Freedom of information act

Foia: quattro obiettivi per farlo funzionare

Il rischio è che resti uno strumento circoscritto a una elite. Ora bisogna lavorare su un front office per i cittadini, sulla formazione dei dipendenti. E per combattere la nascita di una burocrazia del Foia

Pubblicato il 20 Mag 2016

Michele Vianello

consulente e digital evangelist

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UN FOIA PER L’ITALIA, A FORUMPA 2016 IL 26 MAGGIO (15-18)

Bene, e adesso? Cosa ci aspettiamo?

Ci siamo mai chiesti, o abbiamo seriamente indagato su come, in questi anni gli italiani abbiano utilizzato Amministrazione Trasparente.? Una analisi empirica ci fa dire che i nostri connazionali hanno usato pochissimo gli strumenti di trasparenza e di democrazia diretta che con grande dovizia le Pubbliche Amministrazioni hanno messo a loro disposizione ormai da qualche anno.

Mi si dirà che il FOIA qualitativamente mette a disposizione dei cittadini opportunità infinitamente più ampie di quelle di Amministrazione Trasparente o degli attuali portali degli open data.

Vero. Ma, ciò che mi sento di dire é che il FOIA, sia come strumento in sé, che come opportunità di praticare “trasparenza” sia oggi una cosa frutto delle élite che scambiano il loro sentire e volere -contraddittorio- con quello del Paese.

Le nostre pagine su Facebook non sono il Paese.

Ovviamente chi scrive ritiene che il FOIA (così come gli open data) sia uno strumento formidabile, se utilizzato bene e con finalità chiare.

In tutti i casi pochi si sono interrogati sulle conseguenze che l’introduzione di questi strumenti avrà sulla cultura e sui modelli organizzativi della Pubblica Amministrazione.

Ho avuto modo di rifletterci a lungo, di interrogare molti pubblici dipendenti, di simulare assieme a loro ciò che potrà succedere.

Quelle che seguiranno sono alcune sommarie prime considerazioni che mi riprometto di approfondire dopo una prima esplorazione fatta sul campo.

Quando parliamo di Pubblica Amministrazione dobbiamo intendere un corpo variegato, ampio, molto articolato.

Chiedere di esercitare l’accesso civico per accedere ai dati del Ministero della Pubblica Amministrazione, non sarà la stessa cosa che rivolgersi al Comune di Vimercate.

La forma, le modalità saranno le stesse, l’oggetto e la qualità della domanda saranno infinitamente diverse.

Cosa mi aspetto:

  • non vedo grandi richieste di documenti che consentano di riprodurre il Watergate anche in Italia (addio sogno americano, Obama, Robert Redford e Dustin Hoffman continueranno a stare lontani dall’Italia);

  • vedo piccoli scandali e piccole polemiche molto locali sugli usi e i costumi degli uomoni politici o del potere amministrativo locale. Ma, qui il FOIA non aggiunge nulla di nuovo ad Amministrazione Trasparente o ai poteri che i consiglieri comunali già hanno, se non la possibilità di suscitare innumerevoli contenziosi che faranno la felicità degli avvocati civilisti;

  • vedo invece molta attività sull’accesso ai documenti di gara, alla stesura dei contratti, sulla verifica della gestione del patrimonio pubblico;

  • le polemiche e gli “utili contributi” sull’impiego dei “soldi pubblici” rientreranno nel novero dell’arricchimento della ricerca e dello studio e della polemica politica. Vedo innumerevoli, inutili app all’orizzonte.

Se il FOIA é importante, ed é importante, la nostra attività attività dovrà rivolgersi in due direzioni.

La prima sarà rivolta ad aiutare la PA a migliorare i propri livelli di trasparenza e di “organizzazione trasparente”.

La seconda (alla quale dedicherò un secondo articolo, appena avrò un attimo per scrivere) sarà rivolta all’educazione alla trasparenza da parte dei cittadini che non vedo assolutamente nel ruolo di “guardiani della Pubblica Amministrazione”.

Il Consiglio di Stato nell’esprimere il suo parere al Decreto Delegato ha espresso questo concetto che mi piace molto e che condivido interamente.

“A volte, in passato, l’esigenza di trasparenza è stata collegata ad oneri – regolatori, amministrativi, economici – ‘non necessari’ al perseguimento dello scopo. Ciò ha indebolito, di fatto, il perseguimento dello scopo medesimo, creando piuttosto una sorta di ‘burocrazia della trasparenza’ che andava a sovrapporsi alla burocrazia già esistente, con risultati poco rilevanti per la tutela di questo valore fondamentale, ma con importanti effetti collaterali negativi, dall’incremento di oneri all’incentivazione degli stessi fenomeni corruttivi che si intendeva contrastare.”

Sottoscrivo ogni singolo rigo. Quindi,

il primo obiettivo sarà quello di evitare il consolidarsi di una “burocrazia del FOIA” interna ed esterna (avvocati e militanti del FOIA in primis) all’Ente. Il moltiplicarsi degli oneri di pubblicazione e il “diniego motivato” potranno rafforzare questa fattispecie negativa.

Una corretta digitalizzazione dei diversi procedimenti ad un tempo aiuterà la trasparenza e la prevenzione della corruzione, impedirà la burocratizzazione della trasparenza. Per questo basterà applicare correttamente (scadenza ultima 15 agosto 2016) quanto già la legge prevede in materia di fascicolazione, conservazione e accesso.

Esempio 1) molti si sono dimenticati che il nuovo Codice degli Appalti non prevede la immediata digitalizzazione dei documenti di gara presentati dalle imprese con ceralacca e buste. Sono curioso di vedere l’esercizio dell’accesso civico nella verifica di buste e ceralacca.

Esempio 2) poiché non digitalizzato correttamente il postare gli atti in Amministrazione Trasparente é oggi un esercizio burocratico, faticoso, inutilmente persecutorio per i pubblici dipendenti. L’obiettivo sarà quello di eliminare gli scanner realizzando flussi informatici.

Il secondo obiettivo sarà quello di formare dei front office qualificati negli enti trasformando e riqualificando il ruolo e la funzione degli URP.

La legge prevede che, tra gli altri, gli URP saranno il luogo -io penso privilegiato- di presentazione delle istanze di accesso civico.

Gli URP, generalmente, oggi non sono culturalmente e logisticamente attrezzati per gestire questa novità. L’obiettivo sarà quello di formare gli URP di “nuova generazione”.

Il terzo obiettivo, che dovrà procedere di pari passo agli altri, sarà quello di educare e formare i dipendenti pubblici ad una corretta archiviazione degli atti (possibilmente in formato digitale) per consentirne un rapido accesso al cittadino. Nella “corretta archiviazione” intendo anche le forme di visualizzazione.

Oggi gli atti pubblicati sono formalmente ineccepibili (qualche volta sono anche più trasparenti di quanto la legge esiga), peccato che, per il normale cittadino siano assolutamente inconmprensibili poiché salvati e presentati con il linguaggio della PA.

Il quarto obiettivo é rivolto all’ANAC affinché nelle linee guida -che dovrà emettere al più presto- di precisazione dei casi di esclusione dall’accesso civico, crei le condizioni affinché un moderno strumento di cittadinanza quale é il FOIA non si trasformi in una fase di infiniti contenziosi tra le imprese (qualcuno pensa davvero che le gare o i contratti interesseranno un normale cittadino?) e le stazioni appaltanti.

Qui mi fermo. Non é poco come obiettivo da raggiungere.

La prossima puntata la vorrei dedicare ai cittadini e alle imprese.

Mi dimenticavo. Nello scrivere, di getto, queste considerazioni ho pensato alle decine di dipendenti dei comuni che sto incontrando in tutta Italia grazie al mio lavoro.

Con loro sto simulando l’effetto del FOIA sul lavoro di ogni giorno.

Ricordatevi che senza di loro la riforma non avrà effetto, diventerà una variante maggiormente burocratica di Amministrazione Trasparente.

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