Le più recenti analisi sullo stato di digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana evidenziano il persistere di soluzioni sviluppate secondo logiche a silos, distribuite a macchia di leopardo e poco integrate o integrabili. Inoltre i dati ci dicono che sul lato del front office il livello di informatizzazione è abbastanza soddisfacente mentre persistono maggiori difficoltà dalla parte del back office.
La ricerca delle cause di questa difformità deve tener conto di come è cresciuto l’e-government all’interno dell’evoluzione tecnologica degli ultimi venti anni.
Gli obiettivi primari del primo avviso e-government, risalente al 2002, prevedevano lo sviluppo di servizi online per cittadini e imprese e la creazione e integrazione di infrastrutture per lo scambio di informazioni tra le pubbliche amministrazioni.
A partire da quel momento è iniziata l’attività di sviluppo di servizi online per i cittadini tramite la progettazione da zero di soluzioni digitali in sostituzione della consueta modalità cartacea. Lo stesso approccio non era applicabile per i back office in quanto moltissimi contesti già utilizzavano procedure informatizzate progettate per scopi specifici, che memorizzavano i dati necessari in data base proprietari senza curare l’aspetto dell’interoperabilità. Questo retaggio ha portato al proliferare di una miriade di front office, tutti diversi ma molto simili, dedicati a specifiche esigenze dell’utente, alcune volte integrati con la relativa applicazione di back office già esistente, altre volte non integrati affatto riproducendo in output il vecchio modulo cartaceo. Allo stesso modo le funzioni di interoperabilità verso altri enti rimanevano limitate a set di dati molto specifici. Questo modello ha mostrato i suoi limiti fin da subito non essendo di fatto adeguato a supportare la velocità con cui la tecnologia si evolve e i mutamenti sociali e di mercato che stanno avvenendo. Ad oggi vi è un’urgenza di riqualificare le metodologie di progettazione dei sistemi tenendo conto dei nuovi scenari che nascono a seguito dell’aumento esponenziale della potenza di calcolo, della sempre maggiore disponibilità di banda larga, del diffondersi della produzione di big data e dell’internet of things, unitamente alla crescente influenza dei social media.
Tutto ciò impone che la transizione alla modalità operativa digitale sia fondata su una visione di sistema integrato e connesso dove possa essere possibile utilizzare un dato raccolto, ad esempio, in una procedura di autorizzazione per aprire un bar, in contesti totalmente diversi e inimmaginabili a priori come il controllo del traffico, le analisi ambientali o la pianificazione di un percorso turistico culturale.
La Regione FVG, convinta che il cambiamento vada affrontato in maniera attiva, con la legge regionale n. 9 del 14 luglio 2011[1] ha introdotto il Sistema Informativo Integrato Regionale (SIIR)[2] per lo sviluppo, la diffusione e l’utilizzo integrato delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle pubbliche amministrazioni e nella società regionale.
Il SIIR mette a disposizione di tutti gli enti pubblici regionali i sistemi informativi, telematici e tecnologici e comprende il complesso delle basi di dati, dei servizi e delle procedure, nonché delle reti trasmissive ed è articolato in ragione dei settori di competenza dei singoli soggetti per le funzioni amministrative, gestionali e tecniche dei dati e dei servizi. Gli obiettivi che si pone riguardano l’aumento dell’efficacia e dell’efficienza complessiva del sistema, la razionalizzazione della spesa ICT, la comunicazione e l’interscambio per e tra le realtà della pubblica amministrazione della Regione garantendo al contempo l’interoperabilità con i sistemi che aderiscono agli standard di cooperazione applicativa definiti a livello nazionale ed europeo.
L’Agenda digitale regionale[3] delinea, all’interno del SIIR, una strategia che mette al centro i processi (Business Process Management[4]) prevedendo le attività necessarie alla loro definizione, ottimizzazione, monitoraggio ed integrazione con l’obiettivo primario di rendere efficace l’azione amministrativa. Gli elementi fondanti della strategia prevedono le seguenti tre macro attività:
- l’identificazione, rispetto agli utenti, di contesti omogenei derivabili dalla standardizzazione di processi differenti: ad esempio, l’acquisizione online dei dati necessari per presentare un’istanza a un comune o a un ente regionale è un contesto omogeneo rispetto ai processi relativi a specifiche richieste di contributo o di autorizzazione provenienti da cittadini o imprese;
- la definizione di un’unica ontologia dei dati: per ogni contesto si identificano i dati coinvolti omogeneizzandoli e classificandoli all’interno di una semantica ben definita individuando, al contempo, quali sono i dati master per l’amministrazione;
- l’implementazione di una piattaforma basata su una serie di moduli software auto consistenti (building blocks) che, come dei mattoncini del lego, possono essere connessi e orchestrati per andare a costituire un processo. I building blocks sono relativi a dati, applicazioni e servizi e la loro integrazione avviene tramite regole di interoperabilità standard permettendo di estendere e migliorare il portafoglio IT esistente. Un modulo può essere a sua volta il risultato della composizione di blocchi più piccoli.
L’approccio seguito è di tipo “think small to reach the big”: si è scelto di concentrarsi su contesti di interesse prioritario che presentano dei requisiti che li rendono idonei al raggiungimento degli obiettivi; consapevolezza e voglia di innovare sono ad esempio requisiti essenziali.
In questa logica, all’interno della piattaforma FVG, le piattaforme abilitanti nazionali come il Sistema Pubblico d’Identità Digitale (SPID), PagoPA e FatturaPA, corrispondono a dei building blocks che fungono anche da intermediari tecnologici tra il territorio e il livello centrale. A titolo esemplificativo possiamo ricordare in questa sede la piattaforma regionale dei pagamenti elettronici, che gestisce qualsiasi tipo di pagamento verso PagoPA: è stato possibile integrarla, sostanzialmente a costo zero, sia con sistemi interni al SIIR (ad esempio i CUP delle aziende sanitarie regionali per il pagamento dei ticket), sia con sistemi forniti da soggetti esterni (ad esempio il gestionale per i trasporti eccezionali per il pagamento dell’usura delle strade). Altro aspetto fondamentale della trasformazione digitale è l’attuazione della c.d. governance multilivello prevista dall’Agenda digitale. Un importante lavoro in questo senso si sta facendo nel contesto di “SUAP in Rete FVG”[5], primo sistema ad essere stato sviluppato come pura integrazione di building blocks. In questo contesto possiamo ricordare a livello nazionale la partecipazione del gruppo SUAP FVG al tavolo tecnico interoperabilità per la semplificazione amministrativa di “Italia semplice”[6], coordinato dal Dipartimento della funzione pubblica e AgID, che ha recentemente formalizzato la semantica standard[7] dei dati delle domande uniche e, a livello regionale, gli accordi quadro con i Vigili del fuoco per la gestione telematica dei procedimenti di prevenzione incendi (2016) e con le Camere di commercio per la cooperazione applicativa tra portale “SUAP in Rete” e sistema camerale per implementare automaticamente il fascicolo dell’impresa (2017).
Il percorso è stimolante, sfidante e non immune da problematiche di varia natura. La maggiore criticità riscontrata si può imputare ad una generalizzata mancanza di consapevolezza dei vantaggi che queste strategie possono portare, da ascriversi in parte alla sottovalutazione del cambiamento epocale che il digitale rappresenta per la società: per lo più il digitale viene ancora concepito come sussidiario e non strategico. L’esperienza maturata finora ci porta a credere che la consapevolezza si può far emergere attraverso una serie di azioni congiunte come, ad esempio, comunicazione mirata e trasparente, formazione, creazione di nuove competenze multidisciplinari, coinvolgimento diretto degli attori nei progetti evitando le imposizioni di tipo top down e favorendo la condivisione.
Last but not least è importante mostrare esempi concreti di buona digitalizzazione (best practice) e in questa direzione ci stiamo muovendo.