diritti digitali

Internet gratis 30 minuti al giorno? Di Maio, basta applicare le leggi (il Cad)

Ben venga la proposta del vicepremier Di Maio di garantire a tutti almeno mezzora al giorno di accesso alla rete. Non c’è tuttavia la necessità di nuovi provvedimenti: per garantire ai cittadini la fruizione dei diritti digitali basterebbe partire da ciò che oggi è già prescritto dalla legge. Ecco come

Pubblicato il 27 Giu 2018

Michele Vianello

consulente e digital evangelist

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Vi ricordate David Weinberger? Quello del Cluetrain Manifesto (per chi se lo ricordi!). Viene in mente lui a sentire la proposta del vice premier Luigi di Maio di regalare 30 minuti di internet a tutti gli italiani. Io sono d’accordo, ma non si dovrebbero fare leggi nuove: utilizziamo quelle già esistenti. Per la precisione il Cad, articolo 8, “Connettività alla rete Internet negli uffici e luoghi pubblici”.

Vediamo perché.

Homo digitalis, eGov e partecipazione democratica

Ebbene, qualche anno fa (10 anni fa) Weinberger affermava testualmente: “All’inizio del XXI secolo l’egovernment si farà strada a partire dai Governi esistenti come una loro propaggine, oppure stiamo assistendo a un momento fondante in cui l’egovernment emerge dai nuovi cittadini?”

Quella di Weinberger era una affermazione forte. Con il senno di poi, era una affermazione molto avventata, troppo ottimistica su Internet e sul cittadino.

La Storia (con la S maiuscola) ci ha restituito una realtà molto diversa, più complessa, più contraddittoria.

Oggi, sicuramente, non tutti noi abbiamo il convincimento radicato che l’”homo digitalis” rappresenti il massimo dell’egovernemt e della partecipazione democratica.

Tuttavia, il pensiero forte di chi sostiene che l’accesso ai contenuti di Internet é un diritto per tutti noi resta molto radicato e va quindi perseguito.

Ovviamente, tutto ciò, con molto realismo e senza voli pindarici. Per evitare equivoci, la partecipazione alla “vita social” non esaurisce il diritto all’accesso ad Internet.

La possibilità per il cittadino di esercitare istanze di egovernment (nella sua accezione più ampia possibile) si fonda sulla universalità del diritto all’accesso alla rete.

Ai diritti più universali alla conoscenza e alla partecipazione, il Codice dell’Amministrazione Digitale (soprattutto la sua novellazione DL 217/2017) ha aggiunto importanti diritti per il cittadino.

I diritti digitali dei cittadini

Ricordo che, grazie al CAD, il cittadino ha oggi il diritto ad avere un domicilio digitale, ad avere una identità digitale univoca (SPID), a procedere alle transazioni on line con una PA utilizzando le piattaforme digitali e il microcredito telefonico (ciò che oggi definiamo PagoPA).

Soprattutto, il cittadino ha il diritto a partecipare, sempre utilizzando le piattaforme web, ad ogni procedimento che lo riguardi, e ciò in una logica di sempre maggiore trasparenza.

E ancora, la novellazione del DL 33, introducendo nella giurisprudenza italiana il FOIA consente, sempre per via digitale, di accedere a tutti i dati, i documenti, gli atti posseduti dalle PA e ciò “allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e di promuovere la partecipazione al dibattito pubblico, chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione ai sensi del presente decreto, nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi giuridicamente rilevanti secondo quanto previsto dall’articolo 5-bis – v. art. 5”.

Come si può vedere la Legge offre al cittadino una grande quantità di diritti dei quali poter fruire.

L’importanza dell’accesso alla rete

L’accesso alla rete diventa quindi, ancora di più, una precondizione ad esercitare i diritti già sanciti dalla legge.

Mi auguro davvero che il nuovo Governo non metta in discussione quanto previsto dalla legislazione che ho citato.

Semmai bisognerà ragionare sui limiti e sulle cause dei ritardi delle PA nell’applicazione della legge. Parimenti andranno informati i cittadini sui loro diritti e facilitato il modo per poterli esercitare.

In questo contesto ben venga la proposta del vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio di garantire a tutti almeno mezzora al giorno di accesso alla rete.

Cosa impedisce l’accesso universale a internet

Perché questo importante impegno si traduca in realtà tuttavia bisognerà interrogarsi sulle diverse modalità di accesso alla rete e ai motivi che impediscono a “chiunque” di accedere con la stessa qualità ad Internet.

Bisognerà distinguere i motivi ostativi tra quelli fisici e quelli legati alla condizione economica di ogni cittadino.

Nel frattempo, vista la complessità di un provvedimento come quello prefigurato, suggerirei al vicepremier di dare piena attuazione a quanto già previsto all’art. 8 bis del CAD che significativamente è denominato “Connettività alla rete Internet negli uffici e luoghi pubblici”:

  • I soggetti di cui all’articolo 2, comma 2, favoriscono, in linea con gli obiettivi dell’Agenda digitale europea, la disponibilità di connettività alla rete Internet presso gli uffici pubblici e altri luoghi pubblici, in particolare nei settori scolastico, sanitario e di interesse turistico, anche prevedendo che la porzione di banda non utilizzata dagli stessi uffici sia messa a disposizione degli utenti nel rispetto degli standard di sicurezza fissati dall’AgID.
  • I soggetti di cui all’articolo 2, comma 2, mettono a disposizione degli utenti connettività a banda larga per l’accesso alla rete Internet nei limiti della banda disponibile e con le modalità determinate dall’Agid.

Come si vede, senza mettere in campo provvedimenti nuovi, si potrebbe agire a partire da ciò che oggi è già prescritto dalla legge ed è un diritto per noi cittadini.

Sarebbe un grande passo in avanti.

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