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Le nuove funzioni della CIE e l’evoluzione dell’identità digitale: ecco cosa cambia

Le nuove funzionalità per l’utilizzo della Carta di Identità Elettronica mostrano un’evoluzione positiva – anche sul versante della esperienza utente – per l’accesso ai servizi online pubblici e privati. Ecco i nuovi possibili scenari per l’identità digitale e per il futuro di Spid

Pubblicato il 03 Apr 2023

Giovanni Manca

consulente, Anorc

carta identità elettronica

In attuazione del Decreto 8 settembre 2022 recante “Modalità di impiego della carta di identità elettronica”, il Ministero dell’Interno con il supporto tecnico e organizzativo dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS) ha attivato una serie di nuove funzionalità per l’utilizzo della Carta di Identità Elettronica. Vediamo cosa cambia in termini funzionali e come questi cambiamenti influenzano lo scenario dell’identità digitale in Italia.

CIE, verso nuovi modelli per l’identità digitale: cosa cambia con il decreto 8 settembre

Approfondisci e leggi anche questo articolo: La telemedicina, come cambierà col PNRR: tutti i fattori da mettere a sistema

L’evoluzione della CIE

Le funzionalità aggiunte al portale dedicato, mostrano l’evoluzione della CIE verso l’ampliamento delle funzionalità di accesso della stessa ai servizi online pubblici e privati. Prima di questo ampliamento di funzionalità era previsto solo un livello 3 di credenziali ovvero quelle “basate sull’uso materiale della CIE (possesso) e un fattore di autenticazione tra conoscenza e inerenza”.

Adesso sono attivati anche i livelli di credenziali 1 e 2.

Il Decreto 8 settembre 2022 le definisce nel modo seguente: “Le credenziali di livello 1 sono basate su un singolo fattore di autenticazione basato su conoscenza, possesso, o inerenza. Le credenziali di livello 2 sono basate su un doppio fattore di autenticazione scelti fra conoscenza, possesso, inerenza”.

Molto importante il legame di questi livelli con quanto stabilito nel Regolamento 910/2014 (eIDAS), livello basso, significativo e alto corrispondono ai livelli 1, 2 e 3. La disponibilità del livello 2 è l’elemento più significativo introdotto. Attivando le credenziali di livello 1 e 2 nella pagina web seguente, mediante l’utilizzo della nuova versione dell’APP CieID ci si registra sul nuovo ecosistema di accesso ai servizi in rete.

Un’esperienza utente finalmente positiva

Dalle prime esperienze di utilizzo delle funzionalità si ricava un’impressione positiva. Il sito web è ben strutturato con messaggi chiari e sintetici. Il controllo sui tre livelli è completo con funzionalità di configurazione, modifica e disattivazione. Poi le classiche funzionalità con OTP gestito dall’APP o SMS gratuito. Completa le funzionalità una pagina con le informazioni di tracciamento tramite l’elenco di tutti gli eventuali accessi.

Ricordiamo che il livello 2 è quello basilare per l’accesso ai servizi della pubblica amministrazione e dei privati e funzionalmente è stato progettato in modo tale da semplificare l’esperienza utente.

L’esperienza utente utilizza un QR Code ed è funzionalmente identica alle più utilizzate APP di accesso tramite SPID. Ne consegue il completo parallelismo funzionale tra i due sistemi di identità digitale, CIE e SPID ma anche un utilizzo della CIE in mobilità più semplice.

Un altro effetto sull’esperienza utente è nella eliminazione della tessera fisica per l’accesso (il livello 2 non prevede uso “fisico” della CIE. Questo elimina in modo pressoché totale la necessità di utilizzo di un lettore “senza contatti” per la CIE. Lo elimina completamente nella fase di accesso, quindi si evitano i problemi di lettura della CIE da smartphone e le conseguenti difficoltà nell’usabilità e nei malfunzionamenti.

Come recuperare il PUK della Cie

Dal lato erogazione dei servizi nulla cambia, chi aveva abilitato l’”accesso con CIE” non deve fare alcuna modifica.

Il nuovo scenario operativo introduce anche la possibilità di recuperare il PUK della CIE. L’esperienza quotidiana ci conferma che non è stata adeguatamente pubblicizzata la disponibilità di un PIN e di un PUK per la CIE. Fino all’introduzione di questa nuova funzionalità era necessario recarsi allo sportello di anagrafe per il recupero di questi dati.

Adesso si può recuperare il PUK.

Il sito ci illustra le operazioni da effettuare:

  • scarica o aggiorna l’ultima versione dell’app CieID su uno smartphone dotato di tecnologia NFC;
  • accedi dal menù dell’app alla voce “Recupero PUK”;
  • avvicina la CIE allo smartphone;
  • inserisci il numero di serie della tua CIE (riportato in alto a destra sulla Carta);
  • inserisci i contatti forniti al Comune in fase di richiesta;
  • per ragioni di sicurezza, dopo 48 ore dall’inserimento della richiesta di recupero PUK, riceverai una notifica via SMS o e-mail per completare la procedura e visualizzare il PUK.

La stessa pagina ci mette a disposizione un filmato di poco più di un minuto che ci spiega “visivamente” le operazioni da effettuare per recuperare il PUK.

Il recupero del PUK consente di reimpostare il PIN e quindi di avere a disposizione le informazioni di accesso ai servizi.

I nuovi possibili scenari per l’identità digitale

Queste novità mettono in luce una serie di nuovi possibili scenari per l’identità digitale. La cosa più evidente è il parallelismo funzionale con SPID. In base alle regole stabilite nel Decreto 8 settembre 2022, l’accesso ai servizi tramite CIE è anche per i privati. In questo caso non è prevista alcuna tariffa di accesso a quanto offerto da IPZS per conto del Ministero dell’Interno. Ne consegue che potrebbe venir meno la principale fonte di finanziamento dei gestori dell’identità digitale all’interno di SPID.

La limitazione dell’uso “fisico” della CIE e della sua interfaccia a radiofrequenza NFC non elimina la possibilità di malfunzionamenti nella lettura della carta tramite smartphone. Questa evenienza dovrà essere gestita in modo alternativo attivando un adeguato supporto per il cittadino.

I problemi

Altro elemento è il numero di cittadini che ancora hanno anche oltre due anni di margine prima della scadenza della carta di identità cartacea. Certamente si potrà invitare questi soggetti ad accelerare i tempi di sostituzione del cartaceo con la CIE ma il tema rimane aperto.

Un altro elemento critico è nei tempi di attesa per il rilascio della CIE. A parte i fisiologici 7 giorni lavorativi per avere il nuovo documento dalla richiesta, ancora risultano molto lunghi i tempi di attesa per la prenotazione della richiesta stessa. Nella grandi città i tempi sono anche di alcune settimane.

Esistono poi numerosi cittadini che non sono titolari di carta di identità perché usano il passaporto o il documento di identità della pubblica amministrazione (Modello AT elettronico).

Anche questa criticità dovrà essere gestita.

Il futuro di Spid

Un’ultima considerazione sul futuro di SPID a seguito di queste nuove funzionalità della CIE. Lo SPID è molto utilizzato ed è stato anche molto pubblicizzato negli anni. La CIE è stata quasi ignorata e anche funzionalità utili come la firma elettronica avanzata con l’APP CIESign sono poco conosciute o addirittura osteggiate dalla pubblica amministrazione che non applica nemmeno le vigenti regole tecniche stabilite nel DPCM 22 febbraio 2013.

Il nuovo scenario CIE impatta in modo significativo su SPID modificandone il ciclo di vita operativo.

Le recenti dichiarazioni politiche danno un ritorno positivo rispetto ai timori di repentini, seppur graduali, spegnimenti di SPID.

Certamente SPID non può essere spento dalla mattina alla sera quantomeno perché, alla data, ci sono quasi 34 milioni e seicentomila credenziali SPID attive.

Le ipotesi in campo non possono che operare nella direzione dell’unificazione delle tre identità digitali al momento attive, la CIE, lo SPID e la CNS diffusa con la Tessera Sanitaria. Quest’ultima potrebbe essere eliminata visto che si tratta di un clone storico della seconda versione di CIE (la CIE attuale è nella terza versione, la prima non sperimentale) e le funzionalità di tessera sanitaria possono essere gestite senza una tessera fisica.

Il contesto europeo

Questa unificazione ha come naturale tendenza quella in atto in Europa nell’ambito delle modifiche in atto al Regolamento eIDAS.

Infatti, in conclusione, è utile ricordare che è in arrivo il portafoglio europeo di identità digitale (EDIW – European union Digital Identity Wallet) e che questo nuovo strumento di identificazione non è obbligatorio.

La bozza di eIDAS II, lo schema di Regolamento di modifica stabilisce che “L’uso del Portafoglio Europeo di Identità Digitale da parte di persone fisiche o giuridiche sarà volontario. L’accesso ai servizi pubblici e privati, l’accesso al mercato del lavoro e la libertà di condurre attività commerciali non dovrà in nessun modo essere limitato o reso svantaggioso per le persone fisiche e giuridiche che non usano il Portafoglio Europeo di Identità Digitale. Rimarrà possibile accedere ai servizi pubblici e privati mediante altri mezzi di identificazione e autenticazione esistenti”.

Questo elemento ci suggerisce che la CIE, lo SPID e l’identità digitale avranno nuove evoluzioni o mutazioni. Il giusto equilibrio nel cambiamento garantirà il vero obiettivo di questi strumenti, il miglioramento della vita di cittadini e imprese. L’attuale posizione del Governo espressa ufficialmente dal Sottosegretario Senatore Alessio Butti è per una razionalizzazione delle identità con la creazione di un’identità unica. La parte di risposta del Senatore Butti in risposta ad una interrogazione parlamentare è la naturale conclusione di questo articolo visti anche gli spunti che descrive sulle evoluzioni future.

“L’obiettivo è chiaro: razionalizziamo le esperienze accumulate sin qui, facciamo convergere identità digitali attualmente rilasciate da identity provider, per lo più privati, e identità digitali rilasciate direttamente dallo Stato nell’ambito del progetto CIE, in un’unica soluzione di identità digitale destinata, a sua volta, a convergere nel cosiddetto EUDI Wallet, ovviamente non appena sarà possibile. Garantiamo soluzioni che mantengano la compatibilità con i sistemi di integrazione sviluppati con i service provider pubblici e privati, al fine di salvaguardare gli investimenti già realizzati. Nessuna sostituzione, quindi, ma semplicemente una transizione verso un sistema unico, che sappia valorizzare l’esperienza acquisita dai cittadini e la coniughi con le esigenze di un modello tecnologicamente più avanzato. Nessun rischio – tengo a ribadirlo – anche di sperpero di risorse pubbliche. Al contrario, con la nuova identità digitale perseguiamo la ferma volontà di evitare duplicazioni, che forse avrebbero potuto essere evitate fin dall’inizio, conseguiamo risparmi significativi per lo Stato, soddisfiamo la necessità di compiere una scelta definitiva tra sistemi apparentemente alternativi in un servizio che acquista ogni giorno un’importanza maggiore e di cui tutti i cittadini, a parità di condizioni di ingresso e di utilizzo, devono fruire quotidianamente”.

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