C’era una volta il dossier delle fatture, entrata e uscita, l’albo con le cartelline trasparenti negli scaffali in legno dell’ufficio ragioneria. La rivoluzione del 31 marzo 2015 non si è ancora del tutto compiuta nei Comuni. La fattura elettronica è entrata negli Enti locali e in tutta la PA non certo in punta di piedi. E se nei centri più grandi, più strutturati, il cambiamento è stato più semplice da gestire, per i piccoli Comuni oggi il percorso è ancora in salita, tra errori e spiegazioni da dare ai fornitori. Sono state in molti casi le Regioni a predisporre sistemi avanzati di gestione delle fatture elettroniche: veri e propri portali territoriali. Su quello piemontese, curato dal CSI, ad esempio è possibile gestire le fatture attive e passive della pubblica amministrazione in formato “FatturaPA”, attraverso l’integrazione con il sistema nazionale di interscambio delle fatture elettroniche Sdi. La “FatturaPA” è una fattura elettronica ai sensi dell’articolo 21, comma 1, del DPR 633/72 ed è la sola tipologia di fattura accettata dalle Amministrazioni pubbliche, strutturata secondo un apposito formato XML, firmata digitalmente, veicolata tramite apposito sistema di interscambio, accompagnata da apposite notifiche, anch’esse in formato xml. La Lombardia aveva non solo sulla Regione, ma anche per altri enti anticipato i tempi: da due anni (sin dal luglio 2014) la fattura elettronica è stata una necessità, l’unica possibile almeno verso l’ente regionale. L’Emilia Romagna ha attivato un proprio “nodo di interscabio”, NoTier, oltre a quello nazionale che controlla i file di passaggio da e verso la PA sul quale vengono scambiate circa 3 milioni di fatture al mese. Tutte le Regioni hanno dunque seguito con le loro Direzioni Enti locali i percorsi di transizione. Formazione e informazione, oltre alla predisposizione di sistemi informativi per limitare l’impatto del cambiamento.
I vantaggi della fattura elettronica non sono pochi, secondo quanto comunica il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Zero carta, zero fatture perse, zero errori nel caricamento dei dati. Ma anche immediata segnalazione alle imprese di indirizzamenti sbagliati, rapida trasmissione delle fatture in tutto il loro ciclo di vita, minori costi per la PA. Per la pubblica amministrazione significa poter monitorare la spesa pubblica in tempo reale. Necessità obiettivamente forti in particolare per gli Enti locali, alle prese con pareggio di bilancio e nuovo sistema di contabilità. I piccoli Comuni hanno non poco sofferto per il cambiamento. Il punto di svolta di fronte a cambiamenti della “tradizione” come questo, è evidente. Il sistema di fatturazione elettronica nei piccoli è da far rientrare nella gestione associata, come elemento trasversale alle diverse funzioni, imprescindibile. L’automazione, la semplificazione, la digitalizzazione sono elementi che hanno nelle Unioni di Comuni il loro compimento.
Un ufficio dedicato alla gestione contabile, al bilancio, agli acquisti e ai pagamenti è al centro delle nuove Unioni, che condividano o meno la funzione “amministrazione generale e controllo”. Va in questa direzione – scelta culturale e politica prima che organizzativa e gestionale – il supporto che Anci con Ifel ha dato nell’ultimo anno ai Comuni. Con i sindaci non proprio entusiasti delle nuove soluzioni previste per la gestione delle finanze comunali. “Con il bilancio bloccato dalle formule del pareggio – commenta Roberto Colombero, primo cittadino di Canosio, Comune di 80 abitanti a 60 chilometri da Cuneo verso la Francia – altro che fare e ricevere fatture. Il nostro avanzo di amministrazione è stato catturato a Roma. Congelato. O preso per sempre. Non ci siamo. Possiamo anche ricevere e inviare fatture elettroniche nelle Unioni e nei Comuni, ma si eviti di dire che questo risolve il problema del debito pubblico. Non sono certo i piccoli Enti locali ad averlo creato”. “Tenere sotto controllo la spesa con la fattura elettronica? Avrà forse altri meriti – aggiunge Agnese Benedetti, sindaco di Vallo di Nera – ma non si dica che i debiti dello Stato li abbiamo fatti noi, ‘amministratori volontari’ che guidano le comunità come una famiglia. Vada per la fattura elettronica, vada per le gestioni associate, ma non ci vengano a dire che servono per risparmiare. Non abbiamo bisogno di un ‘grande fratello’ sui Comuni e sui bilanci, non siamo noi a dover tagliare. L’innovazione deve guidare tutti i processi della PA, con efficienza e risparmio. Non proprio evidenti nelle strutture centrali dello Stato”.