Cittadinanza digitale

Digital Wallet: a che punto è il framework sull’identità digitale europea

Il Digital Wallet è pensato per offrire, in piena sicurezza, ai cittadini e alle imprese europee un sistema semplice e affidabile per identificarsi online e condividere certificati con fornitori di servizi privati ​​e pubblici, nonché firmare documenti. Lo stato della normativa e il legame con il decennio digitale

Pubblicato il 03 Ott 2022

Patrizia Cardillo

Esperta privacy e data protection

identità digitale - digital wallet

La presidenza ceca del Consiglio UE è impegnata a raggiungere, entro il termine del suo mandato (31 dicembre 2022), un orientamento generale condiviso sulla proposta di “Percorso per il decennio digitale” che delinea il programma organico di politica digitale europea.

La discussione è stata avviata dalla Commissione il 15 settembre 2021. Per raggiungere l’obiettivo della trasformazione digitale dell’Unione europea entro il 2030[1], la Commissione europea ha infatti delineato, con la comunicazione del 9 marzo 2021 “Bussola per il digitale 2030”, il modello europeo per il decennio digitale. Ha quindi messo in campo un pacchetto[2] di strumenti comuni, che dovranno anticipare ed evolversi parallelamente alla discussione del quadro normativo di riferimento per assicurare un approccio coordinato verso un quadro europeo di identità digitale.

Digital wallet europeo, opportunità o freno per i privati? I pareri

Gli obiettivi del Percorso per il decennio digitale

Il documento rappresenta la visione e le prospettive per la trasformazione digitale dell’Europa che si sviluppa intorno a quattro punti chiave: competenze, infrastrutture digitali sicure e sostenibili, trasformazione digitale delle imprese e digitalizzazione dei servizi pubblici. L’obiettivo è portare, entro il 2030, al 100% online tutti i Servizi pubblici fondamentali e la Sanità.

Obiettivo questo, sicuramente ambizioso e sfidante, raggiungibile solo se almeno l’80% dei cittadini europei sarà già in possesso (e in grado di utilizzare propriamente e in ambiente sicuro) di uno strumento di identificazione digitale comune per accedere ai principali servizi pubblici, prima del 31 dicembre 2030.

A tal fine si sta lavorando, a più livelli, avendo tutti a riferimento quattro priorità:

  • fissare principi solidi di sicurezza informatica;
  • costruire un solido quadro di governance congiunta per monitorare i progressi e affrontare le carenze;
  • garantire la protezione dei dati personali nel pieno rispetto del regolamento generale sulla protezione dei dati personali (Regolamento UE 2016/679);
  • promuovere la digitalizzazione dei servizi pubblici con progetti multinazionali che combinano investimenti dell’UE, degli Stati membri e del settore privato.

I gruppi di lavoro sui digital wallet

Sono già attivi i quattro gruppi guidati da esperti degli Stati membri, che si occupano di fornitura e scambio di attributi d’identità, funzionalità e sicurezza del wallet, affidamento del wallet e governance.

Altri gruppi di lavoro si concentrano su possibili casi d’uso, come l’ambito sanitario, la gestione della patente di guida, i pagamenti, i titoli di studio.

Il Digital Wallet dovrà pertanto offrire, in piena sicurezza, ai cittadini e alle imprese un sistema semplice e affidabile per identificarsi online e condividere attributi e certificati, come ad esempio la patente di guida, il diploma, esperienze professionali o gli estremi del proprio conto bancario, con fornitori di servizi privati ​​e pubblici.

Nelle intenzioni della Commissione dovrà anche garantire a tutti gli europei non solo un’identità elettronica pubblica affidabile e sicura, ma anche la possibilità di firmare documenti elettronici eseguendo firme o sigilli elettronici qualificati.

Le tappe dell’identità digitale in Italia e in Europa

Avere un’identità digitale sta diventando indispensabile per molte attività della vita quotidiana: dalla compilazione di moduli al pagamento di bollettini, passando per le prenotazioni vaccinali e l’accesso a sussidi economici. I vantaggi e l’efficienza che ne derivano, uniti alla maggiore sicurezza offerta per le azioni compiute online, fanno di questo strumento uno dei maggiori abilitatori digitali non solo nell’e-Government e nel rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, ma anche rispetto alle imprese e altre realtà del settore privato.

In Italia l’avvio dei lavori del sistema Spid risale al 2013, quando si iniziò a progettare un servizio che potesse semplificare l’accesso dei cittadini al crescente numero di servizi online che costringevano gli utenti a dotarsi di un numero sempre maggiore di credenziali di accesso. Oggi i provider di Spid accreditati sono nove e oltre 30.000.000 le identità digitali erogate in Italia, con una impennata negli ultimi due anni: un italiano su due possiede un’identità digitale, boom sicuramente in gran parte determinato dall’evoluzione pandemica di Covid-19.

In Europa risale alla direttiva 93/1999/CE la prima regolamentazione per l’uso delle firme elettroniche e il loro riconoscimento giuridico che lasciava ampi spazi di manovra agli Stati membri, determinando così la nascita di modelli nazionali non interoperabili fra loro e privi di criteri per un comune riconoscimento.

Un passo in avanti si è registrato nel 2014 con l’approvazione del Regolamento europeo per l’identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno (eIDAS), oggi in corso di revisione sotto la spinta della sempre maggiore attenzione alla tutela dei dati personali trattati e dei più elevati standard tecnologici e di interconnettività richiesti dalla competitività del mercato globale.

Anche l’aggiornamento dell’eIDAS dovrebbe concretizzarsi nel corso del 2022, inserirsi nel lungo percorso di allineamento dei vari sistemi nazionali e contribuire all’elaborazione di un framework normativo comune per realizzare una identità digitale europea, affidabile e sicura, concretizzabile attraverso la nascita del wallet europeo.

I diritti della cittadinanza digitale

Il 26 gennaio 2022 la Commissione in una dichiarazione interistituzionale ha indicato i cardini della sua azione ponendo l’accento su diritti e principi della cittadinanza digitale che andranno ad integrare i diritti già sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE e dalla legislazione europea in materia di protezione dei dati e di privacy. Principi e diritti che costituiranno il quadro di riferimento per i cittadini e gli orientamenti per gli Stati membri dell’UE e per le imprese che si occupano di nuove tecnologie.

Obiettivo primario della Commissione è aiutare tutti i cittadini dell’Unione a trarre il massimo vantaggio dalla trasformazione digitale, attraverso azioni dirette a:

  • porre le persone e i loro diritti al centro della trasformazione digitale;
  • sostenere la solidarietà e l’inclusione;
  • garantire la libertà di scelta online;
  • promuovere la partecipazione allo spazio pubblico digitale;
  • aumentare la sicurezza, la protezione e la responsabilizzazione delle persone;
  • promuovere la sostenibilità del futuro digitale.

Il percorso di attuazione del quadro normativo

L’accordo provvisorio raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio, lo scorso 14 luglio 2022, entrerà in vigore dopo la formale approvazione, come Programma Strategico europeo per il decennio digitale.

Successivamente, la Commissione, insieme agli Stati membri, svilupperà indicatori chiave di prestazione per misurare i progressi verso gli obiettivi digitali per il 2030 in preparazione della prima relazione annuale sullo “stato del decennio digitale”, che sarà eventualmente adottata già nel giugno 2023. Gli indicatori saranno sanciti in un atto di esecuzione. Entro i successivi nove mesi gli Stati membri presenteranno le loro prime tabelle di marcia strategiche nazionali, che avvieranno il ciclo di cooperazione.

Come funzionerà il meccanismo di monitoraggio e cooperazione

Il programma strategico istituisce un meccanismo di monitoraggio e cooperazione per conseguire gli obiettivi e i traguardi comuni per la trasformazione digitale dell’Europa. Tale quadro si basa su un meccanismo di cooperazione annuale che coinvolge la Commissione e gli Stati membri.

La Commissione elaborerà le traiettorie previste dell’UE per ciascun obiettivo insieme agli Stati membri, che a loro volta proporranno tabelle di marcia strategiche nazionali per raggiungerli.

Il meccanismo di cooperazione si fonda quindi su:

  • un sistema di monitoraggio strutturato, trasparente e condiviso basato sull’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) che consente di misurare i progressi compiuti verso ciascuno degli obiettivi per il 2030;
  • una relazione annuale sullo “stato del decennio digitale”, in cui la Commissione valuterà i progressi compiuti e raccomanderà eventuali azioni;
  • tabelle di marcia strategiche pluriennali per il decennio digitale in cui gli Stati membri delineeranno le politiche e le misure adottate o previste a sostegno degli obiettivi per il 2030;
  • un quadro strutturato per discutere e affrontare i settori in cui i progressi sono insufficienti mediante impegni comuni fra la Commissione e gli Stati membri;
  • un meccanismo per sostenere l’attuazione di progetti multinazionali.

Gli obiettivi di progetti e partenariati

Per raggiungere gli obiettivi e i traguardi digitali, la Commissione europea accelererà e agevolerà la coesione e la collaborazione tra gli Stati membri, promuovendo progetti multinazionali, su vasta scala, che nessuno Stato potrebbe sviluppare da solo.

In tal modo sarà possibile:

  • combinare investimenti provenienti dal bilancio dell’UE, anche dai Piani per la ripresa e la resilienza, sia da parte degli Stati membri che dal settore privato;
  • colmare le lacune dell’UE e le criticità che si vanno a individuare;
  • sostenere un mercato unico digitale interconnesso, interoperabile e sicuro.

Partenariati internazionali

L’UE promuoverà la sua agenda digitale sulla scena mondiale e favorirà l’allineamento e/o la convergenza con le norme e gli standard dell’UE anche attraverso:

  • la definizione di un pacchetto di strumenti che combini la cooperazione normativa, il rafforzamento delle capacità e delle competenze, gli investimenti nella cooperazione internazionale e i partenariati di ricerca;
  • la progettazione di pacchetti per l’economia digitale finanziati attraverso iniziative che riuniscono l’UE, gli Stati membri, le imprese private, partner che condividono gli stessi principi e istituzioni finanziarie internazionali;
  • la convergenza di investimenti interni dell’UE e strumenti di cooperazione esterna;
  • investimenti per una migliore connettività con i partner dell’UE, ad esempio attraverso un fondo per la connettività digitale.

I dati DESI indicano dove investire

Lo scorso 28 luglio 2022 la Commissione Europea ha pubblicato i risultati del 2022 Digital Economy and Society Index (DESI)[3], che traccia i progressi compiuti negli Stati membri dell’UE nel digitale: evidenti i progressi complessivi con una tendenza positiva alla convergenza, ma restano indietro ovunque le competenze digitali, le PMI e le reti 5G.

Infatti, anche durante la crisi pandemica di Covid-19, gli Stati membri hanno fatto progressi nei loro percorsi di digitalizzazione, ma emergono ancora necessarie iniziative per colmare le lacune nelle competenze digitali, nella trasformazione digitale delle PMI e nell’introduzione di reti 5G avanzate: occorre intensificare gli sforzi per garantire la piena diffusione dell’infrastruttura di connettività e soprattutto investire in competenze digitali.

Occorre sfruttare appieno le risorse e le riforme dei PNRR nazionali per raggiungere gli obiettivi del Decennio Digitale intervenendo in quei settori chiaramente evidenziati dai dati forniti dal DESI che mostrano dove occorre intervenire e rafforzare gli sforzi ma soprattutto evidenziano come, nessun paese (anche i migliori come Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia) è esente da lacune e criticità.

Solo con uno sforzo collettivo, con impegni congiunti/convergenti e progetti multi-paese, insieme ciascun Paese potrà crescere e rafforzare la forza collettiva e la resilienza nel contesto globale.

Infatti, come emerge evidente dalla tabella, anche i “migliori” si trovano ad affrontare lacune in aree chiavi: l’adozione di tecnologie digitali avanzate come AI e Big Data, rimane per tutti al di sotto del 30% e molto lontana dall’obiettivo del 75% del decennio digitale del 2030; diffusa rimane la carenza di competenza nel digitale che sta rallentando i progressi complessivi e portano all’esclusione digitale ancora di una fetta importante della popolazione e quindi di imprese e servizi.

Positivi i progressi fatti da alcuni paesi che stanno gradualmente guadagnando terreno: Italia, Polonia e Grecia hanno notevolmente migliorato i loro punteggi DESI negli ultimi cinque anni, implementando investimenti sostenuti con un focus politico rafforzato sul digitale, supportato anche da finanziamenti europei.

Ma, ancor oggi, solo il 54% degli europei di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base a fronte di un obiettivo almeno dell’80% entro il 2030.

Egualmente al di sotto delle aspettative i 9 milioni di specialisti ICT dell’UE rispetto ai 20 milioni necessari per colmare la carenza di competenze che le imprese devono attualmente affrontare.

Dal canto loro, solo il 55% delle PMI dell’UE possiede almeno un livello di digitalizzazione di base (obiettivo: almeno il 90% entro il 2030), indicando che quasi la metà delle PMI non sfrutta le opportunità create dal digitale.

Colmare queste lacune è necessario e i dati indicano agli Stati membri dell’UE le aree prioritarie che richiedono investimenti e azioni mirati.

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Note

  1. All’inizio del suo mandato la Commissione von der Leyen ha proposto obiettivi ambiziosi per il futuro dell’Europa: conseguire la neutralità climatica entro il 2050; fare degli anni ’20 il “decennio digitale europeo” e rafforzare l’Europa nel mondo con un approccio più geopolitico. Da tali obiettivi traggono origine le sei priorità per il periodo 2019-2024:
    • Costruire una nuova strategia di crescita per trasformare l’Unione europea in un’economia moderna, neutra in termini di emissioni di carbonio, efficiente sotto il profilo delle risorse, sostenibile e competitiva (un Green Deal europeo);
    • Rafforzare la sovranità digitale, con una chiara attenzione ai dati, alle tecnologie e alle infrastrutture, per una trasformazione digitale che sia al servizio di tutti gli europei;
    • Creare un ambiente più favorevole agli investimenti e sostenere una crescita che crei posti di lavoro di qualità, in particolare a favore dei giovani e delle piccole imprese;
    • Promuovere il multilateralismo e l’ordine mondiale basato sulle regole, attraverso un approccio coordinato all’azione esterna e una voce europea unita nel mondo;
    • Garantire un’Unione europea sociale ed economica improntata all’uguaglianza, alla tolleranza e all’equità per tutti i cittadini e fondata sullo Stato di diritto;
    • Rafforzare il ruolo dei cittadini europei nel processo decisionale e nella definizione delle priorità dell’UE, proteggendo nel contempo la nostra democrazia da interferenze esterne.

  2. Raccomandazione (UE) 2021/946 del 3.6.2021
  3. Press release 28 July 2022 – “Digital Economy and Society Index 2022: overall progress but digital skills, SMEs and 5G networks lag behind”

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