La digitalizzazione dell’economia mondiale potrebbe fungere da nuovo stimolo all’economia europea, duramente colpita dalla pandemia e dal rincaro delle materie prime e del gas. Per questo motivo la Banca Centrale Europea sta sondando l’introduzione di un euro digitale come forma alternativa di pagamento, mentre le istituzioni europee si stanno muovendo verso la regolamentazione del mercato degli asset cripto.
Quest’ultimo è sicuramente uno dei settori finanziari più democratici, avendo scarse barriere di entrata, ma anche uno dei più rischiosi, essendo stato meno regolato vista anche la sua continua evoluzione. Iniziative europee nel campo della moneta digitale e degli asset cripto potrebbero quindi garantire più certezze e migliori prestazioni che darebbero un nuovo slancio a questo ramo dell’economia, permettendo maggiore trasparenza ad un settore ancora poco conosciuto ai non addetti ai lavori.
Criptovalute e banche centrali, un rapporto complicato: quale futuro ci attende
Cosa sono gli asset cripto
Secondo una analisi del CEP, gli asset cripto non sono altro che la rappresentazione digitale di un valore che può essere trasferito o conservato elettronicamente attraverso la “distributed ledger technology”, un database di operazioni distribuito su una rete di più computer, alla quale i membri possono liberamente accedere e il cui esempio più noto è la blockchain.
Le criptovalute
Gli asset che si possono utilizzare sono però molteplici, includendo le classiche criptovalute come i Bitcoin, i cosiddetti stablecoin ed i token. Senza dubbio le criptocurrency sono gli asset più noti. Si tratta in questo caso di una valuta virtuale emessa da entità legali che serve come mezzo di pagamento, scambio o stoccaggio di valore. Accanto alle valute cripto, ci sono anche gli Utility Token, dei voucher virtuali acquistabili, utilizzati per accedere digitalmente a prodotti e servizi. Diversi dai token non fungibili (NFT) – asset digitali che fanno riferimento ad esempio a oggetti d’arte-, gli utility token possono essere usati per la capitalizzazione o il finanziamento di progetti lanciati da aziende e privati.
In aggiunta, ci sono poi gli stablecoins che a loro volta si dividono in due categorie: gli ART (Asset Referenced Tokens) ossia monete virtuali ancorate ad asset cripto o a monete ufficiali reali o a merci come l’oro o il petrolio e gli EMT (E-money tokens), delle monete virtuali ancorate ad una sola moneta ufficiale.
Le Central Bank Digital Currencies
Inoltre, l’importanza geopolitica e strategica oltre che economica che le valute digitali stanno assumendo, sta spingendo sempre più Banche Centrali, ad introdurre le cosiddette Central Bank Digital Currencies (CBDC), delle valute digitali da loro emesse utilizzabili come mezzi di pagamento innovativo. Secondo la Bank of International Settlement, nel 2021 circa il 90% delle banche centrali intervistate ha confermato di aver messo in piedi ricerche e test per introdurre le CBDC.
Ad oggi, i progetti più importanti di CBDC sono nelle Bahamas con il Sand Dollar, in Nigeria con l’e-Naira lanciato nel 2021 e in Cina con un progetto pilota, e-CNY, già utilizzato da più di 300 milioni di Cinesi per il loro pagamenti quotidiani. Anche la Banca Centrale europea si sta movendo in questa direzione valutando i rischi e le opportunità di introdurre una propria CBDC ossia l’euro digitale. Già nel settembre 2020 è stata istituita un task force specifica, con un progetto pilota per valutare i vantaggi partito nel luglio 2021 e che si concluderà alla fine del 2023. Secondo l’analisi del CEP, l’euro digitale non deve essere puramente utilizzato a scopo difensivo, cioè in contrasto all’emergere di altre valute digitali ad esempio in Cina, ma deve promuove l’innovazione ed una crescita sostenibile. Questo è l’unico modo per spingere quei cittadini europei che ancora diffidano delle valute digitali ad accettare l’ euro digitale come metodo di pagamento alternativo, facendone crescere l’utilizzo corrente.
La regolamentazione europea
Al di là delle CBDC, che sono ancora in fase di valutazione a livello UE, tutti gli asset cripto che spopolano il mercato globale sono stati per anni esclusi da una regolamentazione europea oppure parzialmente regolati a livello nazionale. Questo ha creato più o meno grandi difficoltà legate alla necessità di provvedere pacchetti normativi integrati fra loro ed abbastanza innovativi da non limitare le potenzialità del fintech.
Il regolamento MiCA
Per far fronte a questo scoglio, lo scorso 30 giugno le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo provvisorio sul regolamento relativo ai Mercati delle Cripto-Attività (MiCA) proposto dalla Commissione nel settembre 2020 (COM(2020) 593). Una volta confermato dal Parlamento europeo e dal Consiglio, Il MiCA stabilirà un quadro giuridico per la regolamentazione uniforme degli asset cripto. Lo scopo di MiCA è quello di garantire la protezione dei consumatori e la stabilità finanziaria, consentendo allo stesso tempo, l’innovazione nei vari settori del fintech e della blockchain. MiCA si concentra in particolare sulla regolamentazione degli emittenti di asset cripto, sulle sedi di negoziazione in cui avvengono le transazioni cripto e sui portafogli virtuali. Oltre al MiCa, l’accordo provvisorio del 29 giugno scorso sul regolamento, proposto dalla Commissione nel dicembre 2021, per la Trasmissione di Informazioni sui Trasferimenti di Fondi e sui Trasferimenti di Determinati Asset Cripto (COM(2021) 422) è anch’esso di fondamentale importanza. Quest’ultimo obbligherà anche i prestatori di servizi di pagamento virtuali a scambiarsi informazioni sul pagatore e sul beneficiario del trasferimento al fine di combattere il riciclaggio o il finanziamento al terrorismo anche nel mercato degli asset cripto.
L’importanza dell’armonizzazione legislativa
Resta ora da attendere la conferma finale dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Si prevede infatti che entrambi i regolamenti si applicheranno entro i prossimi 18 mesi e quindi probabilmente entro la fine del 2023. Nel Frattempo, la Banca Centrale Europea si è raccomandata con gli Stati Membri sulla necessità di armonizzare le diverse regolamentazioni nazionali relative agli asset cripto per evitare di creare sovrapposizioni legislative che potrebbero danneggiare gli utenti o creare doppi standard. Secondo l’analisi sviluppata dal CEP infatti, regole europee uniformate sull’uso degli asset cripto, che siano cripovalute, stablecoins o token, sono senza dubbio di fondamentale importanza per rendere questo mercato più efficiente ed equo: aumentano la certezza legale per gli investitori, diminuendo i possibili rischi e richiedendo maggiori garanzie.