formez

Formazione PA, il digitale migliora la qualità dei servizi pubblici

L’importanza di migliorare il livello delle competenze digitali è quanto mai viva all’interno della PA. Il piano formazione varato dal ministro Renato Brunetta può essere una svolta per aumentare la qualità dei servizi ai cittadini e avere tutti gli strumenti per cogliere l’opportunità dei progetti legati al PNRR

Pubblicato il 04 Mar 2022

Domenico Bonaventura

Area Comunicazione Formez PA

cittadinanza_649281910

Dopo aver subito gli effetti nefasti (dal punto di vista operativo e della reputazione presso l’opinione pubblica) della decisione di “chiudere i rubinetti” del finanziamento e del turn over, la Pubblica Amministrazione può tornare – forse – a vedere un orizzonte di ottimismo. Come annunciato dal ministro Renato Brunetta, per i tre milioni e duecentocinquantamila dipendenti pubblici italiani sono disponibili due miliardi di euro in cinque anni nell’ambito del progetto “Ri-formare la PA. Persone qualificate per qualificare il Paese”.

La PA alla sfida del PNRR: luci e ombre per una svolta

Cosa significa formare e riqualificare i dipendenti pubblici: gli impatti sui cittadini

Formare e riqualificare gli oltre tre milioni di dipendenti pubblici significa aumentare la qualità dei servizi erogati ai cittadini e, allo stesso tempo, avere tutti gli strumenti necessari per poter cogliere l’enorme opportunità dei progetti legati ai fondi del PNRR. Quella dell’aumento delle competenze digitali del personale delle Pubbliche amministrazioni è una delle sfide più importanti per sostenere e accompagnare la transizione digitale del Paese.

Il progetto “Ri-formare la PA. Persone qualificate per qualificare il Paese” è infatti un piano strategico di medio-lungo periodo che ha un obiettivo ben definito: la valorizzazione e lo sviluppo del personale della PA, e vede Formez PA giocare un ruolo di primo piano.

Di cosa si tratta, per la precisione? È lo stesso Brunetta a definirlo come un grande percorso per “ricaricare le batterie della PA”. In che modo? Sarà possibile attivarlo attraverso un piano poderoso di formazione dei dipendenti, che porterà molti di questi ultimi a fare un passo in avanti rispetto alla loro attuale situazione. Che si tratti di ottenere una laurea, un master o un corso di specializzazione, tutto sarà finalizzato a preparare il personale alla transizione digitale, una delle più grandi sfide del mondo contemporaneo e uno degli assi fondamentali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Gli obiettivi del Piano formazione

Attraverso il protocollo d’intesa siglato nello scorso mese di ottobre col ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, e l’adesione dell’Università La Sapienza di Roma, di Tim e di Microsoft, il progetto punta a due obiettivi. Da un lato, appunto, favorire la conoscenza e la competenza dei lavoratori pubblici, agevolandone l’iscrizione agli atenei grazie alla collaborazione della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Dall’altro, l’inizio di programmi formativi specifici per sostenere le transizioni previste dal Pnrr. Innanzitutto, la transizione digitale appunto, attraverso la collaborazione di partner pubblici e privati, nazionali e internazionali, che avranno tempo fino al 31 gennaio prossimo per proporre la propria candidatura.

Dopo alcuni eventi che hanno messo in pericolo i dati dei cittadini a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni (si pensi a quanto avvenuto nel Lazio), una cura particolare sarà riservata all’ambito della cybersicurezza, oggetto di un protocollo ad hoc in via di definizione con il Ministero della Difesa.

Il cosiddetto “piano formazione” si affianca alla massiccia opera di turnover e di assunzioni già in atto nella PA per l’attuazione del PNRR. La crescita del livello formativo dei dipendenti pubblici già in servizio, con nuovi contratti e conseguenti miglioramenti di carriera e di retribuzione, avverrà ad opera di Formez PA e della Scuola Nazionale dell’Amministrazione.

Competenze digitali

Moltissime competenze hanno subito quello che molti hanno definito un processo di obsolescenza, peraltro proprio nel secondo decennio degli anni Duemila. Proprio negli anni, cioè, in cui la spinta propulsiva della tecnologia applicata all’ambito lavorativo è diventata travolgente e in cui il digitale ha invaso tutti i settori, con conseguente riorganizzazione dei metodi e delle dinamiche di lavoro.

Naturalmente, l’espansione dell’utilizzo del digitale ha richiesto e continua a richiedere sempre maggiori competenze perché l’utilizzo sia ottimale. Dati provenienti da moltissime ricerche confermano la necessità di insistere sull’azione volta a incrementare il livello di competenze digitali.

Conclusioni

L’importanza di migliorare il livello delle competenze digitali, dunque, è quanto mai viva all’interno della Pubblica Amministrazione. Il progetto “Ri-formare la PA. Persone qualificate per qualificare il Paese” può essere una svolta da questo punto di vista, anche considerando le ingenti risorse a disposizione. Come detto, il fondo a disposizione è di circa due miliardi. Dove vengono reperiti? Un miliardo (200 milioni all’anno per cinque anni) arriva in larga parte dal PNRR e in misura minore (circa 40 milioni l’anno) da fondi strutturali. Un altro miliardo, invece, verrà attinto ai fondi previsti dalla Legge di Bilancio (50 milioni l’anno) e alla spesa annua attuale, che si attesta intorno ai 150 milioni.

Proprio quest’ultima cifra – 150 milioni l’anno – rappresenta quello che finora viene investito annualmente per la formazione degli oltre tre milioni di dipendenti pubblici. Ciò vuol dire poco più di 47 euro a testa. Al contrario, il Piano formazione moltiplica questa cifra addirittura per tredici. Un vero e proprio investimento, fondamentale se consideriamo l’importanza che la formazione stessa ha assunto nell’ambito lavorativo, specie se questo è proiettato al digitale e alla semplificazione. Un elemento, quello della semplificazione digitale, che non può essere diviso in nessun modo dall’elemento della comunicazione, per trasportare all’esterno – cioè al cittadino, il vero pilastro e riferimento della PA – come la PA opera e ciò che mette in atto per modificarsi e modernizzarsi.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati