregatore l’integrazione diventa  diventa sostenibile, tanto che nel 2018 (a due anni dall’avvio di SPID) Agid formalizza il ruolo degli aggregatori per i servizi pubblici, permettendo questo ruolo sia a privati che a soggetti pubblici. Oggi gli aggregatori a cui un soggetto pubblico si può rivolgere sono circa 120.

Restavano fuori gli aggregatori di servizi privati, che avrebbero permesso anche alle imprese private fornitrici di servizi digitali di trovare sostenibile ll’adozione di SPID come strumento di riconoscimento – identificazione certa e autenticazione – nei propri servizi.

Con #ClubTI4SPID, il gruppo aperto interdisciplinare di esperti e cultori di identità digitali animato da Club TI Milano, avevamo identificato già nel 2020 perché gli aggregatori di servizi privati sono essenziali allo sviluppo di SPID e CIE.

Era necessaria la nuova convenzione, appunto.

Perché è così importante che un operatore privato possa  rivolgersi ad un aggregatore?

Per quasi tutte le imprese, grandi e piccole, conviene affidarsi a specialisti per alcuni servizi anche essenziali, dalla logistica, alla manutenzione, alla gestione di paghe e contributi. Questo vale in particolare per numerosi servizi informatici e digitali, per i quali aziende anche molto diverse per dimensioni e complessità trovano un mercato di soluzioni e di servizi da acquistare. Fu proprio questo a rendere accessibili a tutti, ed utili a tutti, tante tecnologie prima riservate a pochissimi, giganteschi operatori pubblici e privati di ciascun mercato.

L’integrazione dei propri canali digitali con servizi di identificazione e autenticazione degli utenti è già da tempo un mercato di questo tipo, almeno da quando nacquero il digital marketing e prima ancora il commercio elettronico. Tuttavia le soluzioni offerte in questo mercato sono diverse dalle identità digitali nazionali – e quasi sempre meno tutelate e rispettose della privacy.

La convenienza ad acquistare il servizio chiavi in mano, o un progetto per allestire l’integrazione e permettere all’organizzazione di gestirla in proprio, vale in tutti questi ambiti e quindi anche per l’integrazione delle identità digitali nazionali nei servizi digitali di ciascuna organizzazione: sia nei servizi digitali già esistenti, dove oggi le imprese usano sistemi di mercato a pagamento o quelli “gratuiti” dei grandi operatori di piattaforme online per i consumatori, e soprattutto nei molti altri servizi digitali che avrà senso lanciare proprio grazie all’esistenza di un ecosistema di consumatori e imprese che usano le identità digitali nazionali.

Uno specialista di questi servizi, svolgendo anche il ruolo di aggregatore, potrà supportare i propri clienti assumendo su di sé tutta la  complessità tecnologica e amministrativa per l’adesione ai circuiti di identità digitale nazionali. L’azienda cliente di questo specialista diventerà quindi un fornitore di servizi privati SPID o CIE con un impegno minore, e più semplice da programmare e gestire.

Inoltre,  nella logica di mercato, l’aggregatore può offrire, e il fornitore di servizi privati richiedere, una combinazione di servizi all’interno della quale l’integrazione di SPID e CIE è solo un componente, magari secondario. Questo aumenta per entrambi la flessibilità progettuale ed economica, e permette di valorizzare rapporti di fiducia ed esperienze reciproche precedenti, estendendoli allo specifico ambito dell’identificazione certa e autenticazione con le identità digitali nazionali.

In questo modo l’autenticazione tramite SPID (e in futuro CIE) entrerrà naturalmente e in modo organico nel mercato, più ampio, dei servizi digitali orientati all’end user delle imprese. Come conseguenza diretta si avrà la possibilità di negoziare tra cliente e aggregatore anche il costo di autenticazione con l’identità digitale che risulterà collegato al più ampio servizio offerto e ai risultati effettivi che si ottengono a partire dall’intera offerta e non limitatamente alla sola autenticazione. Questo aiuterà a superare la difficoltà di attribuire un valore e un prezzo a questo specifico servizio di autenticazione.

Come accelerare e facilitare la diffusione degli aggregatori di servizi privati

E adesso aspettiamo i chiarimenti di cui sopra.

Lo abbiamo proposto ad AgID, e attendiamo con piacere le loro indicazioni. Nell’attesa, lo stiamo condividendo con aspiranti aggregatori di servizi privati, i fornitori di servizi privati SPID e CIE e gli interessati che vorranno contattarci sul gruppo LinkedIn di Club TI Milano.

Siamo convinti che lo scambio di informazioni tra operatori dell’ecosistema potrà accelerare già l’offerta di servizi di aggregazione, che a loro volta accelereranno la diffusione di servizi pubblici e privati basati su queste identità digitali, e quindi il beneficio economico, operativo e di benessere per i cittadini italiani ed europei che usano le identità eIDAS.

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