La tredicesima edizione del rapporto “E-Government Survey – 2024”, a cura delle Nazioni Unite, fornisce un’interessante analisi aggiornata sullo stato evolutivo del governo digitale monitorato nel mondo, rispetto al processo di implementazione delle strategie realizzate in 193 Stati.
eGovernment: miglioramenti globali e disparità
In generale, lo studio mostra un tendenziale miglioramento complessivo dei risultati ottenuti nei singoli Paesi, anche grazie alla maggiore capillare diffusione delle tecnologie emergenti, come rileva il valore medio globale dell’E-Government Development Index (EGDI), da cui, tra l’altro, si evince una significativa riduzione del ritardo digitale nel settore dell’e-Gov, in calo, infatti, dal 45,0% nel 2022 al 22,4% nel 2024. Tuttavia, si consolida il gap tecnologico a livello globale, tenuto conto dell’arretratezza ancora troppo endemica esistente soprattutto negli Stati in via di sviluppo, che rimangono, infatti, ben al di sotto della media globale.
Struttura e focus del rapporto
Sul piano metodologico, il menzionato rapporto consta di 4 Capitoli di approfondimento (Chapter 1: A Digital Government Model Framework for Sustainable Development; Chapter 2: Global Trends in E-Government; Chapter 3: Regional E-Government Development and the Performance of Country Groupings; Chapter 4: Local E-Government Development), integrati da un ulteriore Addendum dedicato all’impatto dell’intelligenza artificiale (Addendum on Artificial Intelligence and Digital Government).
Il Capitolo 1 introduce il focus di analisi predisposto dallo studio, ricostruendo le principali tappe evolutive del governo digitale, come processo innovativo mutato nel corso del tempo sia sotto il profilo concettuale-terminologico, che sul piano operativo-applicativo.
Si evidenzia, inoltre, la centralità che oggi assume, nell’odierna agenda politico-istituzionale globale il paradigma dell’e-Gov, destinato, peraltro, ad una fluttuante ridefinizione contenutistica del fenomeno, che incide sulla configurazione dinamica ed elastica del suo inquadramento sistematico, soprattutto alla luce del pervasivo sviluppo di tecnologie emergenti (come l’IA), in grado di trasformare notevolmente il settore in virtù delle potenzialità e delle insidie al contempo prodotte, richiedendosi, pertanto, interventi regolatori tempestivi, efficaci e resilienti.
L’importanza dell’E-Government Development Index (o EGDI)
In tale prospettiva, l’E-Government Development Index (o EGDI) rappresenta, dunque, uno strumento di monitoraggio utile per la programmazione lungimirante di iniziative politiche che, tenuto conto dei risultati costantemente raggiunti nel settore del governo digitale, possono orientare, in un’ottica di uniforme regolamentazione globale, gli approcci più adeguati al fine di fronteggiare le sfide poste dall’innovazione tecnologica.
Rispetto allo scenario rilevato nel 2001, in occasione della prima edizione del rapporto ONU, quando gli USA emergevano nel ruolo trainante di Paese pioneristico all’avanguardia come emblema dell’incontrastata leadership digitale assunta nel mondo, nel corso del tempo, il panorama globale è progressivamente mutato, in considerazione della crescente proliferazione di strategie nazionali predisposte in materia digitale, che oggi trovano un puntuale riscontro empirico nel monitoraggio di ben 193 Stati classificati sulla base dei risultati raggiunti.
Alla luce dello scenario esistente, è possibile cogliere la rilevanza dell’E-Government Development Index (o EGDI) anche grazie al costante perfezionamento della metodologia elaborata per misurare l’impatto applicativo dei servizi digitali nell’ambito di un’efficace governance “multistakeholder” in grado di stimolare la crescita sostenibile, resiliente e inclusiva delle tecnologie.
Sfide e opportunità nell’ecosistema digitale
In particolare, proprio nell’ottica di ottimizzare lo sfruttamento dei benefici offerti dall’innovazione e, al contempo, minimizzare i relativi rischi, lo studio sottolinea la necessità di edificare un adeguato ecosistema digitale, fondato sull’adozione di meccanismi di funzionamento “collaborativi, agili e adattivi”, aperti alla cooperazione sinergica e interconnessa di istituzioni pubbliche, agenzie governative, imprese e società civile. Una simile visione scaturisce dalla consapevolezza di ritenere l’implementazione dei processi di e-Gov uno strumento indispensabile per promuovere il miglioramento delle attuali condizioni di alfabetizzazione digitale, da cui discende l’esigenza di stimolare la partecipazione attiva e inclusiva di tutte le parti interessate a contribuire al processo decisionale, al fine di predisporre gli interventi da realizzare in chiave “multistakeholder”.
Intelligenza artificiale e competenze digitali
Anche prendendo atto del pervasivo impatto dei sistemi di intelligenza artificiale, la creazione di un moderno governo digitale mira a facilitare l’incremento di competenze specialistiche digitali di cui deve dotarsi soprattutto la forza lavoro reclutata nel settore pubblico, come fattore decisivo per garantire la digitalizzazione resiliente della società. Siffatta circostanza trova un concreto riscontro empirico in virtù dei risultati ottenuti dai Paesi con il migliore punteggio EGDI (Danimarca, Estonia, Singapore), oggetto di uno specifico approfondimento analitico nell’ambito del Capitolo 2, che fornisce la classifica aggiornata l’e-Government nel 2024, tenuto conto delle tendenze nazionali, regionali e globali riscontrate.
Al riguardo, si registra, anzitutto, un generale miglioramento del governo digitale a livello globale, atteso che il valore medio dell’EGDI, raggiunge, su una scala da 0 a 1, la misura dello 0,6382 (in aumento rispetto a 0,6102 nel 2022). Più precisamente, nell’indagine dettagliata dei dati statistici esaminati, per la prima volta nell’edizione 2014 del rapporto, gli Stati membri con valori EGDI molto elevati (superiori a 0,75) raggiungono la quota più elevata, pari al 39% del totale (76 dei 193 paesi valutati). Si tratta di un parametro molto rilevante da prendere in considerazione, poiché il numero dei Paesi con valori EGDI molto elevati risulta più che triplicato negli ultimi dieci anni, passando da 25 nel 2014 a 76 nel 2024. I Paesi con valori EGDI elevati (compresi tra 0,50 e 0,75) rappresentano il 32% (62 Stati), mentre il numero di Paesi con valori EGDI medi (compresi tra 0,25 e 0,50) è diminuito da 53 nel 2022 a 44 (23%) nel 2024. Tuttavia, la quota dei Paesi con un basso valore EGDI risulta aumentata da 7 a 11 (6%) soprattutto a causa di conflitti geopolitici che hanno ostacolato lo sviluppo digitale nazionale.
Entrando nel merito della localizzazione geografica delle rilevazioni monitorate, l’Europa ottiene il valore medio EGDI più alto (0,8493), seguita dall’Asia (0,6990), dal continente americano (0,6701), l’Oceania (0,5289) e l’Africa (0,4247). La crescita percentuale più accelerata del valore EGDI è stata registrata in Asia (7,7%) e in Africa (4,8%).
Rispetto ai 76 Paesi del gruppo EGDI con valore molto alto, 36 Stati sono localizzati in Europa, 25 in Asia, 11 nelle Americhe, 2 in Africa e 2 in Oceania.
Sudafrica e Mauritius, con valori EGDI pari a 0,8616 e 0,7506, sono, invece, i primi paesi africani inclusi nel gruppo degli Stati che raggiungono un valore molto elevato dell’EGDI.
La maggior parte dei Paesi con valori EGDI medi si trova in Africa (28), seguita da Oceania (8), Asia (5) e Americhe (3).
Tra gli 11 Paesi con valori EGDI bassi, 7 sono in Africa, 3 in Asia e 1 nelle Americhe.
Tutti i 18 Paesi leader nel settore dell’e-Government, che rientrano nella classe di rating molto alta (VH) all’interno del valore medio EGDI più elevato (tra cui, ad esempio, nel podio dei primi 3, Danimarca, Estonia, Singapore), presentano una condizione socioeconomica proficua e fiorente ad alto reddito, con una migliore allocazione perequativa delle risorse.
L’Europa rappresenta il 56% della classe di rating VH (Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Islanda, Regno dei Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia e Regno Unito), mentre l’Asia il 33% (Bahrein, Giappone, Repubblica di Corea, Singapore, Emirati Arabi Uniti, e Arabia Saudita). Per la prima volta Singapore raggiunge la migliore performance EGDI in Asia, seguito dalla Repubblica di Corea e dall’Arabia Saudita. In Oceania, Australia e Nuova Zelanda guidano l’e-Government.
Analisi regionale e tendenze
Il successivo Capitolo 3 fornisce una panoramica completa sullo stato di implementazione dell’e-Gov, declinato anche in una prospettiva regionale, di cui sono analizzate e identificate le principali tendenze.
Anche su tale versante, l’Europa resta leader nello sviluppo dell’e-Government, con un valore medio EGDI di 0,8493, seguito dall’Asia (0,6990), le Americhe (0,6701), l’Oceania (0,5289) e l’Africa (0,4247).
Nel continente europeo, infatti, si trova la maggioranza dei Paesi che rientrano nel gruppo EGDI molto elevato, a riprova degli sforzi regolatori compiuti dalle istituzioni euro-unitarie per rafforzare i processi di e-Gov con standard avanzati di implementazione. Tra i 36 Paesi europei nel gruppo EGDI molto alto, infatti, 26 sono Stati membri dell’Unione Europea (tuttavia, nel contesto digitale europeo extra-unionale, sussistono condizioni disomogenee di sviluppo digitale).
Certamente trainante è la posizione della Danimarca, ritenuta oltremodo “proattiva nel portare avanti la propria strategia di governo digitale”, grazie alla realizzazione di portali innovativi per l’erogazione di servizi pubblici forniti agli utenti (cittadini/imprese), promuovendo, al contempo, processi partecipativi di cittadinanza attiva su larga scala, di cui si trova conferma nella vigente Strategia digitale nazionale (2022-2025), in combinato disposto con la strategia di sicurezza (2022-2024), ove si formalizza la cooperazione “multistakeholder” tra settore pubblico, tessuto privato e società civile, come preminente approccio sinergico volto al rafforzamento della resilienza tecnologica del Paese, tenuto conto dei graduali progressi raggiunti nel settore dell’IA, della robotica e del 5G.
Il Capitolo 4 è dedicato ad approfondire la dimensione applicativa dell’e-Government locale, individuando le città tecnologiche sostenibili e avanzate, classificate secondo il correlato valore LOSI, basato su un’analisi di 95 indicatori, da cui si evince, ad esempio, che Madrid e Tallinn occupano il primo posto, seguite da Riyadh, Copenaghen, Dubai, New York, Istanbul, Berlino, Seul e Singapore nella cd. top 10”.
Nel dettaglio, rispetto alle 42 città del gruppo LOSI molto alto, 22 si trovano in Europa, 11 in Asia, 7 nelle Americhe e 2 in Oceania. Nessuna delle città più popolate dei paesi africani raggiunge un valore LOSI molto elevato.
L’impatto dell’intelligenza artificiale
Infine, all’interno dell’Addendum sull’impatto applicativo dell’intelligenza artificiale nel governo digitale (come peculiare novità di indagine predisposta dal Rapporto ONU Government Survey 2024), lo studio descrive la progressiva integrazione dei sistemi di IA nel settore pubblico, evidenziando le indubbie potenzialità configurabili per consentire di migliorare l’efficienza del processo decisionale e di semplificare le relative procedure, senza, tuttavia, disconoscere le svariate insidie prodotte dall’innovazione tecnologica a causa dei numerosi rischi algoritmici, suscettibili di pregiudicare il corretto esercizio dei diritti individuali.
Proprio per tale ragione, lungo la scia di un’inarrestabile “corsa alla regolamentazione dell’IA” che molti Stati stanno intraprendendo, l’Addendum del Rapporto ONU ritiene importante formulare una serie di raccomandazioni per rendere l’integrazione dell’IA nel settore pubblico inclusiva, sicura e sostenibile.
Lo scopo perseguito è la definizione di un quadro normativo coerente e aggiornato, in grado di uniformare a livello globale un catalogo condiviso di principi fondamentali, piuttosto che determinare un’inefficace frammentazione giuridica degli interventi predisposti, con l’intento di affermare un inderogabile approccio “umano-centrico” che resti centrale nello sviluppo evolutivo delle nuove tecnologie emergenti.
Le opinioni espresse nel presente articolo hanno carattere personale e non sono, direttamente o indirettamente collegate, in alcun modo, alle attività e funzioni lavorative svolte dall’Autore, senza, quindi, impegnare, in alcun modo, l’Amministrazione di appartenenza del medesimo.