L’odierno down contemporaneo di Facebook Instagram e WhatsApp, con i disagi che ci sta causando, mostra quanto sia potente questo infomonopolio e quanto sia urgente che, basandosi sulle teorie dei beni comuni e delle essential facilities, siano le piattaforme stesse a doversi aprire al più presto riconoscendo nella loro governance ruoli specifici a corpi intermedi delle nostre società.
Sempre più consumatori esprimono i loro diritti fondamentali come cittadini all’interno di queste piattaforme digitali, di proprietà privata e regolate da condizioni generali di contratto. Si tratta di una novità assoluta nella storia dell’umanità di fronte alla quale il potere stesso degli Stati e i sistemi costituiti di public enforcement inerenti ad ogni singolo ordinamento e giurisdizione, mostrano la corda. Ci stiamo accorgendo con colpevole ritardo che dinamiche virtuali, ma nondimeno assolutamente concrete e reali, stanno minando alla base i principi cardine delle nostre democrazie. Occorre immaginare al più presto un nuovo framework a prova di futuro.
Tutela dei consumatori e down di Whatsapp, Facebook, Instagram
Da una parte, già oggi uno degli strumenti tipici e più efficaci nella tutela dei consumatori, la disciplina delle pratiche commerciali scorrette, può essere usata più ampiamente come veicolo di private enforcement dei diritti fondamentali dei cittadini all’interno delle piattaforme digitali; dall’altra appare cruciale e quanto mai urgente che siano le piattaforme stesse, elaborando sulla teoria delle essential facilities e dei beni comuni, ad aprirsi, riconoscendo ruoli specifici a corpi intermedi della nostra società nella loro governance. Questo e solo questo potrebbe scongiurare interventi top down di public enforcement ben più impattanti e definitivi sull’infomonopolio di Zuckerberg.