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I Comuni verso il post-PNRR: come arrivare preparati



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Nell’era post PNRR, i comuni devono affrontare la sfida di proseguire la digitalizzazione e la trasformazione tecnologica. Questo processo richiede collaborazione tra diversi attori e una strategia ben definita. L’analisi parte dallo scenario attuale e immagina percorsi futuri, considerando quattro dimensioni fondamentali: fondi, fasi di lavoro, stakeholder e strategia

Pubblicato il 15 lug 2024

Andrea Tironi

Project Manager – Digital Transformation



La tecnologia al servizio delle comunità può cambiare la qualità della vita di tutti i cittadini. Sperimentare, in maniera controllata e virtuale, i rischi del territorio significa dare un contributo fondamentale nella prospettiva di pianificazione e sviluppo delle città. Tuttavia, questa svolta è ancora lontana proprio in quei territori dove sarebbe più necessaria.

Come dobbiamo prepararci al post PNRR Digitale? Quali saranno gli attori più importanti che dovranno collaborare per riuscire a proseguire la digitalizzazione e la trasformazione tecnologica e organizzativa della pubblica amministrazione locale?Cerchiamo di capirlo partendo dallo scenario attuale per immaginare alcuni percorsi verso uno scenario futuro e analizzando quattro dimensioni che riteniamo più importanti.

Le cinque fasi del PNRR digitale

Nelle analisi fatte nel tempo il PNRR Digitale è stato diviso in 5 fasi:

Fase 1 “Tattica”

Lo scopo di questa fase è realizzare quanto richiesto dagli avvisi del PNRR digitale con lo scopo di raggiungere gli obiettivi e quindi prendere i fondi.

Questo senza esagerare negli acquisti solo perchè i fondi sono disponibili o per eccesso di fiducia messa nelle mani del fornitore, per evitare una non sostenibilità economica e digitale di medio periodo.

Fase 2 “Tattica” a completamento

In questa fase, raggiunti gli obiettivi e presi i fondi, con i residui (ricordiamo che gli avvisi sono lump sum, quindi i residui di possono essere), si procede al completamento delle attività per raggiungere la massima adozione della piattaforme richieste dagli avvisi.

Ad esempio per appIO, se in fase 1 si è inserito i servizi nell’APP come richiesto dall’avviso, in fase 2 si inviano anche i messaggi. Per il cloud si punta all’eliminazione del server del comune. Per l’esperienza del cittadino si attivano tutti e 26 i servizi proposti dall’avviso. Per SEND si attivano tutte le notifiche sulla piattaforma. Per SPID e CIE si attivano tutti con OIDC. Per pagoPA si portano tutti i servizi sul sistema dei pagamenti. Per PDND si attiva la fase di fruizione.

Fase 3 “strategia trasformazione digitale”

Sempre con i residui, si prosegue a realizzare quanto non era presente negli avvisi ma comunque presente nel Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione. Ci si riferisce ad esempio al miglioramento della CyberSicurezza, alla Gestione Documentale e alla Conservazione, tra gli altri.

Fase 4 “Strategia Innovazione”

In tempi non sospetti si era già parlato della fase 4, in cui prevedere “automazione” dei processi, prima ancora che arrivasse l’adozione di nuove tecnologie come ad esempio l’AI. In questa fase si può parlare anche di analisi dei dati e cultura del dato e di formazione del personale.

Fase 5 “ICT”

La meno “nobile” di tutte, prevede di cambiare qualche pc o qualche apparato, se utile allo scopo. In questo spazio possono essere anche comprate firme digitali, pec, o altri strumenti utili alla digitalizzazione dei processi. Perfino materiale come cuffie e microfono per riuscire a fare call con cittadini e colleghi senza dover rimanere in silenzio. Meno interessante l’investimento in sale consigliari, pallino di molte amministrazioni.

Le quattro dimensioni

Le fasi sopra analizzare si innestano nel percorso che va da oggi (2024) ad un post PNRR (individuato dal 2027 e successivi, anche se il PNRR finisce salvo proroghe a Giugno 2026) che viene rappresentato nell’immagine sottostante.

La prima riga dell’immagine definita “Timeline” mostra il percorso a livello di scorrere del tempo. La seconda riga presente il tema fondi, la terza le fasi di lavoro, la quarta gli stakeholder e la quinta la strategia.

I fondi

Ad oggi abbiamo a disposizione i fondi degli avvisi PNRR: una manna economica che probabilmente non rivedremo negli anni a venire. Questo a meno che lo studio che Draghi sta preparando per la commissione europea non preveda come da lui detto una sorta di PNRR 2, visto che ha parlato di “proposta di cambiamenti radicali” e di “almeno 500 miliardi da investire”.

Fino al 2017 le attività associate alla digitalizzazione dovevano essere realizzate senza fondi o a invarianza di bilancio. Il primo contributo è stato dato per l’adozione di ANPR, nel 2017. Poi è arrivato il fondo innovazione, con qualche (da 4 a 12 per i comuni piccoli) mila euro per SPID e CIE, appIO e pagoPA. Infine la pandemia e il PNRR.

Sembra che ci sia già un ritorno al pre-ANPR lato, visto che nell’ultima direttiva sull’interoperabilità detta “Direttiva Butti” si dice all’articolo 4:

“L’attuazione della presente direttiva non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.”

Questo ritorno agli anni di povertà di fondi sul digitale va considerato anche nell’ottica dell’aumento del debito pubblico derivante anche ma non solo dal bonus 110% (non digitale) e del deficit statale, che comporteranno degli inevitabili tagli generalizzati (e quindi anche agli enti locali) nei prossimi anni, appena finito il “liberi tutti” del periodo pandemico.

Se ne sta già parlando in ambito di spending review con tagli previsti per gli enti locali di 250 milioni quest’anno e per un totale di 1 miliardo e 250 milioni fino al 2028.

Quindi, per chi ha saputo spendere con parsimonia i fondi del PNRR, dopo averli ricevuti, ci saranno tre strade:

  • utilizzarli per le 5 fasi sopra indicate;
  • usarli per la copertura dei canoni degli anni successivi (se non sono già stati utilizzatiper quello);
  • spenderli in “non digitale”, azione fortemente sconsigliata visto che i fondi dall’Unione Europea di sono stati allocati per il digitale;

Risolto il nodo residui, rimarranno comunque i nuovi servizi realizzati da manutenere e mantenere nei prossimi anni (finiti i residui o il periodo di canoni pagati dal PNRR).

Qui si aprono due ulteriori strade:

  • individuare altri avvisi e fondi per sostenere il digitale;
  • smantellare alcuni servizi;

Nel primo caso, la speranza è che la cultura di “avvisi e bandi” generata dal PNRR possa permettere ai comuni di essere diventati sempre più capaci di individuare fonti di avvisi e potere anche nel futuro concorrere ad avvisi al di fuori del PNRR. Si fa riferimento in particolare ai fondi regionali (spesso fondi indiretti dell’Unione Europea). Ad esempio in regione lombardia c’è un portale dedicati agli avvisi promossi dalla regione.

Altro riferimento è dato dai fondi europei: secondo gli ultimi studi dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, i fondi catturati e spesi dall’Italia nel pre-PNRR erano in percentuale risibile (pochi punti percentuali) rispetto al disponibile nel pre-PNRR e lo sono ancora per il periodo 2021-2027 visto che la maggior parte delle PA è concentrata sui fondi del PNRR. Iniziare già oggi a entrare in reti che possano aiutare tra un paio di anni a partecipare ad avvisi europei, potrebbe essere una interessante strada per il futuro della ricerca di fondi.

I comuni possono quindi:

  • promuovere una cultura interna degli avvisi creando un ufficio dedicato;
  • riunirsi in aggregazione (o fare riferimento ai propri aggregatori territoriali come i sad in veneto, o le proprie in-house) e dare vita al proprio ufficio bandi;
  • agganciarsi ad uffici esistenti, come ad esempio gli uffici europa (di cui riportiamo l’esempio lombardo);

In tale modo fondi per il digitale (ma non solo) potrebbero essere garantiti anche in futuro.

Le fasi

Delle fasi abbiamo già parlato nella prima parte dell’articolo. Aggiungiamo solo che se oggi il “piano” è dato dagli avvisi, domani il “piano” sarà il Piano Triennale dell’Informatica nella Pubblica Amministrazione” correttamente integrato con il PIAO. Chiamarlo ancora Piano per l’Informatica probabilmente è un po’ riduttivo nell’epoca del digitale ormai travasata nell’epoca dell’AI, del resto i contenuti nell’aggiornamento 2024-2026 sono già evoluti in questa direzione, quindi il nome è migliorabile ma il contenuto aggiornato e omnicomprensivo.

Va inoltre tenuto presente che il Dipartimento della Trasformazione Digitale con il suo Transformation Office sta già evolvendo nella direzione di un piano che sia di collegamento dei vari avvisi e di collegamento al Piano Triennale, in ottica di collettore non solo tra territori e pa centrale, ma anche di collettore tra varie pa centrali (DTD, PagoPA, AGID, ACN, per dirne alcune).

Questo può portare ad un piano condiviso periferia-centro, ma anche centro-centro. Tornando per un secondo ai fondi necessari ad eseguire le azioni, nell’ultimo piano triennale vengono anche indicate le fonti per raccogliere le risorse economiche per ogni azione che si richiede, cosa che diventerà sempre più importante nel futuro, e che mostra la volontà di richiedere alle pac e pal di fare azioni, ma anche di prevederne coperture, politica permettendo (perchè il digitale non è cool, come ci ricorda l’eliminazione del Ministro all’Innovazione con il Governo Meloni nonostante nel PNRR ci siano 47 miliardi sul digitale, voce seconda solo alla transizione energetica. E all’epoca nemmeno si parlava di AI, quindi un ripensamento nei prossimi governi potrebbe essere auspicabile).

Gli stakeholder e la governance territoriale

Gli stakeholder sono numerosi, ma vogliamo concentrarci solo sulla governance territoriale. L’esperienza del Transformation Office (TO) crediamo sia preziosa, da un lato per il contributo dato ai “comuni soli”, dall’altro come esperienza per capire cosa è andato bene e cosa va migliorato. Un post-PNRR dove i team territoriali proseguano il loro percorso è auspicabile, soprattutto laddove i comuni sono senza in-house, senza aggregazione territoriale e quindi senza supporto ict e digitale.

La sinergia con l’RTD (e relativo ufficio) dovrebbe essere potenziata (essendo stata un po’ dimenticato soprattutto all’inizio del PNRR). L’RTD deve diventare il riferimento per il TO. IL TO insieme agli RTD può ragionare di tutto quanto scritto in questo articolo, facendo sentire meno solo l’RTD, avendo una trasmissione informativa della vita digitale di ogni ente fatto da una figura che perlomeno mastica di digitale e costituendo una filiera corretta tra cuore dell’ente locale e pac. Inoltre il TO potrebbe promuovere reti di RTD e mettersi come regia territoriale (regionale, provinciale, altro?) per portare avanti anche nel post-pnrr la digitalizzazione, che non finisce nel 2026, ma che proseguirà con nuove innovazioni tecnologiche, AI inclusa.

La strategia

Il punto appena analizzato da il via all’ultimo: cosa fare dal punto di vista organizzativo e quindi strategico?

Nel PNRR è risultato evidente che alcuni comuni semplicemente “non ce la fanno” a proseguire la loro missione digitale e nel prossimo futuro avranno difficoltà a proseguire anche quella istituzionale, vista la carenza di personale (diminuito del 28% dal 2007) e i futuri pensionamenti che porteranno ad un calo ulteriore nei prossimi anni del 20-30% ulteriore (per un calo complessivo del 40% rispetto al 2007).

IL Presidente di ANCI Lombardia Mauro Guerra parla di “sfida dell’indipendenza adeguata” per i comuni la cui risposta secondo Galeone di Ifel è data da digitalizzazione e aggregazione.

Della digitalizzazione abbiamo parlato, anche se vogliamo aggiungere un tassello ovvero la sostenibilità economica delle azioni messe in campo.

Grazie ai fondi PNRR i comuni si sono potuti permettere degli acquisti che non avrebbero altrimenti potuto permettersi, del resto che dovranno mantenere negli anni. Si arriverà ad un punto in cui sarà necessario capire come. Abbiamo proposto nella sezione fondi delle possibili soluzioni, del resto nel caso non ci siano più fondi e si debba scegliere tra servizi sociali e digitale, penso chiunque sceglierebbe di destinare i fondi ai servizi sociali. Questo comporta il rischio di smantellamento di quanto fatto (ad esempio rollback della migrazione in cloud?).

Misurare l’utilizzo reale dei servizi

Per capire come fare a capire cosa tenere sarà necessario misurare l’uso dei servizi, per smantellare (speriamo di no ma se proprio necessario) quelli non utilizzati o utilizzati poco e tenere quelli più utilizzati. O comunque sarà necessario misurare l’utilizzo reale dei servizi per capire perchè non vengono utilizzati e come potenziarne l’uso laddove sia migliorativo per permettere a meno personale comunale di erogare comunque i servizi comunali grazie al digitale. Misurare l’uso effettivo dei servizi messi in campo dal PNRR diventerà un tassello fondamentale dei prossimi anni, per permettere ad Ai-Digitale di convivere con gli umani, in una sorta di co-lavoro, lavoro aumentato o co-intelligence.

L’aggregazione

L’aggregazione è il secondo tassello: i comuni svuotati di personale possono:

  • resistere;
  • aggregare le funzioni in modo da fare di più con meno risorse;
  • cedere il passo al privato.

Ci sono ormai diversi comuni che hanno personale di aziende che gestisce interi uffici per loro. Sinceramente preferiamo che, se proprio è necessaria questa cessione di competenze e governance, avvenga da PA a PA, cedendola alle proprie in-house o a uffici di unioni o uffici convenzionati tra comuni, in ottica di aggregazione. Anche la fusione negli anni potrebbe essere una strada da rispolverare.

Resistere può essere una strada, ma rimane una strada che probabilmente sposta solo il problema nel tempo.

Conclusioni

Il futuro come sempre è stato nella storia e sarà, è incerto. Oggi forse più di altri periodi storici, per la velocità del cambiamento, per lo tsunami informativo, per le evoluzioni tecnologiche in essere associate all’AI che ci portano ad interrogarci come umanità su quello che siamo, pensiamo, conosciamo.

La sfida dei comuni rimane comunque sempre quella: rimanere il baluardo della democrazia e dei servizi al cittadino sui territori, il punto con scuole e sanità dove il cittadino si sente più “servito” e ascoltato.

Abbiamo cercato in questa ottica di immaginare alcuni sviluppi che potrebbero aiutare a mantenere questo ruolo dei comuni, in maniera coordinata e organica, facendo tesoro dell’esperienza del PNRR e degli ultimi anni, nella speranza che “l’indipendenza adeguata” dei comuni possa essere un traguardo raggiungibile.

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