identità digitale

Spid, gli errori di comunicazione che ha fatto il Governo

L’attuazione del CAD richiede un forte accompagnamento. Ma tutto ciò stenta ad avvenire. La prova lampante è SPID

Pubblicato il 05 Dic 2016

Eugenio Prosperetti

Avvocato esperto trasformazione digitale, docente informatica giuridica facoltà Giurisprudenza LUISS

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Siamo nel periodo immediatamente dopo l’approvazione del CAD, il più delicato perché la riforma è “legge” ma, come ho scritto già su queste pagine, “fatto il CAD bisogna fare gli italiani”.

Ebbene l’impressione è che si stia procedendo a macchia di leopardo ma senza una strategia nazionale organica.

Si notano fughe in avanti di alcune regioni – quelle dove già si poteva fare tutto con la CNS – che già hanno in bella mostra siti in cui si può usare lo SPID per accedere al fascicolo sanitario elettronico e a molteplici servizi.

In altre realtà lo SPID fatica, prima ancora che ad essere adottato, ad essere “capito”.

I media mainstream non ne parlano affatto: gli unici approfondimenti in questo periodo riguardano il tema referendario, mentre in precedenza veniva chiamato “PIN unico” e molti non saranno riusciti a comprendere che si tratta della stessa cosa (anche perché lo SPID non funziona tramite un PIN).

Anche enti che dovrebbero e potrebbero fare divulgazione fanno il minimo sindacale.

Il MIUR, che ha reso obbligatorio lo SPID per richiedere i 500 Euro della c.d. “carta del docente” (dunque per tutte le insegnanti di ruolo) si limita a dare la seguente indicazione: “Per l’utilizzo della “Carta del Docente” sarà necessario ottenere l’identità digitale SPID presso uno dei gestori accreditati (http://www.spid.gov.it/richiedi-spid) e successivamente ci si potrà registrare sull’applicazione. L’acquisizione delle credenziali SPID si può fare sin da ora. Si tratta di un codice unico che consentirà di accedere, con un’unica username e un’unica password, ad un numero considerevole e sempre crescente di servizi pubblici (http://www.spid.gov.it/servizi).”.

E’ legittimo (ed ho personalmente verificato) che non pochi docenti comprendono che viene assegnato un codice che si deve spendere per ottenere la registrazione alla app del docente ma poi non è più particolarmente necessario, salvo futuri usi.

Non viene cioè spiegato che richiedendo lo SPID lo Stato assegna la credenziale che sostituirà tutte le altre e che entro circa due anni sarà l’unica che verrà utilizzata. Non viene spiegato agli insegnanti che potranno presto usare SPID in molti altri usi scolastici, per accedere alle aree riservate dei siti ministeriali (a proposito, perché questo ancora non è possibile?) e che gli si sta consegnando dunque uno strumento utile e vantaggioso che farà risparmiare tempo e complicazioni.

Non viene spiegato che è una credenziale sicura e che garantisce il cittadino rispetto ad altri tipi di credenziali.

Anche il sito della 18app, la app per per il bonus cultura per i 18enni, altro caso di SPID obbligatorio, è piuttosto stringato nelle spiegazioni e si limita a chiarire che: “SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, ti permetterà di accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione con un’unica Identità Digitale (username e password) utilizzabile da computer, tablet e smartphone.”.

Anche qui non una riga sul perché sia importante o necessario questo sistema, con i risultati (piuttosto evidenti su Facebook) che lo SPID sembra una ennesima invenzione per complicare la vita o una cosa in più che si poteva evitare. Un 18enne è abituato a dare a malapena la mail per registrarsi e dovrebbe, ad avviso di chi scrive, essere motivato ad utilizzare un sistema con una registrazione complessa ma che, alla lunga offre indubbi vantaggi come, appunto è SPID.

Eppure in Italia gli switch-off li dovremmo saper fare.

Pensiamo al digitale terrestre: eravamo un paese di teledipendenti, fortemente ancorati all’analogico.

In relativamente poco tempo, grazie a una imponente operazione di comunicazione persino gli ultracentenari hanno preso familiarità con il concetto di decoder digitale terrestre e hanno conosciuto le date di switch-off della propria regione.

Non si può pensare di introdurre concetti inizialmente complessi come identità digitale, domicilio digitale e fascicolo elettronico senza spiegarli e spiegarli al cittadino nelle sedi in cui vive, lavora ed opera.

L’identità digitale può essere diffusa assieme a servizi utili, come le app di incentivo sociale di cui sopra, ma perché venga mantenuta ed appresa dai diretti interessati e sperimentata per altri servizi questi aspetti vanno spiegati.

Sarebbe interessante rilevare quante delle SPID diffuse a docenti e 18enni vengono utilizzate su altri siti della PA.

Temo siano per ora molto poche.

Mi auguro che l’occasione non venga sprecata e che lo SPID non si riveli, alla lunga, il sostituto della CNS per i cittadini che sapevano usare la CNS. Lo SPID, il cui uso è enormemente più semplice della CNS, è uno strumento regolato a livello europeo e non renderlo strategico sarebbe una grandissima occasione perduta.

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