I 65 articoli di cui si compone il decreto più che semplificare duplicano strumenti già disponibili e appare lecito avanzare dei dubbi sull’efficacia delle misure presentate. Dopo 10 anni dall’approvazione del CAD condividiamo l’esigenza di modernizzare gli strumenti a disposizione dei cittadini e delle PA ma non vorremmo che, ancora una volta, le riforme rimangano solo sulla carta. Ed è questa l’impressione che ci restituisce una prima lettura del decreto.
Oltre alle imprecisioni tecniche già rilevate da autorevoli studiosi della materia, il vizio forse più appariscente del decreto attuativo si rinviene dalla relazione finanziaria costellata da espressioni come “la disposizioni non produce effetti sulla finanza pubblica” o “la disposizione non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Il Governo vuole fare le nozze coi fichi secchi!
La rivoluzione digitale delle PA ha bisogno di risorse e di volontà politica per un’effettiva realizzazione. Elementi fondamentali che mancano nei testi proposti dal Governo.
Siamo sempre più convinti che solo un governo a 5 stelle possa dare una svolta su questi temi.
In Parlamento solleciteremo il Governo a migliorare il testo presentato su un piano tecnico ma anche mettendo a disposizione risorse significative per la realizzazione della PA digitale.