La Banca Centrale Europea ha appena aperto una consultazione pubblica per l’adozione o meno di un “euro digitale”. Secondo il proposito della BCE è necessario avviare una moneta elettronica che affianchi il contante e che renda il sistema di scambio delle valute molto più moderno venendo incontro alle necessità che si stanno presentando. Vediamo quali sono i punti focali che spingono in questa direzione.
I fattori che spingono la BCE verso l’euro digitale
Come riporta il comunicato ufficiale della BCE “La task force dell’Eurosistema, composta dagli esperti della BCE e delle 19 banche centrali nazionali dell’area dell’euro, ha individuato i possibili scenari nei quali si renderebbe necessaria l’emissione di un euro digitale. Tali scenari ipotizzano un aumento della domanda di pagamenti elettronici nell’area dell’euro che richiederebbe l’adozione di un mezzo di pagamento digitale europeo privo di rischi; un calo significativo dell’uso del contante come mezzo di pagamento nell’area dell’euro; l’introduzione di mezzi di pagamento privati di portata mondiale che potrebbero generare problematiche regolamentari nonché porre rischi per la stabilità finanziaria e la tutela dei consumatori; un’ampia diffusione di monete digitali emesse da banche centrali estere.”
Il comunicato pone l’accento su quattro punti ma leggendo attentamente gli ultimi due sembrano quelli più qualificanti per spingere velocemente all’adozione della moneta elettronica.
Lo yuan digitale tra lotta alla corruzione e sorveglianza di massa
La Banca Centrale Cinese, ad esempio, ha recentemente lanciato lo “yuan digitale” che ha cominciato a riscuotere un altissimo interesse da parte degli osservatori. In particolare, la moneta elettronica cinese si ripromette di costruire una moneta parallela che attraverso dei wallet consente di effettuare pagamenti in tempo reale bypassando i consueti intermediatori e riducendo tempi e costi. Non è questa la sede per approfondire il tema dello yuan digitale tuttavia per grandi linee attraverso questo sistema di scambio la Cina si propone di spingere nella direzione di dare un ruolo internazionale alla valuta cinese, ridurre drasticamente la corruzione e la rischiosità di un sistema finanziario cinese fatto di shadow bank e di garanzie sui prestiti che non essendo tracciate vengono di solito offerte a più intermediatori con enormi rischi di stabilità.
La moneta elettronica, secondo il governo cinese, consente di monitorare ogni singolo movimento economico, poter anche bloccare la spesa verso alcuni beni nel caso di sussidi pubblici e, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, costruire un completo sistema di tracking che se da una parte riduce il potere delle banche e della finanza sull’economia dall’altra allarga il potere di sorveglianza dello stato.
Detto questo, la moneta elettronica che consente di abbassare i costi di transazione internazionale ed è garantita dallo stato cinese può anche diventare un pericoloso “concorrente” delle monete occidentali. Certo, per ora il dollaro dorme sonni tranquilli potendo controllare il 62% dei flussi internazionali ma una moneta in grado di bypassare i controlli degli USA è anche potenzialmente in grado di bypassare l’embargo economico o il boicottaggio. Lo yuan digitale sarà anche la moneta principale in occasione dei giochi olimpici invernali del 2022 in Cina, mentre la crisi pandemica ha messo in evidenza l’esigenza di sanificare il contante continuamente con enormi costi associati ai costi che il contante ha già in generale.
L’interesse verso le monete elettroniche è così sempre più alto soprattutto in una fase nella quale le banche centrali stanno cominciando a cambiare politiche e a sacrificare l’inflazione bassa per privilegiare la crescita dei posti di lavoro e dell’economia reale. Un grosso problema per le enormi ricchezze accumulate nei paradisi fiscali o negli investimenti finanziari.
L’euro tra l’incudine e il martello
Il contraltare della moneta elettronica cinese sono le stablecoin private, come Libra, che presenta gli stessi rischi di sovranità monetaria se diventasse un asset scambiato in alternativa all’euro e che ha una sua politica monetaria di investimenti.
Ecco che l’euro rischia di trovarsi tra l’incudine di Libra e il martello dello yuan digitale o di qualche altra moneta elettronica sovrana.
Le monete elettroniche degli Stati tuttavia non hanno nulla a che vedere con le criptovalute, rimangono gestite centralmente e governate secondo le tradizionali politiche monetarie. Nessuno Stato darebbe il permesso di far nascere monete indipendenti private, la Cina ma non solo hanno portato avanti con forza una operazione volta bloccare i bitcoin e le altre criptovalute dal proprio territorio. Con la nascita dello yuan cinese secondo molti analisti, il governo cinese farà pressioni affinché i sistemi di pagamento elettronici più diffusi in Cina (come Wechat) rientrino nella moneta nazionale elettronica.
Alle soglie di un cambiamento epocale
La BCE non potrà che prendere atto dell’evoluzione dello scenario internazionale e dar vita all’euro digitale, anche se questo la costringerà a cambiare il sistema di governance dell’area euro ad esempio potendo tracciare in modo molto più preciso i movimenti di capitale, il riciclaggio e i flussi di denaro pubblico. I recenti scandali di banche tedesche e non che movimentavano enormi flussi di capitale senza trasparenza e nei quali erano presenti flussi criminali e gli allarmi su alcuni paesi in area euro che svolgono con disinvoltura pratiche poco trasparenti di controlli sui flussi finanziari ci dice che questo cambiamento verso la moneta elettronica può significare cambiamenti radicali nel settore finanziario. A partire da minori margini negli investimenti di rendita ma anche di maggior controllo sugli enormi flussi finanziari criminali.
Un capitolo a parte meriterebbe l’analisi del ruolo della moneta come strumento di politica internazionale anche con risvolti “militari”. In questo ambito l’emergere di monete elettroniche concorrenti del dollaro indebolirebbe la capacità dell’occidente di bloccare il denaro di paesi come l’Iran, il Venezuela o l’Ucraina.
Stiamo assistendo alle prime avvisaglie di un cambiamento epocale che avrà bisogno almeno di un decennio per dispiegarsi e non è escluso che ci consegni un mondo governato a livello internazionale da regole molto diverse da quelle degli ultimi quaranta anni.
La tecnologia sarà solo il detonatore del cambiamento ma a determinarlo e a deciderne le sorti saranno come sempre i rapporti di forza tra paesi e aree economiche.