Si è appena conclusa la “Fase 2” dell’iter di accesso al Fondo Innovazione, con la richiesta di ricevere il 20% del contributo per gli enti che hanno raggiunto i tre obiettivi:
- attivazione di Spid su almeno 1 servizio,
- onboarding all’app IO e attivazione di 2 servizi,
- attivazione di PagoPa e di 2 servizi (1 se si è “nuovi di pagopa”) con almeno 1 transazione per servizio
Cerchiamo di riassumere la nostra esperienza relativa alla Fase 2 e alcune ipotesi di lavoro sulla Fase 3.
Fondo innovazione, le prossime scadenze per i Comuni: come arrivare preparati
Fase 2: una corsa all’ultimo respiro per gli enti impreparati
La Fase 2 segue la prima fase, conclusa il 15 gennaio 2021, in cui i comuni erano semplicemente chiamati a iscriversi al Fondo, attraverso il portale indicato da PagoPa SpA.
Il successo è stato indubbio: 7246 comuni hanno aderito, come indicato sul sito del MID (tra l’altro appena rivisto a livello di forma e contenuto). Di questi, 5560 hanno aderito singolarmente e 1686 mediante accordi con le relative regioni (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Molise, Puglia, Veneto e la Provincia Autonoma di Trento).
Anche in questo caso, per numerosi enti è stata una corsa all’ultimo respiro, perché sebbene di IO si parli da almeno 3 anni, di PagoPA da 5 e di SPID da prima ancora, ci sono diversi enti locali che hanno fatto la scelta di “pensarci più avanti”, oppure semplicemente “ne avevano sentito parlare” ma non erano consapevoli di quanto questi elementi fossero importanti.
IO, Spid e PagoPa sono infatti i “building blocks” (i mattoncini, con ANPR e CIE, detti anche piattaforme abilitanti) della strategia denominata” sistema operativo del Paese”, che sta aiutando e aiuterà la pubblica amministrazione centrale e locale a trasformarsi digitalmente, come richiesto dalla realtà, dai cittadini e dalle imprese.
La “corsa degli enti” ha portato un probabile sfoltimento degli aderenti entro il 28 febbraio, visto che non tutti i 7246 riusciranno probabilmente a raggiungere l’obiettivo.
La parte interessante è che nel “correre verso la scadenza” i comuni sono inciampati proprio in Spid, IO e PagoPA e quindi hanno iniziato a masticare i termini dei loro vocabolari, a capirne l’utilità, magari a fare Spid o a installare IO anche personalmente come cittadini, e così anche i dipendenti pubblici hanno iniziato (se non l’avevano già fatto) a fare loro dei termini associati alle piattaforme abilitanti.
Aiutare i comuni con formazione e accompagnamento
Come ConsorzioIT abbiamo fatto la scelta di creare dei tavoli di lavoro accompagnando in maniera aggregata gli enti che fanno capo alla nostra in-house e per cui siamo partner tecnologici. Questo ha permesso di creare dei momenti di formazione e contemporaneamente di avanzamento, oltre che di standardizzazione.
I comuni sono stati divisi in alcuni gruppi:
- a quelli in stadio avanzato abbiamo spiegato i passi da seguire e poi li abbiamo lasciati raggiungere la metà in autonomia;
- a quelli di media capacità e competenza sui temi, abbiamo fatto formazione e poi li abbiamo accompagnati alla metà, come una bella cordata:
- a quelli più in difficoltà, abbiamo dato una mano (a volte spingendoli) per raggiungere lo scopo.
Non è sempre stato facile creare il giusto livello di comprensione: alcuni avevano le nozioni, altri no e per tutti è stato come iniziare a correre insieme una 10 km con alcuni allenati, altri meno, altri con la pancia. Quindi si è cercato di dare la formazione di base utile a tutti per arrivare all’obiettivo e riuscire a completare il primo tratto da 10 km.
Verso la “Fase 3”
La Fase 3 è quella veramente interessante.
Il tempo è molto di più (10 mesi) rispetto alla fase 2, ma la sfida sicuramente più importante:
- almeno un servizio su Spid (ma direi tutti, visto che dal 30.09 non sarà più possibile utilizzare credenziali diverse da Spid e Cie),
- attivare almeno 10 servizi su IO con relativi messaggi,
- attivare il 70% dei pagamenti che l’ente eroga prendendoli dall’elenco della tassonomia.
PagoPa spa che nella prima fase della “corsa” ha preparato un “ristoro con thè caldo e panini” (cioè l’erogazione del 20% del contributo), ha deciso a fine anno di mettere oltre ai panini anche il dolce: oltre all’ 80% della contribuzione (se alcuni enti perderanno il 20%, siamo sicuri che rinunceranno a fatica all’80%), c’è la premialità per chi ha raggiunto tutti e due gli obiettivi (20% e 80%).
La premialità è del 40% massimo e include anche l’accesso con CIE.
Se infatti nel decreto semplificazioni si era parlato di CIE, Spid, IO e pagoPA, nel Fondo Innovazione CIE era rimasta fuori, ma solo per un momento essendo poi rientrata con la premialità.
Quindi sarà importante attivare su tutti i servizi anche “entra con CIE”.
Missione: uniformare le competenze
Quello che abbiamo pensato per questa fase è sempre un modello a tavoli di lavoro con gli enti, con un mese di marzo dedicato alla formazione (allenamento) in modo che nessuno resti indietro.
Questi tavoli serviranno a uniformare le competenze, facendo un travaso non solo da formatori a comuni, ma anche tra comuni, creando un gruppo di lavoro aggregato che possa dare valore aggiunto condividendo esperienze.
Tra le cose condivise anche in Fase 2, una cosa è balzata all’occhio subito: la necessità di far partecipare a questo percorso non solo le ragionerie, non solo i referenti prescelti del Fondo Innovazione dell’ente, ma anche sindaci, amministratori, segretari, colleghi. Perché se si vuole fare trasformazione digitale dell’ente (ovvero l’obiettivo che sottintende il Fondo Innovazione) serve prima di tutto coinvolgimento e lavoro sulla cultura delle persone.
Se, ad esempio, per la Tari la ragioneria se la può cavare parlando con gli amministratori, per le multe deve parlare con la Polizia Locale e la Polizia Locale deve parlare con la ragioneria, per la Mensa magari con i servizi Sociali, per l’anagrafe con i Demografici, quindi devono crearsi rapporti di interconnessione e di lavoro comune, oltre che esserci vocabolari condivisi.
Per questo serve che la formazione sia estesa a tutto l’ente e non solo a un pezzettino, come se agli altri non interessasse. Il Fondo Innovazione ha dato la spinta economica (e tolto l’alibi del “non fare perché non ci sono i soldi”) per realizzare un cambiamento digitale e trasformazionale che serve alla PA e che probabilmente verrà rafforzato dal bando piccoli comuni e dai fondi del PNRR.
Lavorare sui processi
Da aprile, poi, ci sarà il lavoro importante: lavorare sui processi, con le persone, i colleghi, i cittadini per realizzare cambiamento.
Bisognerà prendere dei servizi e nel migrare a PagoPa, Spid, Cie e App IO analizzarli, capire come migliorarli, renderli digitali (se è utile passare al digitale, in parte o in toto con gli switch off), confrontarsi nei tavoli di lavoro per fare tesoro dell’esperienza degli altri enti che sono più avanti, in generale o nello specifico servizio, e portare a compimento questo cambiamento fatto di pagamenti, autenticazione, messaggi ai cittadini e interoperabilità.
Ovvero fare digitalizzazione “utile”. Perché i soldi che arrivano vanno spesi bene, per generare cambiamento.
Proprio in questo cambiamento saranno importanti le integrazioni. I partner tecnologici rendono disponibili dei portali di gestione dei pagamenti, ma senza le integrazioni è impensabile fare una TARI di migliaia di posizioni. La Tari deve riconciliarsi correttamente sia con parte tributaria che con parte contabile e per farlo serve l’integrazione tra software del partner tecnologico e verticale della contabilità e tributi.
Per inviare i messaggi su IO sarà importante l’integrazione con le sue API.
Quindi il Fondo Innovazione permette anche di affacciarsi alla nuova era della PA, il passaggio dalla sola digitalizzazione che sembrava molto “informatizzazione” alla digitalizzazione che esplode nel suo potenziale mediante l’interoperabilità.
La sfida è enorme, il potenziale ancora più grande, le possibilità solo da pensare e immaginare. Il Fondo Innovazione apre le porte a queste possibilità. Sta alla PA e chi la aiuta in questa trasformazione coglierla.