“La mia superabirra supergelida, Karl… vetro liscio…” Il barista la posò sul bancone fradicio. Legno venato. Scanalato. Da secoli. Syntee alitò sopra. Lo faceva sempre. Scrisse qualcosa. Lo faceva sempre. Girò la caraffa verso Karl. “M finale”, lesse Karl. Non sarebbe stato facile trovarne una. Ora erano vietate.
Gli abitanti del Pianeta le avevano buttate. Se ne erano liberati. In fretta e furia. Giorno dopo giorno. Dal Grande Ictus Mnemonico di due mesi prima, quando tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia erano state disattivate dal dottor Annthok Mabiis. Il futuro era tornato in mano a ciascuno. Gli antichi big data e le moderne memorie connesse non avrebbero più prodotto milioni di umani e umanidi schiacciati dalla Sindrome della Noia Assoluta.
Due farfalle bianche sorvolavano il pavimento imbirrato. Inebriate dal profumo del cuoio di molti stivaletti illegali.
Gli agenti della Memory Squad 11 precipitavano la discesa. Verso la città vecchia. “C’è un contrabbando di Memorie Finali in un bar del porto! Pedalare agenti!”
Il barista Karl accarezzò il collo a Syntee. Lei credette ad un passaggio di memorie. Transitava la consolazione, invece. Consolare è costruire ponteggi per il futuro. “Con queste carezze vedi il tuo futuro…” sussurrò Karl.
Syntee si aggrappò alla carezza. Resistette ancora per un po’. “Le mie memorie ci sono tutte! Mi fanno vedere il futuro… il mio… ogni particolare… ogni giorno, ogni ora… Le memorie connesse me lo spiattellano in faccia… che orrore… che noia, che noia mortale…”
Karl: “Le memorie sono sconnesse, Syntee… tutte staccate. Quello che vedi è quello che vuoi vedere… Cioè il passato… per anni le memorie ti hanno disegnato il futuro… non sei più abituata a pensarlo da sola! Ci fa tanto comodo che lo costruiscano gli altri… che ce lo progettino gli altri… è la malattia peggiore. Quella del futuro degli altri che sottomette il tuo… mi capisci?” Il barista Karl si sentiva intelligente, utile e innamorato.
Syntee lisciò con le dita il vetro appannato della caraffa di birra. Cancellò la scritta “M finale”.
Il bar risuonava di futuri altrui. Le lampade basse chiacchieravano coi tavoli affollati. Le musiche alte mischiavano gli umori. Il bancone accoglieva i gomiti. Il soffitto i fumi. Gli specchi i volti. Le finestre le occhiate. Le porte le fughe.
Gli agenti irruppero. Si avventarono su Syntee. Il barista Karl: “Cercate sempre la stessa cosa! Ma qui non c’è! La memoria che cercate non c’è più. Il vostro futuro è altrove… costruitevelo da soli…”
“Mi tocca vivere, allora…” si schiarì Syntee.
“Sì.” Karl cacciò gli agenti con gli occhi.
Due farfalle bianche stupidavano allegre e valzerose ingiallandosi nelle luci della vetrina dei liquori.
“Niente ultimo giorno, allora?” supplicò Syntee.
“Niente.”
“Allora buon primo giorno a te e anche a me!” si impose Syntee.
“Auguri, bella! Auguri di tuo buon anno!”
(60-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)