Un periodo intenso di aggiornamenti e ripianificazioni per l’identità digitale italiana: a quasi un anno dai primi annunci di rimodulazione di SPID (risalenti a dicembre 2022), si sta lavorando a una transizione che valorizzi gli sforzi pubblici e privati per supportare lo sviluppo di entrambi i sistemi nazionali, SPID e CIE.
L’obiettivo è costruire un prototipo di Digital Identity Wallet, che consenta all’utente una gestione autonoma delle proprie credenziali, l’utilizzo transfrontaliero delle stesse all’interno dell’UE e un maggior coinvolgimento del settore privato.
SPID, CIE e la revisione di eIDAS in corso
Guardando ai numeri di diffusione aggiornati di questi sistemi, la crescita è piuttosto costante rispetto a quanto rilevato dall’Osservatorio Digital Identity negli scorsi mesi:
- SPID, che a giugno 2023 contava 35,2 milioni di rilasci e 91,2 milioni di utilizzi mensili;
- CIE, che nello stesso periodo contava 37,7 milioni di documenti rilasciati. Il dato sugli utilizzi non è reso pubblico su dashboard istituzionali, ma secondo le stime dell’Osservatorio Digital Identity[1], nel 2022 sono tra i 4,5 e i 5,5 milioni i cittadini che accedono tramite l’app CieID e altrettanti coloro che utilizzano il lettore di smartcard per effettuare il riconoscimento online.
Sebbene in un primo momento i due sistemi avessero seguito traiettorie evolutive diverse (CIE maggiormente incentrata sul massimo livello di sicurezza, LoA3; SPID con maggiore usabilità al LoA2), negli ultimi mesi sono andati sempre più a intersecarsi, con l’abilitazione del LoA2 anche per CIE a marzo 2023. Da qui la spinta del Governo a farli progressivamente convergere in un’unica piattaforma, come anche ipotizzato nel PNRR (da M1C1, Investimento 1.4: “[…] Inoltre, per permettere un’orchestrazione fluida di tutti i servizi sopra descritti, è rafforzato il sistema di identità digitale, partendo da quelle esistenti (SPID e CIE), ma convergendo verso una soluzione integrata e sempre più semplice per gli utenti.”).
A questo punto, è importante contestualizzare queste rapide evoluzioni sui sistemi italiani nella più ampia trasformazione dell’identità digitale a livello comunitario: come ormai noto, a giugno 2021 la Commissione europea ha reso nota una proposta di revisione al Regolamento eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature – n. 910/2014), insieme a un documento di raccomandazioni per lo sviluppo di un European Digital Identity (EUDI) Wallet.
Le sperimentazioni, però, non rimangono solo su carta. Da un punto di vista normativo, a febbraio 2023 è stata pubblicata la prima bozza di Architecture Reference Framework, che getta le basi per l’implementazione tecnologica del wallet. Mentre da un punto di vista implementativo, nei mesi scorsi sono stati assegnati i grant europei ai 4 consorzi vincitori che sperimenteranno i primi prototipi di EUDI Wallet (DC4EU: Digital Credentials for Europe, EWC: EU Digital Wallet Consortium, Nobid e Potential) e i kick-off di alcuni di questi progetti sono già stati effettuati prima della pausa estiva.
L’avvio dei lavori per IT Wallet
Secondo quanto trapelato dagli ultimi incontri istituzionali sul tema, l’Italia giocherà d’anticipo rispetto alla tabella di marcia europea, sviluppando un prototipo nazionale – IT Wallet, appunto – proprio come estensione dell’App IO, piattaforma alla base delle comunicazioni tra cittadini e PA. In un primo momento verranno integrate la tessera sanitaria e la tessera delle disabilità, per poi estendere progressivamente il set di documenti digitalizzati nell’app anche alla patente e ad altri documenti digitali degli utenti erogati da aziende private, proprio come un vero portafoglio e cassetto digitale.
Le tempistiche ipotizzate prevedono un primo lancio per la fine del 2023, anticipando in questo modo l’adeguamento a quello che sarà il wallet europeo, previsto invece per il 2026.
IT ed EUDI Wallet: semplici “contenitori” o qualcosa di più?
Cosa ci aspettiamo, quindi, per IT Wallet (e di conseguenza anche per EUDI Wallet)? L’auspicio è che questi sistemi siano più di semplici “contenitori” di credenziali.
In un primo momento, oltre ad altre credenziali già digitali – come le carte di pagamento o i biglietti aerei – sarà sicuramente cruciale avviare la digitalizzazione dei documenti di riconoscimento fisici, come la Carta di Identità Elettronica e la patente, secondo standard riconosciuti a livello internazionale. Con un punto di attenzione importante: questo implica infatti che l’intero processo di riconoscimento del cittadino possa supportare questa nuova modalità elettronica, ovvero che, ogni qualvolta sia necessario un controllo sulla mia identità, gli attori preposti (Forze dell’Ordine, enti sanitari, ma anche aeroporti) possano accettare e verificare elettronicamente la mia credenziale digitale. Sebbene già questo possa risultare un grande passo avanti, sarebbe una “semplice” digitalizzazione dei documenti fisici che oggi tutti portiamo nel nostro portafoglio, una replica in versione elettronica del processo che già oggi conosciamo.
Secondo le riflessioni dell’Osservatorio Digital Identity, esistono invece enormi potenzialità se si sviluppano interazioni tra queste credenziali e se si abilitano da queste nuovi servizi per l’utente.
In questo modo, per esempio, potrei avere nel mio wallet la credenziale di KYC (Know Your Customer) rilasciata dalla mia banca all’apertura del mio conto corrente direttamente legata al documento di riconoscimento digitale, oppure la mia carta di imbarco potrebbe automaticamente verificare il mio documento di riconoscimento, portando con sé questo ulteriore attributo certificato senza dover presentare entrambe le credenziali.
Non solo: ci sono tantissime prospettive all’orizzonte. Pensiamo al Digital Euro, che secondo la prima proposta di regolamento Single Currency Package potrebbe essere integrato in EUDI Wallet, ma anche alle altre piattaforme abilitanti, come SEND, il Servizio di Notifiche Digitali, o a tutte quelle che potrebbero nascere come repository sicuro e certificato per contenere non solo credenziali di identità, ma documenti e dati sensibili in generale. È in questo scenario che si potrebbe vedere il vero grande valore di un wallet di identità digitale: non un semplice “contenitore”, ma qualcosa di più.
Note
[1] Le stime sono basate su una survey statisticamente rappresentativa della popolazione internet italiana tra i 18 e i 75 anni.