Senza dubbio tra i settori che verranno maggiormente investiti dalla rivoluzione dell’intelligenza artificiale vi sarà la Pubblica Amministrazione: in attesa dell’approvazione definitiva dell’AI Act, indicativamente prevista per la fine del 2023, vale allora la pena ampliare l’angolo prospettico – anche in chiave comparata – per comprendere in che modo l’AI stia già impattando sulla PA.
Come ben può evincersi dalla pagina a ciò dedicata dal Joint Research Centre della Commissione, e in particolare dal dataset ivi contenuto, già al 31 dicembre (data di pubblicazione dell’ultima raccolta dati) erano numerosi gli impieghi dell’intelligenza artificiale nel settore pubblico.
L’utilizzo di sistemi di AI per attività di Task Automation
Tra i più rilevanti possiamo ricordare i casi di utilizzo di sistemi di AI per attività di Task Automation (Chatbots), con l’obiettivo di fornire ai cittadini una base di conoscenze sufficientemente completa e comprensiva di un supporto multilingue, raccogliendo inoltre i relativi feedback su larga scala.
Mentre dal documento redatto dal primo Osservatorio dedicato all’AI nelle Pubbliche Amministrazioni (stilato dall’Università di Siena insieme a QuestIT, azienda anch’essa senese specializzata nella realizzazione di tecnologie proprietarie d’intelligenza artificiale)[1] emerge che solo lo 0,33% dei comuni italiani utilizza chatbot o assistenti virtuali nei propri siti informativi (tra questi 19 sono nel Nord Italia – 70%; 5 al Sud – 18%; e 4 al Centro – 12%), la situazione sembra migliore su scala globale: a titolo esemplificativo, il sito web di reclutamento dell’esercito statunitense utilizza un assistente virtuale, SGT STAR, che sino ad ora ha risposto a oltre 10 milioni di domande del pubblico. L’assistente guida i visitatori all’interno del sito, risponde alle domande di base e, se necessario, li reindirizza a un corrispondente umano. Il Dipartimento di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti utilizza invece EMMA, un assistente virtuale che si occupa di servizi di immigrazione: EMMA guida circa un milione di richiedenti al mese sui vari servizi offerti dal Dipartimento e li indirizza alle pagine e alle risorse pertinenti.
Similmente, il governo di Dubai impiega un chatbot AI, RAMMAS, per guidare i cittadini nelle procedure di pagamento delle bollette, nel monitoraggio delle domande e nelle richieste di lavoro.
D’altronde, secondo l’ultima analisi condotta da Gartner sui trend di AI, i chatbot sarebbero una delle tecnologie più vicine a poter garantire una produttività effettiva (basti pensare all’evoluzione cui tali sistemi sono andati incontro nel tempo: era il 1966 quando Joseph Weizenbaum creò il primo chatbot, presso il Laboratorio di Intelligenza Artificiale del MIT. L’obiettivo principale di ELIZA, che utilizzava un approccio basato su parole chiave per generare risposte di buona qualità, fu sin da principio quello di simulare in maniera più fedele possibile l’interazione umana, pur non essendo in grado di comprendere completamente il contesto in cui le domande gli venivano poste).
L’IA per la gestione delle procedure di immigrazione
Altro settore di impiego in cui l’AI promette applicazioni utili alla cosa pubblica è la gestione delle procedure di immigrazione (pur non senza perplessità, ad esempio da parte del Commissario per i diritti umani presso le Nazioni Unite).
In Germania il DIAS (The Language and dialect identification assistance system) riconosce il dialetto arabo parlato dal soggetto richiedente, consentendo agli operatori di ottenere indicazioni più precise sul Paese di origine del proprio interlocutore; mentre in Finlandia il chatbot KAMU viene impiegato dai funzionari del Servizio Immigrazione per fornire informazioni ai cittadini circa le procedure da seguire nell’ambito dell’iter di ingresso nel Paese[2].
In Svizzera è invece iniziata nel 2021 la fase di testing di un nuovo metodo, data-driven, per ottimizzare le procedure di assegnazione dei richiedenti asilo ai cantoni del Paese (i richiedenti asilo del programma pilota saranno valutati da un algoritmo progettato per massimizzare le loro possibilità di trovare un lavoro. L’algoritmo consentirà poi ai funzionari di procedere alla fase di assegnazione ai cantoni in base al profilo del soggetto richiedente, anziché in modo casuale, come avviene con il sistema attuale. Si prevede poi una fase di follow-up dei richiedenti asilo per diversi anni, durante la quale verranno confrontati i loro tassi di occupazione con quelli di altre persone entrate nel Paese nello stesso periodo)[3].
L’IA in sanità
Un altro settore che vede un possibile impiego di sistemi di AI è la sanità.
In Germania, il progetto “Ada” utilizza l’intelligenza artificiale per assistere il personale medico nel fornire ai pazienti raccomandazioni personalizzate sul loro stato di salute, in base ai sintomi riportati.
In UK il Sistema Sanitario Nazionale ha sviluppato uno strumento di intelligenza artificiale in grado di rilevare le malattie cardiache in soli 20 secondi, mentre il paziente è sottoposto a uno scanner di risonanza magnetica (normalmente, un medico impiegherebbe 13 minuti o più per analizzare manualmente le scansioni MRI di un paziente).
Allo stesso modo, i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie utilizzano uno strumento di intelligenza artificiale per ottimizzare il monitoraggio e la segnalazione del virus della polio, potendo altresì operare una distinzione tra i tipi di virus, formando cluster di segnalazioni di malattie diverse. Il sistema di sorveglianza sindromica del governo australiano, PHREDSS, monitora ogni giorno i sintomi dei pazienti negli ospedali, per prevedere i focolai di malattie emergenti e configurare di conseguenza politiche sanitarie adeguate.
In Belgio, un servizio di interpretariato a distanza offre ai non udenti l’opportunità di comunicare a distanza con soggetti udenti (e viceversa) nella Lingua dei Segni (non solo: attualmente nelle Fiandre operano diversi servizi analoghi, in un panorama caratterizzato tuttavia da una frammentazione che crea nel complesso grande confusione tra utenti. Per questo, secondo lo stesso JRC, un’opera di armonizzazione potrebbe ridurre i costi organizzativi del servizio e aumentarne l’utilizzo).
In Danimarca è stata sviluppata una soluzione AI-based per valutare il rischio di diffusione del cancro alla prostata, garantendo che i pazienti non si sottopongano a un intervento chirurgico non necessario: sulla base dei dati relativi a precedenti modelli di malattia, l’algoritmo valuta il rischio di diffusione del cancro supportando attivamente la valutazione medica human-based circa la necessità di un intervento chirurgico per evitare la formazione di metastasi e quali pazienti possono essere esentati dal trattamento chirurgico. E ancora: in Finlandia tramite AuroraAI si sono condotte indagini sul benessere della popolazione studentesca (sulla base dei risultati, si è ad esempio scoperto che fattori come l’affidabilità dei trasporti pubblici e la qualità dell’ambiente naturale giocano un ruolo estremamente importante nel benessere degli studenti), creando poi un bot che fornisce informazioni sugli argomenti ritenuti importanti dagli studenti (l’adesione al servizio è stata tuttavia, nel complesso, scarsa: si è dunque ritenuta necessaria una maggiore attenzione da parte dei Comuni allo sviluppo di competenze in materia di user experience e di analisi dei dati).
L’uso dell’IA nel traffic flow management
Altro settore di impiego è quello del traffic flow management.
Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha sviluppato uno strumento di intelligenza artificiale chiamato Transportation State Estimation Capability (TranSEC) che sfrutta l’apprendimento automatico per analizzare il flusso del traffico, anche a partire da dati incompleti o scarsi, al fine di fornire stime in tempo reale dei movimenti dei veicoli a livello stradale.
GRIDSMART è un altro sistema basato sull’intelligenza artificiale che utilizza la computer vision e il rilevamento degli oggetti per identificare tutti gli oggetti in movimento presenti nella propria visuale: il sistema utilizza una telecamera fisheye per tracciare ogni segmento della strada e restituire le informazioni ai gestori del traffico (similmente a quanto si sta studiando anche in Francia, ove si intende impiegare l’AI per ottimizzare il traffick flow in base al quantitativo di camion di cui si prevede la circolazione giorno per giorno).
L’IA nell’edilizia pubblica
Nel settore edilizia pubblica, invece, la società di consulenza francese Capgemini ha collaborato con Google per sviluppare un software di intelligenza artificiale in grado di analizzare fotografie aeree al fine di individuare proprietà abusivamente realizzate, riuscendo a individuare 20.000 piscine non dichiarate in tutta la Francia (garantendo nel complesso un gettito fiscale aggiuntivo di 10 milioni di euro. Le autorità hanno affermato che utilizzeranno il software per identificare patii, gazebo e ampliamenti di case non dichiarati).
Negli Stati Uniti, le organizzazioni governative e le compagnie assicurative utilizzano uno strumento di intelligenza artificiale per identificare eventuali modifiche alle infrastrutture o alle proprietà; mentre l’azienda australiana NearMap ha sviluppato uno strumento di intelligenza artificiale che consente di identificare e segmentare i terreni a partire da immagini aeree, potendo contare su dati di immagini che coprono 380.000 miglia quadrate negli Stati Uniti e in Australia.
L’IA in ambito cybersecurity
In ambito cybersecurity, l’AI consente alle agenzie di prevenire o ridurre al minimo gli attacchi informatici. Le organizzazioni governative possono così monitorare attività di rete e punti di accesso insoliti, identificare potenziali vulnerabilità dei dati e rafforzare le restrizioni di accesso ai dati critici, migliorare l’accuratezza dei sistemi di rilevamento delle intrusioni, simulare attacchi informatici in ambienti controllati per identificare le vulnerabilità del sistema, automatizzare le patch di sistema e gli aggiornamenti di sicurezza.
Poiché gli attacchi informatici diventano sempre più sofisticati, i sistemi tradizionali non riescono a prevenire le attività dannose. Secondo Booz Allen i comuni strumenti di difesa informatica non rilevano le intrusioni prima di 200 giorni: l’azienda ha quindi sviluppato una soluzione di Cyber AI che aiuta i governi e le imprese a gestire flussi di lavoro informatici avanzati. Microsoft ha sviluppato uno strumento chiamato Cyber Signals che monitore oltre 140 gruppi di minacce e 40 attori nazionali in 20 Paesi, aiutando a condividere le informazioni tra le diverse agenzie governative identificando e contrassegnando le entità dannose.
Conclusioni
Gli esempi sino ad ora ricordati sono solo una minima parte dei progetti attualmente in essere o – addirittura – di quelli ancora in fase di testing preliminare, e certamente il database del Joint Research Centre della Commissione verrà ulteriormente aggiornato e ampliato in futuro.
Dalla sanità all’immigrazione, passando per i settori potenzialmente più problematici (come l’identità digitale)[4] o ancora – più in generale – per la progettazione delle smart cities del futuro, non v’è chi non veda come l’AI giocherà un ruolo di primo piano nella ridefinizione del rapporto tra Stato, amministrazione, e cittadini: l’Italia sta muovendo i propri primi passi nel mondo digitale (dal CAD alla creazione dell’ACN, senza dimenticare il recentemente riformato Codice appalti – sul quale si è soffermata anche la Vicepresidente del GPDP)[5], ma se è vero – come si crede – che tale nuovo mondo verrà rivoluzionato dall’AI, è necessario non farsi cogliere impreparati.
Note
[1] Sempre QuestIT ha presentato recentemente il primo assistente virtuale a parlare la lingua dei segni. Il “virtual human” verrà impiegato dalla PA per rendere i propri servizi più accessibili alle persone sorde (https://www.milanofinanza.it/news/ai-questit-presenta-il-primo-assistente-virtuale-che-parla-la-lingua-dei-segni-202301171640104882).
[2] Sempre in Finlandia, il servizio VeroBot comprendeva tre diversi chatbot, in grado di fornire informazioni in materia di tassazione, immigrazione e business registration. Il servizio, sviluppato dalla Tax Administration congiuntamente al Servizio Immigrazione e all’Ufficio Brevetti e Marchi, è rimasto attivo fino alla fine di giugno 2019 (https://www.vero.fi/en/About-us/contact-us/chat_with_the_tax_authoritie/).
[3] Il progetto pilota comprende duemila persone, metà collocate in cantoni guidati dall’algoritmo e metà collocate in modo casuale. Le raccomandazioni dell’algoritmo tengono conto di vincoli come lo spazio limitato in un cantone, e la decisione finale è in ogni caso di competenza dei funzionari addetti al collocamento. L’algoritmo di collocamento è stato sviluppato dall’Immigration Policy Lab (IPL), che ha sedi presso l’Università di Stanford e il Politecnico di Zurigo, e da un ricercatore affiliato del Dartmouth College.
[4] In Francia era stato sviluppato un sistema denominato ALICEM, che mirava a creare un profilo di identità digitale basato sul riconoscimento facciale per l’accesso ai servizi pubblici. Il Consiglio di Stato francese, tuttavia, nel luglio del 2019 ha dichiarato che i meccanismi previsti per il funzionamento di ALICEM erano contrari al GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati) e alla legge sulla protezione dei dati personali. Precedentemente, il CNIL aveva già espresso la stessa preoccupazione e, nella deliberazione del 18 ottobre 2018, n. 342/2018, aveva invitato il Ministero a proporre un’alternativa all’autenticazione tramite riconoscimento facciale. Sembra che il sistema sia stato dismesso con il decreto del 27 aprile 2022 (https://incyber.org/identite-numerique-vers-age-raison/).
[5] https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9892588.