Hannes VII – Un incubo, avo, un incubo!
Hannes I – Sei giovane, Hannes, sei giovanissimo… e sei pigro… lo so… lo vedo…
Hannes VII – Anche tu però negli ultimi cent’anni hai goduto delle memorie totali connesse! Non ti mancano? Sono già passati tre mesi dal Grande Ictus Mnemonico… Hai visto che schifo… un ritorno all’età della pietra!
Hannes I – Boom! Abbiamo sempre quelle stabili diffuse… quelle pre-brain… possiamo fare tutto come prima, nipote… salvo predire il futuro, come si dice alla vecchia maniera…
Due farfalle bianche danzarono distratte nella violenza. Del biancore. Del sole. Opalino. Di nuvole lenzuolate. Smerigliate. Davanti alla vetrata. Chiusa e tersa di vento.
Hannes VII – Io non voglio imprevisti… voglio sapere tutto! Tutto prima! Io ho paura dell’ignoto… devo sapere tutto prima… io vado sempre a leggere la fine di una narrazione… vado solo a vedere le rappresentazioni al contrario… mi tranquillizzano… perché fare la stupida fatica di affrontare anche solo un secondo di buio… ho sempre avuto paura del buio… ho paura che ci sia dentro un mostro…
Hannes I – Il futuro è una bestia inquieta… che sbrana se lo tieni troppo stretto. Dagli un po’ di corda…
Hannes VII – Ma avo, fino a tre mesi fa i venti miliardi di esseri umani viventi sapevano tutto del loro futuro… per filo e per segno… e vivevano sereni… organizzati, perfetti!
Le due farfalle bianche. Sfiorarono la vetrata. Corsero avide. Verso il vecchio e il giovane.
Hannes I – Menzogna! Si annoiavano a morte… letteralmente a morte… Di morte propria… Chi ha provocato il grande ictus mnemonico ha salvato l’umanità, nipote… ci ha sottratto dalla vera bestia… che è vedere tutto… tutta la nostra vita che si palesa davanti a noi… questo è il vero incubo! Tutto illuminato… senza le dosi giuste di buio… è nel buio che si nascondono i sogni… andare a tentoni nel buio, vuol dire imbattersi nei desideri inaspettati… che sono i più belli… caro nipote…
Il vecchio chiuse gli occhi. Sollevò le braccia. Camminò il palquet fino alla vetrata. Protese le dita. Sventolò le mani. Mimò un cieco. Verso il sole. Le due farfalle bianche duellarono coi suoi indici. Esilarate. Sfiorate. Hannes I aprì la vetrata. Il salone s’invase di vento in quota. Hannes I si abbalconò. Hannes VII lo punzecchiò.
Hannes VII – Ora sei come tutti senza memorie connesse mio vecchio avo! Goditi il buio che ti piace tanto! Non c’è traccia del tuo futuro… è tornato mistero… ora nessuno lo conosce più!
Hannes I – Chi t’ha detto che non abbia ancora le memorie collegate… tutti sanno che pochissimi privilegiati, come li chiamano, sono rimasti totalmente connessi… Potrei essere uno di questi…
Allora il giovane Hannes VII lo sfidò.
Hannes VII – Se hai le memorie ancora connesse… come fai, a 211 anni di età, a voler vivere ancora? Tutti nella galassia soffrono della Sindrome della Noia Assoluta… Qui siamo alti… La vetrata è aperta… l’aria calda… io ti abbraccio avo… prima del tuo salto…
Hannes I – Mi inviti giovane nipote… Ma io ficcavo sempre tante ombre dentro la scatola illuminata a giorno del mio futuro. Ogni istante l’ho riempita di tende, veli, paraventi… Ho preso a sassate le lampade che svelavano ogni angolo della scatola… ho tanta voglia di vivere… nipote…
Le due farfalle bianche si tranquillizzarono sul cuoio cappelluto di Hannes I. Il pomeriggio si stremava nel caldo feroce. Hannes I occhieggiò la città. I suoi viali. I suoi canali. Rinunciò a quel salto. Dal 562esimo piano. La bestia del futuro era entrata in letargo. Almeno per ora.
(58-continua)