Gli open data supportano la trasparenza della PA e sono lo strumento con cui gli enti possono rendere accessibili informazioni di pubblica utilità. Tuttavia, sussistono molti fronti critici nella gestione delle informazioni a causa della mancanza di processi standardizzati o comunque funzionali nelle fasi di raccolta, presentazione e aggiornamento dei dati.
Per pubblicare open data efficaci servono processi rigorosi, ben integrati nel tessuto organizzativo e di governance dei dati degli enti. Una preoccupazione che ha motivato l’ultimo aggiornamento del documento AgID “Linee Guida recanti regole tecniche per l’apertura dei dati e il riutilizzo dell’informazione del settore pubblico” nel quale viene proposto l’impiego del modello aperto ODMC – open data management cycle, messo a punto anni fa in un progetto open data realizzato da Present per il Comune di Guidonia (Roma).
Un modello completato e formalizzato in un manuale da un gruppo di lavoro Present coordinato da Giovani Spagnolo, senior project manager di Present, al quale abbiamo chiesto di spiegarci più in dettaglio qual è il contributo che ODMC dà alla pubblicazione degli open data.
Perché gestire il ciclo di vita degli open data
Per rendere disponibili gli open data serve un modello di gestione per tutte le attività che vanno dal censimento iniziale del patrimonio informativo alla gestione del ciclo di vita dei dati pubblicati. “Un problema che ci trovammo ad affrontare per la prima volta presso il comune di Guidonia – spiega Spagnolo – per adempiere alla specifica normativa (l’Art. 12 DLgs n. 36/2006 e s.m.i, ndr) per la pubblicazione dei dati in formato aperto”.
I dati di partenza c’erano, ma il Comune aveva bisogno di consulenza specialistica su come rendere disponibili gli open data e come gestirli. “Per questo abbiamo concepito un ciclo in quattro fasi ‘plan, do, check, act’, dove a ogni fase corrisponde un flusso di processi sul quale fondare una gestione efficace”, continua Spagnolo.
Perché funzioni non bastano i processi, “servono ruoli e responsabilità; aspetti che ogni amministrazione deve adattare alla propria organizzazione, scegliendo chi deve fare, per esempio, il monitoraggio sugli open data e chi decide la dismissione delle informazioni quando non sono più utili”, precisa Spagnolo. La pubblicazione degli open data richiede impegno nella manutenzione, aspetto che rischia di essere sottovalutato, causando spesso una proliferazione di dataset abbandonati.
Un modello per gli open data nella PA
AgID ha scelto ODMC come riferimento nella gestione degli open data perché è un modello completo, sia sul piano delle componenti di processo, sia su quelle informative e organizzative. “Perché è un modello out-of-the-box adatto a enti e PA che, per dimensione o per ridotte disponibilità di tempo, non riuscirebbero a creare in proprio qualcosa di analogo valore”, spiega Spagnolo.
Il modello esplicita i passi per l’identificazione dei dataset, “utile per capire quali dati sono dell’amministrazione, quali di proprietà di terzi, quali condivisibili gratuitamente e quali no – precisa Spagnolo -. Nel censimento che facemmo sui dati del comune di Guidonia risultò che una parte cospicua (38%, ndr) era memorizzata in documenti Excel sui desktop dei dipendenti e in cartelle condivise, con protezioni di backup insufficienti. Mancava inoltre il portale per la pubblicazione. Il progetto fu quindi l’occasione per riorganizzare il patrimonio informativo e trarre spunti per gli altri interventi necessari”.
Con ODMC le PA hanno un modello per valutare l’impatto e il valore degli open data, sia internamente sia esternamente, attraverso le schede proposte in allegato al modello che servono a calcolare indicatori di performance, ottenere feedback e realizzare l’analisi di aderenza agli obiettivi. ODMC è anche una guida per modellare in modo efficace l’organizzazione interna: “Per scegliere le competenze dei team per i ruoli di gestione degli open data, e attribuire le diverse responsabilità, ODMC propone una matrice con la quale le PA possono confrontare l’assetto esistente e decidere i cambiamenti”.
I vantaggi di ODMC
Pubblicato con la licenza Creative Commons, ODMC si presta ad essere adattato ai contesti di PA e di pubblicazione degli open data più diversi. “Dopo il primo progetto per il Comune di Guidonia, il modello è stato impiegato dalla Regione Umbria, dalla città metropolitana di Genova, dalla Regione Veneto e in molte altre amministrazioni – spiega Spagnolo – sia con l’aiuto della consulenza di Present sia in autonomia. Trattandosi di un modello aperto, ODMC è stato impiegato o preso ad esempio anche in molti sviluppi di tipo proprietario”.
Il modello ODMC aiuta gli enti a rendere più fruibili ed efficaci i dati che servono a tenere sotto controllo i comportamenti illeciti nella gestione della cosa pubblica, ma soprattutto ad avere una migliore conoscenza dei problemi relativi alla demografia, al welfare, al lavoro, al traffico, alla gestione dei rifiuti a molto altro. Informazioni preziose per chi voglia studiare soluzioni o avviare nuove attività economiche nelle aree geografiche di riferimento.
“Con la disponibilità di open data sempre più ricchi e di qualità è possibile fare elaborazioni più approfondite sui dati pubblici – continua Spagnolo – usare strumenti analitici avanzati, machine learning, intelligenza artificiale per decidere e portare al successo i progetti d’innovazione più significativi e impattanti. Un cambiamento che diverrà più significativo quando sarà possibile pubblicare open data aggiornati in tempo reale”, conclude Spagnolo.
Articolo in collaborazione con Present