Credo che l’indagine fatta dalla Commissione parlamentare di vigilanza su l’Anagrafe tributaria e la (mancata) interoperabilità delle banche dati fiscali sia molto importante e coerente con le linee guida indicate al governo dalla commissione trasporti e telecomunicazioni della camera e recepite nel PNRR.
La mancata interoperabilità delle banche dati
”Non sempre è dato rilevare un dialogo fattivo e collaborativo tra la pubblica amministrazione centrale e il mondo produttivo da una parte, e le Pa locali dall’altra”, si legge.
Risultato: a cittadino e imprese si chiedono gli stessi documenti, in violazione – scrive la commissione – del principio, già stabilito dalle leggi, dello once only.
La Commissione ”auspica che l’interscambio dei dati non venga visto solamente come un procedimento ‘a senso unico’ in cui la Pa centrale acquisisca dati per realizzare le proprie finalità, ma vengano messe in atto modalità collaborative che, pur garantendo la riservatezza dei dati stessi, possano consentire processi sempre più virtuosi ed efficienti, sia nel mondo produttivo che nelle pubbliche amministrazioni locali”.
Il parere della Commissione trasporti
In particolare avevamo affermato nel parere:
“Con riferimento, alla missione 1, componente 1, riguardante la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, dovrà essere sviluppato un sistema di piattaforme abilitanti che permettano di realizzare finalmente l’obiettivo di una comunicazione once only nei rapporti tra imprese e cittadini assicurando la semplificazione burocratica. A tal fine vanno accresciuti i servizi disponibili sulle interfacce tra pubblica amministrazione e privati e devono essere accresciuti gli investimenti per raggiungere la piena interoperabilità tra le banche dati delle pubbliche amministrazioni, lavorando anche intensamente per migliorare la “qualità” dei dati detenuti dal settore pubblico”.
Così come il percorso intrapreso da parte del Ministro Colao nella direzione della realizzazione del Polo Strategico Nazionale e del cloud first per tutte le amministrazioni pubbliche, non può che favorire questo processo.
Naturalmente la questione dirimente, che riguarda in generale lo sviluppo digitale del Paese, resta il tema delle competenze, come scritto dalla commissione vigilanza: serve formazione; ”supporto da offrire, in particolare, agli enti periferici e di minori dimensioni posti nelle aree interne, strutturalmente privi delle dotazioni organiche e delle competenze occorrenti per poter supportare compiutamente i processi di trasformazione digitale”.