Ecco perché il Governo si mostra debole sulla fattura elettronica B2B

Il governo rinuncia a dare veri incentivi. Come la possibilità che gli istituti di credito potessero ridurre (anche di un mezzo punto simbolico) gli interessi praticati su finanziamenti concessi in anticipazione di fatture emesse. Ma così il governo dimostra di fare fatica a svolgere il proprio ruolo

Pubblicato il 13 Apr 2016

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Nessun obbligo per le fatture elettroniche B2B: così ha deciso il governo, come ha avuto modo di spiegare il viceministro Zanetti.

Fin qui, niente di strano o di male. Anzi, benissimo: un obbligo in meno cui sottostare.
Ma la grande occasione perduta sta nei dettagli a contorno.

Ancora una volta, il governo ha deciso di introdurre meccanismi penalizzanti per le aziende che non adotteranno la fatturazione elettronica nelle transazioni fra operatori economici privati: obbligo di inviare all’Agenzia delle Entrate un elenco clienti-fornitori periodicamente aggiornato. L’ennesima “rottura di scatole” in più per le imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni.

Ancora una volta si è evitato di farsi la punta al cervello tentando di capire se il medesimo obiettivo (incentivare la diffusione della fatturazione elettronica) si sarebbe potuto raggiungere introducendo veri e propri vantaggi per le imprese, piuttosto che l’ennesima seccatura in più.
La carota al posto del bastone, diciamo.

Rispetto al tema della fatturazione elettronica fra operatori economici privati, una possibile “carota” sarebbe rappresentata dalla possibilità che gli istituti di credito potessero ridurre (anche di un mezzo punto simbolico) gli interessi praticati su finanziamenti concessi in anticipazione di fatture emesse.
Perché dovrebbero fare questo sconto?

Semplice: perché la fattura elettronica, per come è concepita, rende impossibile la presentazione multipla (il “trucco” adottato da qualche azienda furbastra, che presenta all’anticipo la medesima fattura su più istituti di credito per procacciarsi maggiore liquidità) e anche la presentazione all’anticipo di fatture false o comunque “fantasiose”.
Riduzione del richio di credito, quindi. A fronte della quale uno sconticino sugli interessi ci sta tutto quanto.

Il problema è che anche questo governo fatica a utilizzare quello che William Eggers, nel suo “Governing by Networks”, definisce il “power to convocate”. Il potere di chiamare potenzialmente chiunque a sedersi intorno a un tavolo per dar vita a modelli win-win di innovazione.

Qualcuno avrebbe dovuto/potuto chiamare l’ABI (associazione di categoria delle banche italiane) e buttare lì un’idea di questo tenore, “per vedere di nascosto l’effetto che fa”.
Vedi mai che avrebbero potuto trovarla una buona idea.

Ma tant’è: a noi continua a piacerci la strada dell’incentivazione attraverso la costruzione di labirinti burocratici a mò di rottura di scatole, piuttosto che utilizzare quel minimo di creatività che a volte è più che sufficiente per risolvere problemi.

Così facendo, continueremo a tenere le piccole e piccolissime aziende lontane dal digitale.
Peccato.

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