Con la Legge di Stabilità si è tornato a parlare di tagli in Sanità. Come al solito si è scatenato l’ennesimo tira-e-molla tra Ministri, Regioni e Associazioni di categoria su quanto, dove e come tagliare. Alla fine i tagli non sono arrivati, ed è un bene. Il problema della Sanità italiana non è certo quello di spendere troppo. La spesa sanitaria pro-capite nel nostro Paese è ben al di sotto della media dei Paesi OCSE. Lorenzin rischia però di aver portato a casa una vittoria di Pirro perché ha promesso che affronterà la questione a Dicembre, quando sarà siglato il patto per la salute tra Governo e Regioni. Inoltre, se nel 2014 non ci saranno tagli, nel biennio successivo si dovrà comunque fare i conti con una riduzione di circa 2 miliardi del Fondo Sanitario. Nessuno sa ancora dove e come.
Per come la vedo io il problema non riguarda né il «dove» né il «come» tagliare. Il problema riguarda proprio i tagli. Dovrebbero essere l’ultima alternativa da considerare, ma sempre più spesso solo l’unica “medicina” che riusciamo a vedere contro i mali del nostro Paese. Una medicina che non si è rivelata particolarmente efficace in passato e che rischia di far avvitare il nostro sistema sanitario in un pericoloso circolo vizioso. Ma partiamo dai mali da curare. I problemi della nostra Sanità sono due. Il primo riguarda la sua efficacia: nel 2000 l’OMS ci posizionava fra i migliori sistemi sanitari al mondo; 12 anni dopo siamo scivolati al 21° posto per qualità delle cure tra i 34 paesi censiti dall’EuroHealth Consumer Index. Il secondo problema riguarda l’efficienza: spendiamo male, generando sprechi e in modo totalmente sbilanciato tra Regione e Regione.
Chi propone come “medicina” per curare questi problemi il mix di tagli e di estentuanti trattative che la scorsa settimana hanno riempito le pagine dei giornali rischia di fornire una soluzione miope. Bisogna effettuare provvedimenti strutturali, che investano le risorse disponibili meglio e diano priorità agli interventi in grado di fermare il pericoloso avvitamento in atto. Il Ministero della Salute l’ha ben chiaro, ma è costretto a muoversi in un contesto iper-vincolato — schiacciato tra Regioni e le esigenze di cassa del Ministero dell’economia.
Per trovare una soluzione a questo apparente rompicapo suggerisco di guardare ai sistemi sanitari più virtuosi o imparare dall’evoluzione di tutti i settori ad alta intensità di informazione. La chiave per una Sanità più efficace ed efficiente sta nell’innovazione digitale. I dati degli Osservatori del Politecnico di Milano parlano chiaro. Se il sistema sanitario italiano realizzasse pienamente il potenziale delle tecnologie digitali potrebbe risparmiare 6,8 miliardi in un solo anno — molto più dei tagli al Fondo Sanitario previsti per il 2015 e il 2016. A differenza dei tagli, tuttavia, il digitale abiliterebbe trasparenza e appropriatezza, ridurrebbe molti errori (si pensi solo all’interpretazione delle ricette scritte dai medici), e migliorerebbe la qualità dei servizi forniti ai cittadini (basti pensare alle code che si eviterebbero permettendo di scaricare i referti da casa).
Basterebbe poco: gli investimenti da attuare sono dell’ordine dei milioni di euro, non dei miliardi di cui si è parlato la scorsa settimana. Eppure sul fronte del digitale tutto sembra rimandabile. La spesa complessiva allocata nel 2012 alla digitalizzazione della nostra Sanità è stata stimata dagli Osservatori in 1,23 miliardi di €, in diminuzione rispetto al 2011 del 5%. Non abbiamo ancora per le mani i dati del 2013, ma onestamente non credo sia migliore dello scorso anno. Il quadro assume tinte più fosche quando si fanno confronti con gli altri paesi Europei. Ogni anno l’Italia spende circa 21 € ad abitante per digitalizzare la sua Sanità. Questo valore è circa la metà di quanto speso in Francia e Gran Bretagna e meno di un terzo delle cifre sborsate nei paesi Scandinavi. È bene ricordarsi che è questo il contesto in cui la politica dibatte su come combinare efficacia ed efficienza — apparentemente sotto il costante scacco dei tagli.
Bene aver evitato i tagli a questo giro. Continuiamo a combattere per modernizzare la nostra Sanità e non solo per rallentarne il declino.