il commento

Domicilio digitale, che succede ora: la via per la rivoluzione cittadino-PA

Il domicilio digitale è un’opportunità che vale milioni di euro di risparmi per le comunicazioni tra la PA e i cittadini, oltre che uno strumento per una società digitalmente più inclusiva. A patto che si replichi il percorso virtuoso che ha favorito la diffusione di strumenti come la firma digitale e la PEC. Vediamo come

Pubblicato il 13 Set 2018

Paolo Ghezzi

CEO di Infocamere ed Expert dell'Istituto EuropIA.it

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Tra gli strumenti ed i servizi idonei a rendere effettivi i diritti di cittadinanza digitale, concetto giuridico introdotto con il nuovo CAD (il codice per l’amministrazione digitale), insieme a SPID e ANPR, spicca il domicilio digitale, novità volta a semplificare i rapporti tra cittadini, imprese e PA. Entro il 27 gennaio 2019, ogni cittadino avrà il diritto di eleggere un domicilio digitale presso un qualsiasi indirizzo di posta elettronica certificata o servizio elettronico di recapito certificato, che diventerà destinazione di ogni comunicazione avente valore legale dalla PA e dai privati.

Proprio nei giorni scorsi l’Agid ha lanciato la consultazione (fino all’8 ottobre) sulle linee guida dell’Indice dei domicili digitali delle pubbliche amministrazioni e dei gestori di pubblici servizi (IPA). 

Al diritto di domicilio digitale, infatti, corrisponde il dovere per la PA di inviare esclusivamente presso l’indirizzo dichiarato notifiche o comunicazioni con valore legale.

Nei giorni scorsi l’Agid ha lanciato la consultazione, fino all’8 ottobre, sulle linee guida dell’Indice dei domicili digitali delle pubbliche amministrazioni e dei gestori di pubblici servizi (IPA).

Le linee guida definiscono le informazioni standard che ogni Pa dovrà inserire nell’Indice, tra cui l’indicazione del proprio domicilio digitale, così come previsto dal CAD (art. 6 ter); le regole tecniche da seguire per pubblicare i propri riferimenti; le modalità di gestione dei contenuti informativi all’interno dell’archivio.

La realizzazione della piattaforma che ospiterà l’elenco di tutte le dichiarazioni di domicilio elettronico dei cittadini italiani è affidata a InfoCamere, in stretta collaborazione e sinergia con il Team per l’Italia Digitale e AgID.

Un’innovazione che vale milioni di euro

I mesi che ci separano dall’appuntamento di gennaio rappresentano un tempo prezioso, da usare per fare almeno due cose. Lavorare perché le PA programmino il percorso di adozione di questa innovazione che vale milioni di euro di risparmi per le comunicazioni destinate ai cittadini. Identificare i diversi eventi della nostra vita che potranno beneficiare dell’identità e del domicilio digitale, comunicandoli con chiarezza agli interessati. Domicilio digitale non può significare solo che “le multe del comune arrivano velocemente nella tua casella di posta elettronica”.

I procedimenti della PA che coinvolgono in positivo cittadini e imprese sono diversi e dovranno crescere velocemente. Dall’ammissione dei figli a scuola al riconoscimento di diritti all’assistenza e ai servizi alla persona, dall’autorizzazione a intraprendere un’attività d’impresa, dalla disponibilità all’attribuzione di risorse e finanziamenti. E ancora, nel quotidiano, il semplice fatto di poter essere informati tempestivamente sulle opportunità di nuovi servizi messi a disposizione da Stato e Enti Locali. Ecco dunque l’occasione per realizzare una PA digitale che introduca standard condivisi e che usi un linguaggio semplice, elementi concreti per attuare una società digitalmente più inclusiva.

Il “cassetto digitale dell’imprenditore”, la lezione per le PA

In questo solco e con obiettivi per favorire l’instaurarsi di un dialogo digitale tra cittadino e PA, le Camere di commercio stanno vivendo un’esperienza significativa con la diffusione del “cassetto digitale dell’imprenditore” impresa.italia.it. Applicazione completamente mobile first rivolta al cittadino-imprenditore, realizzata e distribuita seguendo appieno le linee guida sulla user experience dettate dall’AgID. Ad oggi sono 150mila – con ritmi di crescita di oltre mille al giorno – i cittadini-imprenditori che utilizzano le loro identità digitali (SPID o CNS) per consultare la visura della propria impresa, i bilanci, le pratiche inviate ai SUAP e altro ancora, privilegiando l’utilizzo di smartphone e tablet.

Se c’è una lezione che può venire da esperienze come questa è che la PA non si può limitare a “portare il cavallo a bere” – cioè offrire tecnologie e app innovative – ma deve puntare a far nascere una “sete digitale” nel dialogo con imprese e cittadini. Anche facendo evolvere l’impianto legislativo in questa direzione. L’esperienza per la diffusione di strumenti come la firma digitale e la PEC (Posta Elettronica Certificata) può fare da guida per interpretare, oggi, una possibile traiettoria di sviluppo del domicilio digitale.

Dieci anni fa l’introduzione di tali innovazioni dal mondo digitale, applicate in primis per assolvere gli adempimenti verso il Registro delle imprese è stata decisiva, con l’effetto di rafforzare il processo di crescita in digitale dei professionisti italiani, che oggi rappresentano la comunità professionale più digitalizzata d’Europa. Un merito del quale la PA dovrebbe andare orgogliosa. Con il domicilio digitale ora la stessa opportunità di crescita è finalmente rivolta a tutti i cittadini italiani.

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