i principi per gli Stati

Criptovalute delle banche centrali, ecco la risposta del G7 alla Cina

Mentre la Cina si appresta a lanciare l’eYuan, il G7 individua una serie di principi di politica legislativa che le autorità e le nazioni dovrebbero seguire nell’implementazione di valute digitali delle banche centrali (CBDC). Un buon punto di partenza ma non mancano le contraddizioni e i rischi

Pubblicato il 15 Ott 2021

Massimiliano Nicotra

avvocato Senior Partner Qubit Law Firm

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La recente riunione del 13 ottobre del G7 si è conclusa anche con una presa di posizione su un tema che, negli anni a venire, diverrà sempre più centrale nel mondo della tecnologia, quello delle Central Bank Digital Currencies (CBDC), per le quali l’Europa ha già pubblicato una bozza di regolamentazione (nel Digital Finance Package del settembre 2020) attraverso la proposta di regolamento MiCA mentre la Cina si appresta a lanciare il Digital Yuan, battendo sul tempo tutte le altre banche centrali.

E proprio la presa di posizione del G7 sul tema, che prende le mosse dai report precedenti della Banca dei Regolamenti Internazionali e dalle stesse comunicazioni del G7, sembra voler essere una risposta più concreta alla corsa cinese, dato che vengono individuati una serie di principi di politica legislativa che le autorità e le nazioni dovrebbero seguire nell’implementazione di tale strumento.

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I 13 principi di politica legislativa

Il documento scaturito dall’incontro individua 13 principi, suddivisi in 8 “Questioni Fondamentali” e 5 “Opportunità” di cui le autorità e i governi nazionali devono tener conto nel momento in cui decidono di emettere moneta digitale.

Prima di esaminare nel dettaglio tali principi è però necessario risolvere una questione definitoria: le CBDC non sono “moneta elettronica” nel già senso definito dalla normativa attuale, ma costituiscono uno strumento nuovo emesso da una banca centrale che può essere trasferito come mezzo di pagamento o detenuto come riserva di valore. Si tratta di una moneta “nativamente” digitale, denominata nell’unità di conto nazionale (ad es. Euro, Dollari, etc.) e distinta dalle riserve elettroniche (a cui non possono accedere i singoli) e dal denaro fisico. In tal senso una CBDC essendo emessa dalla Banca Centrale può essere utilizzata sia come mezzo di pagamento liquido e sicuro sia come strumento su cui ancorare sistemi di pagamento.

In sintesi, una CBDC è vero e proprio denaro, che può essere utilizzato in forma alternativa al contante, e che ha la caratteristica di essere integralmente gestito (dall’emissione allo scambio) in maniera digitale.

Il G7, prima ancora di individuare una specifica tecnologia da utilizzare per la gestione della moneta digitale, si preoccupa di fissare criteri e principi comuni che dovrebbero essere seguiti nel momento in cui un Paese, o una Banca Centrale di un insieme di Paesi (come la BCE) intenda avvalersi di tale strumento.

Vediamo nel dettaglio tali principi.

Stabilità monetaria

L’implementazione di una CBDC dovrebbe essere rispettosa delle politiche pubbliche, non impendendo alla Banca Centrale di svolgere le sue funzioni e non mettere in pericolo la stabilità monetaria e finanziaria.

Framework legale e di governance

L’implementazione di una CBDC dovrebbe tenere in considerazione le indicazioni del G7 per il Sistema Monetario e Finanziario Internazionale, in osservanza del primato della legge, della governance economica e della dovuta trasparenza.

Data privacy

Nell’adozione di una moneta digitale dovrebbero essere osservati rigorosi standard in termini di privacy, accountability per la protezione dei dati personali degli utenti, trasparenza sulle modalità con cui le informazioni sono tutelate ed utilizzate, questo per assicurare la fiducia e confidenza nel sistema. La legge in ogni giurisdizione dovrebbe disciplinare tali aspetti.

Resilienza operativa e cybersecurity

Ogni sistema di moneta digitale dovrebbe essere sicuro e resilienti verso i rischi cyber, di frode ed operativi.

Concorrenza

Le CBDC dovrebbero coesistere con altri strumenti di pagamento ed operare in un ambiente aperto, sicuro, resiliente, trasparente e competitivo, promuovendo la scelta e la diversità delle opzioni di pagamento.

Finanza illecita

Ogni sistema di moneta digitale deve integrare la necessità di pagamenti più veloci, sicuri ed economici con l’impegno a mitigare il loro utilizzo per utilizzi illeciti.

Spillovers

Le CBDC devono essere implementate cercando di evitare rischi per il sistema monetario e finanziario internazionale, inclusa la sovranità monetaria e la stabilità finanziaria di altri Paesi.

Energia e ambiente

Il consumo di energia per l’utilizzo di ogni infrastruttura di moneta digitale dovrebbe essere il più efficiente possibile, sl fine di supportare gli obiettivi condivisi dalla comunità internazionale di passare ad un’economia a “zero emissioni”.

Economia digitale ed innovazione

Le monete digitali dovrebbero supportare e catalizzare l’innovazione nell’economia digitale assicurando l’interoperabilità con le soluzioni di pagamento esistenti e future.

Inclusione finanziaria

Le Autorità dovrebbe considerare il ruolo delle CBDC nel contribuire all’inclusione finanziaria. Le monete digitali non dovrebbero impedire, ma ove possibile stimolare, l’accesso ai servizi di pagamento per coloro che sono esclusi o non pienamente inclusi nell’attuale sistema finanziario, fungendo da complemento all’importante ruolo che continuerà ad essere svolto dal contante.

Pagamenti dal e verso il settore pubblico

Ogni moneta digitale quando utilizzata per supportare i pagamenti tra le autorità pubbliche e gli utenti, dovrebbe consentire di effettuarli in maniera veloce, trasparente, economica, inclusiva e sicura, sia in periodi di crisi sia in periodi di normalità.

Funzionalità cross-border

I Paesi che intendono emettere monete digitali dovrebbero analizzare come le medesime possono migliorare le transazioni internazionali, considerando la dimensione internazionale delle monete digitali lavorando in maniera aperta con le banche centrali ed altre organizzazioni.

Sviluppo internazionale

Ogni moneta digitale realizzata per scopi di assistenza allo sviluppo internazionale dovrebbe salvaguardare le politiche pubbliche fondamentali del Paese di emissione e di quello di destinazione, dando sufficiente trasparenza relativamente alla natura delle funzionalità della moneta digitale.

Il filo conduttore e alcune contraddizioni dei principi

Al lettore più attento non sfugge il filo conduttore di questi principi: il timore di iniziative unilaterali che possano in qualche modo sconvolgere il sistema monetario internazionale o la possibilità che Paesi economicamente più forti possano, con l’emissione di CBDC, creare dipendenze economiche (si veda il principio 7 sugli spillovers che cita il rischio di perdita di sovranità economica).

In verità è lo stesso G7 che si rende anche conto di alcune contraddizioni tra i principi elencati nel documento e, quasi per confermarne la validità, si preoccupa di affrontarli.

Privacy vs usi illeciti

Così è evidenziata la contrapposta esigenza di tutelare la privacy degli utenti rispetto a quella di prevenire gli utilizzi illeciti delle monete digitali. L’ecosistema su cui dovrebbero essere realizzate le CBDC è, infatti, quello delle distributed ledger technology, con l’ovvia conseguenza che qualsiasi transazione che viene effettuata permane nel registro ed è disponibile per tutti i partecipanti del network. Sarebbe, quindi, inimmaginabile pensare di andare a conservare le informazioni identificative di tutti gli utenti che usano le monete digitali, ma allo stesso tempo la prevenzione ed il contrasto agli usi illeciti richiedono comunque l’identificazione degli utenti.

Prendendo le mosse dal fatto che anche nei sistemi attuali di pagamento vi è un trattamento di dati personali degli utenti (per processare, autorizzare e validare le transazioni) e che in ogni caso devono potersi applicare le regole di identificazione per il contrasto del riciclaggio del denaro, un modello suggerito dal G7 prevederebbe la conservazione da parte della Banca Centrale dei soli dati pseudonomizzati degli utenti, mentre la loro identificazione sarebbe rimessa ai soggetti privati che rendono servizi nell’ambito di tale sistema (prendendo a modello quello che in verità attualmente accade con gli exchange delle blockchain permissionless). Vero è, d’altra parte, che anche tale modello in realtà non sarebbe del tutto perfetto, perché una volta che la Banca Centrale sia riuscita a ricondurre il dato pseudonimizzato ad un soggetto reale riuscirebbe a ricostruire tutte le transazioni dallo stesso effettuate, con buona pace della tutela dello stesso.

Sicurezza e resilienza vs scalabilità e performance

Anche il principio di necessaria sicurezza e resilienza dei sistemi di moneta digitale potrebbe collidere con quello di scalabilità e performance delle stesse, dato che aggiungere strati di sicurezza spesso porta ad un rallentamento delle prestazioni. Sotto tale punto di vista il G7 confida in una collaborazione tra il settore pubblico e quello privato, e cita anche i test effettuati dalla Banca d’Italia che ha proposto alcune soluzioni tecniche per l’Euro digitale per poter processare circa 40.000 transazioni al secondo.

I rischi per stabilità e sovranità monetaria

Infine, aspetto molto interessante, è quello relativo ai pagamenti cross-border ed agli spillover. Come innanzi accennato, uno dei principali vantaggi di adottare un sistema di CBDC è quello di semplificare in maniera rilevante le transazioni internazionali, ma anche la circolazione di valute estere di cui ad esempio turisti e visitatori di un determinato Paese possono facilmente approvvigionarsi in vista, ad esempio, di viaggi turistici. Ciò, però potrebbe creare grosse difficoltà dal punto di vista della stabilità e sovranità monetaria dei Paesi più deboli, perché la facile reperibilità di monete digitali più forti potrebbe spingere gli abitanti di questi Paesi ad abbandonare la valuta locale in favore di quella del Paese straniero.

L’unica soluzione a tale sfida individuata dal G7 è quella della collaborazione multilaterale internazionale, strada su cui però, come accennato all’inizio del presente scritto, la Cina sembra essersi totalmente discostata.

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