La disponibilità di dati è essenziale per l’avanzamento della ricerca scientifica sul virus COVID-19, per capire come il virus si diffonderà, per migliorare la fornitura di dispositivi di protezione individuale e per stimare e prepararsi ad affrontare le conseguenze economiche della pandemia.
I dati sono necessari anche per aiutare le amministrazioni pubbliche a valutare l’efficacia delle misure di contenimento e a programmare la ripresa graduale della circolazione e di tutte le attività produttive, scolastiche e come far ripartire il turismo.
Tuttavia, se da un lato la pandemia ha evidenziato ulteriormente l’importanza dei dati, dall’altro ci ha mostrato che l’UE non era pronta a sfruttare appieno il loro potenziale. La situazione di crisi ha amplificato problemi pregressi. Per esempio, la limitata interoperabilità dei dati sanitari all’interno e tra Stati Membri ha ostacolato la condivisione di tali dati cruciali.
Per questi motivi la costruzione di una economia basata sui dati, motore dell’innovazione, è stata posta tra le priorità individuate dal NextGeneration EU, il piano di recupero presentato dalla Commissione Europea il 27 maggio scorso per aiutare l’Europa ad affrontare le nuove sfide causate dalla pandemia.
Vediamo perché i dati sono tanto determinanti per affrontare le sfide – non solo sanitarie – del XXI secolo e come si sta muovendo l’Italia nel contesto europeo.
I dati “arma” per le sfide del XXI secolo
La digitalizzazione dell’economia e della società ha reso i dati la risorsa più preziosa per garantire non solo sviluppo economico e l’innovazione in tutti i settori produttivi, ma anche per garantire che il settore pubblico metta a disposizione dei cittadini servizi e prodotti migliori perché frutto di politiche efficienti perché basate su informazioni precise. L’utilizzo e l’analisi delle enormi quantità di dati prodotte ogni giorno – da attori pubblici, privati, individui, sensori e smart objects – possono contribuire a ideare una pianificazione urbana sostenibile, sistemi di trasporto ed energetici a minor impatto ambientale, a rendere la produzione più efficiente, a coltivare i terreni con tecniche e prodotti migliori. I dati sono fondamentali per lo sviluppo della medicina personalizzata, per accelerare la ricerca scientifica, per agire tempestivamente nelle emergenze umanitarie causate da pandemie o disastri naturali.
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha evidenziato il ruolo chiave dei dati per far fronte alle sfide sociali, economiche ed ambientali del XXI secolo definendoli una “risorsa infrastrutturale” che può essere usata contemporaneamente, senza essere danneggiata né alterata, da un numero illimitato di utenti come input per produrre diversi beni e servizi.
L’Unione Europea da diversi anni ha posto i dati e la digitalizzazione al centro del suo lavoro. Se la Commissione Juncker ha posto solide fondamenta ed ha avviato lo sviluppo di un’economia basata sui dati in Europa che rispetti i diritti fondamentali dei cittadini, la nuova Commissione Von Der Leyen ha il compito di favorire ulteriormente lo sviluppo dell’economia dei dati in una realtà diversa e più complessa, dove le interconnessioni tra utilizzo dei dati e sfide globali come aumento delle diseguaglianze, inquinamento e sfruttamento ambientale, violazioni dei diritti umani e competizione industriale feroce sono più marcate.
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Dati, la Ue modello di riferimento
In aggiunta, nei prossimi anni verranno prodotti molti più dati e cambierà anche il modo di immagazzinarli e processarli. Secondo alcune stime, nel 2025, il volume globale dei dati aumenterà del 530% rispetto al 2018. Oggi l’80% dell’analisi dei dati avviene in centri di dati e strutture di calcolo centralizzate e solo il restante in smart objects e in strutture di calcolo vicine all’utente (edge computing), nel 2025 queste percentuali si invertiranno. Questi cambiamenti presentano vantaggi economici e in termini di sostenibilità, creano ulteriori opportunità per lo sviluppo di strumenti che consentano ai produttori di dati di incrementare il controllo sui propri dati. Non solo. Nella partita dell’economia dei dati del futuro l’Unione Europea (UE) ha tutto da guadagnare. Se attualmente un numero ridotto di grandi imprese tecnologiche (non europee) detiene buona parte dei dati disponibili a livello mondiale, questi cambiamenti lasciano pensare che i vincitori di oggi non saranno necessariamente i vincitori di domani. L’UE potrebbe diventare un modello di riferimento per una società che, grazie ai dati, dispone di strumenti per adottare decisioni migliori, a livello sia di imprese sia di settore pubblico.
Per concretizzare tale ambizione, l’UE farà affidamento sia su un quadro giuridico solido, in termini di protezione dei dati, diritti fondamentali, sicurezza e cybersecurity, sia sul suo mercato interno, caratterizzato da imprese competitive e da una base industriale diversificata. Per conquistarsi un ruolo guida nell’economia dei dati, l’UE agirà per migliorare le proprie strutture di governance per la gestione dei dati e ampliare i propri pool di dati di qualità disponibili per l’utilizzo e il riutilizzo.
La nuova strategia europea dei dati
La strategia europea dei dati, pubblicata il 19 febbraio 2020, delinea i passi che la Commissione dovrà compiere per realizzare appieno l’economia dei dati europea grazie ad un maggiore accesso ed utilizzo dei dati.
Il fulcro della strategia dei dati è la creazione di un mercato unico per i dati europeo all’interno del quale questi ultimi potranno circolare sia attraverso i confini degli stati membri che tra i diversi settori economico-produttivi. La tutela della vita privata, la protezione dei dati e le regole di concorrenza saranno rigorosamente rispettati e le norme relative all’accesso ai dati e al loro utilizzo saranno eque, pratiche e chiare. La strategia prevede azioni legislative, investimenti in infrastrutture dei dati e in spazi comuni europei di dati in settori strategici e ambiti di interesse pubblico.
In primo luogo, la Commissione intende creare un quadro legislativo per gli spazi comuni europei di dati. Tale quadro legislativo è volto a facilitare la condivisione dei dati in maniera controllata e supportata da strutture tecniche, legali e organizzative specifiche; a creare fiducia tra gli attori coinvolti nel data sharing e ad assicurare interoperabilità tra i diversi settori. Il quadro rafforzerà le strutture necessarie all’interno degli Stati membri e a livello dell’UE per facilitare l’utilizzo dei dati per idee di business innovative.
Gli spazi di dati promuoveranno un ecosistema (di imprese, società civile e cittadini) che creerà nuovi prodotti e servizi basati su dati più accessibili. Il settore pubblico può far aumentare la domanda di prodotti basati sui dati, sia incrementando le sue capacità di utilizzare i dati nei processi decisionali e nei servizi pubblici sia aggiornando la normativa e le politiche settoriali affinché riflettano le opportunità offerte dai dati e non mantengano disincentivi per l’utilizzo produttivo dei dati.
Altre azioni previste per il 2020 e il 2021 riguardano: il contrasto al potere delle grandi piattaforme online tramite il Digital Service Act, mettere gratuitamente a disposizione dati di elevata qualità prodotti dal settore pubblico per il riutilizzo da parte di piccole e medie imprese e per favorire l’innovazione; favorire l’accesso e l’utilizzo di dati prodotti dal settore privato, garantendo alti livelli di controllo, attraverso un Data Act.
La strategia dei dati costituisce, insieme al libro bianco sull’intelligenza artificiale e alla nuova strategia industriale, un tassello centrale per realizzare una delle priorità della nuova Commissione: rendere l’Europa pronta per l’era digitale, in modo che l’utilizzo di nuove tecnologie possa beneficiare i cittadini, le imprese e l’ambiente per un’Europa neutra dal punto di vista climatico entro il 2050.
Il ruolo dei dati per affrontare la pandemia COVID-19
Per le ragioni legate alla ricerca e al contenimento della pandemia di covid-19, queste ragioni il Commissario al mercato interno Thierry Breton ha chiesto ai CEO delle più grandi aziende di telecomunicazioni europee di condividere, in forma anonimizzata ed aggregata e nel pieno rispetto delle regole europee in materia di privacy e sicurezza, i loro dati di localizzazione. Questi dati saranno analizzati dagli scienziati del Joint Research Centre della Commissione Europea per sviluppare modelli epidemiologici necessari per fornire una risposta efficace all’epidemia.
L’epidemia di COVID-19 ha inoltre confermato l’importanza degli obiettivi dell’UE in materia di accesso ai dati prodotti dal settore pubblico o ottenuti grazie a finanziamenti pubblici. La disponibilità di dati statistici, dati epidemiologici aggregati o dati derivanti dalla ricerca si e rivelata estremamente utile per ottenere progressi in campo scientifico e per la ricerca di soluzioni innovative a nuovi problemi.
Ma l’Europa, come abbiamo detto, si è trovata impreparata a rispondere all’emergenza sfruttando il potenziale dei dati.
Se ci fosse già stato uno spazio comune europeo di dati sanitari, le autorità sanitarie avrebbero potuto reagire prontamente ed avrebbero avuto gli strumenti per utilizzare i dati come una risorsa essenziale per fronteggiare il virus.
Problemi di questo tipo non sono però proprio solo del settore sanitario. Per questo motivo le azioni previste dalla strategia dei dati si sono rivelate effettivamente rispondenti a bisogni effettivi ed urgenti. La crisi scatenata dal COVID-19 ha dato una spinta all’implementazione di tali azioni.
Conclusioni
L’accesso al crescente volume di dati e la capacità di utilizzarli sono essenziali per l’innovazione e la crescita. Rendere disponibile un maggior numero di dati e migliorarne le modalità di utilizzo è inoltre fondamentale per far fronte alle sfide sociali, climatiche e ambientali, contribuendo allo sviluppo di società più sane, più prospere e più sostenibili.
L’Italia sta compiendo grandi passi avanti nella digitalizzazione e sta dimostrando di aver compreso appieno i vantaggi dello sviluppo di una “nuova economia della conoscenza”, basata cioè sui dati. Non è un caso che l’Emilia-Romagna sia candidata a diventare la data valley europea in un futuro molto prossimo. Il Big Data Technopole di Bologna ospiterà il Data Center del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a medio raggio e “Leonardo” – il supercomputer all’avanguardia con una potenza di calcolo dieci volte superiore a quella degli altri supercomputer finanziato per metà parte (120 milioni di euro) dall’UE. “Leonardo” è anche uno degli otto supercomputer pre-exascale che formano la rete di calcolo europea ad alte prestazioni (EuroHPC).
Queste capacità di storage ed elaborazione di dati nel cuore dell’Europa consentiranno di realizzare progressi in ambiti cruciali quali l’intelligenza artificiale, la robotica, la farmacologia, l’agricoltura e i materiali per la produzione industriale.
Disclaimer: the information and views set out in this article are those of the author and do not necessarily reflect the official opinion of the European Commission.