Con il rapporto che abbiamo appena sviluppato con Dedagroup, abbiamo imparato che parlare di servizi digitali ci porta indietro di 10 anni. Guardando avanti c’è un cambio di paradigma.
Il presupposto è certo che la PA deve essere efficace ed efficiente. E dal rapporto risulta che solo 24 Comuni su 107 superano il test di maturità digitale. Ma bisogna spingere oltre la nostra visione. Oltre il concetto di servizi digitali, appunto. Adesso bisogna guardare alla PA come piattaforma abilitante. Per un nuovo ruolo: abilitante di alleanze pubblico-privato, per creare un nuovo rapporto con cittadino, imprese e territorio.
Su questo tutti gli assessori erano d’accordo, nel rapporto.
L’altro cambio di paradigma è la cultura del dato. Gli assessori ci hanno confermato che anche se la grande disponibilità di dati viene vista come un’opportunità, altri la vedono come una minaccia. Un modo per criticare, giudicare la PA, invece che per fare crescere il territorio. Ma i dati della (e sulla) PA servono a meglio monitorare e programmare l’azione amministrativa.
Il terzo cambio riguarda il procurement. Tutti consapevoli che l’acquisto di tecnologia non è più acquisto di server, ma sempre più di infrastrutture immateriali, cloud. Che coincida anche con la cultura della federazione, opposto a quella dei silos.
Questi principi – la PA che crea valore, attraverso l’adozione di questi paradigmi, per diventare un soggetto innovatore – saranno al centro di Forumpa 2019 (14-16 maggio).