All’Ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di ieri avrebbe dovuto esserci anche il pacchetto di misure fiscali preparato dal Ministero dell’Economia, contenente, oltre al nuovo catasto, anche il calendario per incentivare le imprese ad adottare la fatturazione elettronica a supporto di tutte le transazioni (non solo quelle verso la PA).
“Avrebbe dovuto esserci” perché purtroppo il tavolo del Consiglio ha deciso di rinviare questa parte (relativa alla Delega Fiscale) alla prossima riunione.
Come leggere questa scelta di procrastinare il pacchetto sulle misure fiscali? Si fanno strada due possibili prospettive.
La prima, quella che preferisco, identifica nell’assenza del Ministro Padoan (impegnato all’Eurogruppo decisivo sulla Grecia) la principale causa del rinvio: era naturale spostare più avanti la discussione di una norma che può essere tanto innovativa quanto rivoluzionaria per il nostro sistema paese.
Per capirne il grado di innovazione è sufficiente valutarne criticamente l’impatto. Puntare sulla digitalizzazione nelle relazioni commerciali – evidentemente dando un giusto tempo a Pubbliche Amministrazioni e imprese (in particolare quelle più piccole) di dotarsi di quanto necessario (leggasi: non con l’intento di «partire domani mattina») – può rappresentare un’ottima occasione per diffondere nel nostro tessuto imprenditoriale ed economico, sensibilità e cultura verso l’innovazione digitale. Un tema troppo spesso poco considerato nelle agende strategiche delle imprese e delle PA del nostro Paese. Inoltre, tutto questo avverrebbe facendo leva su un sistema di incentivi, ispirato dalla volontà di ridurre il peso della burocrazia e andare nella direzione di una semplificazione concreta, più volte auspicata e ancora troppo poco realizzata. L’idea di massima che ispira la Fatturazione Elettronica B2b, infatti, è che chi la fa possa evitare adempimenti, comunicazioni e altri appesantimenti burocratici: procedure spesso noiose e indubbiamente costose che le imprese devono sostenere verso la Pubblica Amministrazione. Semplicemente trasferendo fatture in formato elettronico e mettendole a disposizione degli organismi preposti al controllo fiscale, questi potrebbero direttamente estrarne quanto necessario per supportare le stesse imprese (soprattutto quelle più piccole e in fase di avvio) nella fase di dichiarazione e liquidazione dei redditi e, parallelamente, intercettare e bloccare sul nascere i fenomeni di frode, senza che vengano ulteriormente richieste, alle imprese contribuenti, informazioni spesso già in possesso della PA.
La seconda prospettiva, invece, è che l’aver rimandato questa discussione dipenda dal fiorire di qualche titubanza, nel percorso verso l’innovazione digitale che si intravede dietro l’attuazione dell’articolo 9 della Delega Fiscale. In questo caso, la presenza di eventuali dubbi, mi preoccuperebbe un po’ di più: l’impatto sulla sensibilità politica di ciascuno, infatti, temo possa rivelarsi addirittura superiore rispetto a quello che si potrebbe avere su processi di imprese e Pubbliche Amministrazioni. E temo che queste dinamiche possano rallentare, se non fermare, uno sviluppo digitale di cui, come Sistema Paese, abbiamo senza dubbio un gran bisogno. Un bisogno che si declina in strumenti informatici innovativi e pervasivi da introdurre, rigorosamente integrati o integrabili, in norme orientate ad accogliere e stimolare le soluzioni digitali ma, soprattutto, in una crescente “sensibilità/cultura” del digitale, per ambire a crescere in competitività, non a strappi ma con lungimiranza e continuità. Lo scenario attuale vede le tecnologie necessarie ormai consolidate, pronte e disponibili. E’ invece la “mentalità” con cui si affronta l’innovazione digitale ad apparire più lenta, inerziale se non “polverosa”. Tuttavia, è anche contaminabile da rapide dinamiche di evoluzione, quelle stesse che stanno cambiando le abitudini di ciascuno di noi, nei panni di utenti consumer: per esempio con l’uso di siti di eCommerce, di Mobile App, di Smartphone e Tablet sempre più potenti, con la comunicazione attraverso i social network, con la crescente consapevolezza che un’informazione può essere trovata anche senza la difficoltà di doverla cercare affannosamente, ecc.
Contro questa “mentalità” che vede nelle prassi consolidate su processi obsoleti (e spesso ormai insostenibili) sinonimi di certezze e rassicuranti modelli di riferimento, un incentivo deciso verso la fatturazione elettronica – che in modo semplice affronta uno snodo cardine nei processi di business, con impatti commerciali, fiscali, legali e finanziari – può favorire la diffusione di nuove pratiche organizzative e di nuovi approcci all’innovazione digitale: cominciando proprio dal modo di leggere e affrontare le relazioni di business nel nostro Sistema Paese.