Con l’accesso libero a ChatGPT, tra i tool più famosi del momento, le perplessità sulle implicazioni etiche e soprattutto le implicazioni occupazionali dell’intelligenza artificiale, si sono fatte sempre più consistenti.
Le capacità di ChatGPT sono quelle che hanno aperto il dibattito sull’AI e hanno generato una prima fase di preoccupazione che ha portato l’opinione pubblica a porsi la domanda: l’intelligenza artificiale ci toglierà il lavoro?
La curiosità è che probabilmente la domanda da fare è un’altra, più profonda, non così facile da risolvere con un aggiornamento delle competenze tecniche: l’intelligenza artificiale ci “ruberà” il pensiero?
Per arrivare a dare una prima risposta a questa domanda, è però più utile capire che cosa può fare l’intelligenza artificiale ad oggi e cosa potrà fare in futuro, in particolare nel campo della pubblica amministrazione.
Cosa può fare la pubblica amministrazione con l’AI
Sei sono i punti chiave su cui la PA può e potrà sfruttare l’AI:
- Velocizzare l’elaborazione dei dati
- Automatizzare azioni ripetitive
- Ridurre i tempi di attesa e di risposta
- Fare una manutenzione predittiva
- Migliorare i processi di comunicazione interna ed esterna
- Personalizzare i servizi e generare maggior fidelizzazione
Velocizzare l’elaborazione dei dati
Partiamo dalla prima, che cosa vuol dire velocizzare l’elaborazione dei dati? Pensiamo ad una pubblica amministrazione che opera nel servizio diretto al cittadino (es. un ente locale o un’azienda sanitaria). Con l’AI l’acquisizione dei dati come quelli anagrafici, l’elaborazione e l’incrocio tra questi in un archivio digitale, potrebbero diventare azioni molto più rapide ed efficaci, permettendo ai funzionari di investire il tempo sull’aumento della qualità del servizio stesso.
Automatizzare azioni ripetitive e ridurre i tempi di attesa/risposta
Questa funzione, invece, è quella che può consentire alla pubblica amministrazione di velocizzare azioni ripetitive come la risposta a domande sempre uguali. Affidare questo compito ad un assistente virtuale disponibile 24h su 24h, integrato nel sito web del nostro comune o della nostra azienda sanitaria, è ciò che consentirebbe di alleggerire il carico di richieste presentate allo sportello fisico e di generare maggior efficienza da parte dell’ente. La stessa funzione potrebbe essere sfruttata da un Ministero o dal Parlamento per agevolare la consultazione degli atti.
Chiaramente questo non vuol dire far perdere il lavoro a chi ad oggi è dietro lo sportello fisico o negli uffici, ma al contrario investire il tempo dei funzionari, ad esempio, per integrare e aggiornare il database di dati dell’assistente virtuale. Un compito che richiede il lavoro di selezione e semplificazione di chi lavora all’interno degli enti.
Fare una manutenzione predittiva
L’intelligenza artificiale, inoltre, può aiutarci nella manutenzione predittiva, ovvero quella manutenzione che ci consente di prevenire gli errori di sistema e aumentare le prestazioni dei nostri dispositivi.
Migliorare i processi di comunicazione interna/esterna
Ottimizzazione dei piani di lavoro e analisi del sentiment di chi lavora all’interno delle PA sono, invece, le funzioni da implementare attraverso l’intelligenza artificiale. Funzioni che porterebbero ad un efficientamento della comunicazione interna, fondamentale per migliorare anche la comunicazione esterna.
Personalizzazione del servizio e fidelizzazione
Infine, l’AI può aiutare la PA a personalizzare in modo significativo il servizio che offre. Non solo un servizio basato sulla risposta, ma anche sull’usabilità e l’accessibilità dei siti web e la creazione di contenuti di valore per il pubblico di riferimento. Un obiettivo che presuppone un ascolto dell’esigenze del target e la generazione di servizi/contenuti sempre meno vetrina. Per arrivare a costruire una nuova fiducia tra PA e cittadini, tra PA e altri stakeholders.
ChatGPT per la PA: funzionalità e prompt
Mentre costruiamo il futuro della PA anche attraverso l’AI, è importante iniziare a prendere confidenza con gli strumenti, sfruttare le potenzialità e studiarle per formare competenze tecniche. Tra questi ChatGPT che potremmo riconoscere nel caro compagno di banco a cui chiedere informazioni nei momenti di difficoltà. Informazioni che devono però poi essere personalizzate, modificate, aggiustate.
Per utilizzare ChatGPT, il primo dilemma che ci si pone davanti è capire come interrogare il modello. Perché può essere un valido compagno di banco, ma se non sappiamo che cosa chiedergli, ma soprattutto come chiederglielo, sicuramente non riuscirà a fornirci risposte utili. Non saper interrogare ChatGPT equivale, infatti, a chiedere al compagno di banco informazioni di matematica quando abbiamo davanti un compito di storia; o chiedergli di risolvere tutto il compito senza fornirgli informazioni precise sui quesiti che abbiamo di fronte.
Come interrogare, dunque, il nostro compagno di banco ChatGPT? Ecco alcune cose da tenere in considerazione:
- Non può leggere la tua mente > usa prompt specifici
- Se i risultati sono troppo lunghi > chiedi risposte brevi
- Se i risultati sono troppo semplici > chiedi di fornire risposte da esperto
- Se non ti piace il formato > chiedi il formato che vorresti vedere
Tre prompt base che possiamo chiedere a ChatGPT
Possiamo utilizzare ChatGPT per creare contenuti.
Creare contenuti
In questo caso nel prompt dobbiamo inserire:
- Il contesto (ovvero dirgli a nome di chi vogliamo scrivere il contenuto. Es. Un comune)
- L’obiettivo (cosa devo comunicare?)
- Il target (a chi mi sto rivolgendo?)
- Il formato (è un testo? un carosello? un copy social?)
- L’editing (che lunghezza deve avere il mio testo? deve esser diviso in punti?)
- Il tono (colloquiale? Istituzionale? Divulgativo?)
- La fonte (possiamo fornire a ChatGPT la fonte da cui prendere le notizie)
Aiutare nella formazione
Possiamo chiedere a ChatGPT di essere il nostro supporto per la formazione, per renderla più rapida e immediata. Riuscire a ritagliarci anche quella mezz’ora al giorno per aggiornare le nostre competenze è diventato sempre più difficile, ma possiamo chiedere a ChatGPT di agevolarci il lavoro ed essere il nostro buddy. Vediamo come.
Nei prompt possiamo chiedergli di:
- Leggere per noi due articoli (inserendo le fonti con i link)
- Semplificarli nel testo e riassumerli per punti elenco
- Individuare i punti chiave
- Dirci quale fonte è la migliore per approfondire l’argomento
- Farci delle domande sull’argomento per vedere se abbiamo compreso
- Costruire un piano di studi sul tema per aggiornare le competenze nel tempo
Aiutare a raggiungere un obiettivo
Infine, ChatGPT può aiutarci a raggiungere un obiettivo come l’acquisizione del certificato di nascita dal nostro comune. In questo caso nel prompt deve essere specificato:
- L’obiettivo (ovvero cosa vogliamo ottenere)
- Da chi o da cosa (es. Il nostro comune)
- In quanti passaggi (es. spiegami la procedura in 5 passaggi)
- La fonte (dove potere approfondire la procedura)
Questo ultimo prompt potrebbe essere davvero rivoluzionario per i servizi della pubblica amministrazione. Integrando l’AI generativa al citizen care, la PA potrebbe fare quel salto di qualità e avvicinarsi ancor di più ai cittadini e più in generale al suo pubblico di riferimento.
L’AI ci ruberà il pensiero?
Per fornire una prima risposta al quesito iniziale, tutti questi esempi ci permettono di capire, in conclusione, come ChatGPT e più in generale l’intelligenza artificiale siano dei validi strumenti per agevolare la nostra quotidianità.
Questo se impariamo però a conoscerli e a non sfruttarli solo per dei semplici copia/incolla.
Ciò che è importante fare è, infatti, iniziare a considerare l’AI come una valida alleata, tenendo a mente che l’approfondimento, il confronto, lo studio sono gli elementi che ci permetteranno di continuare ad alimentare il nostro pensiero critico in stretta correlazione con la nostra profonda capacità di linguaggio.