(Dalle puntate precedenti) – “Primo Tutor, lei sa bene che gli agenti impegnati nella ricerca del dottor Annthok Mabiis sono più di trecentomila!”
“Il dottor Mabiis è a Bequino… noi lo sappiamo… ” “È lì da sempre… dal giorno in cui ha annullato tutte le memorie della galassia… col Grande Ictus Mnemonico…”
“È dietro questa vetrina… lo stanno rasando… Shaiira tu entri…”
Shaiira entrava. Shaiira gli tagliava la gola. Eppure non una goccia di sangue. Non un gemito. Al suo posto un cagnolino.
Trimmy usciva. Trimmy correva ben tosato. Lavato. Levigato. Saltellava. Abbaiava. Scompariva nel parco.
Shaiira lancinante: “Inseguiamo il cane dentro il parco! Ci porterà dal dottor Annthok Mabiis! Sono sicura!”.
Il parco si allungava in mezzo alle case. Dentro gli appartamenti. I prati verdeggiavano i salotti. Gli agenti scivolavano nei bagni. Trimmy unghiettava nei corridoi. Scartocciava nel pianerottolo. Sbandava giù per le scale. Trimmy festoso fuori dall’ingresso artisti. Infilava il bar antico. Trimmy fra le gambe di un clown sui trampoli. Trimmy rincorreva una carrozzina. Trimmy afferrato dagli agenti. Preso per le quattro zampe. Capovolto. Trimmy si divincola. Trimmy un cavallo. Senza memorie. Il puledro raggiungeva nella polvere la cresta della collina.
Il puledro superava i cespugli. Gli agenti scartavano il fosso. Il puledro zoccogliava sui pietroni piatti. Pietroni antichi. Gli agenti scivolavano senza abilità. Le bici sfuggivano. I pedali doloravano striando. Il puledro crinierava imperando. Verso la città. “Agenti entriamo con lui! Ci farà strada. Non perdetelo!” pilotava la comandante Akila Khaspros. “Ci porta alle sue memorie… alle memorie del dottor Annthok Mabiis… o forse il puledro è il dottor Mabiis…” percuoteva la Khaspros.
Le strade minute. Le finestre affacciate. I portoni aperti. I passi contriti. Nel cenacolo accanto. Il puledro tamburava. Le suore allarmate. Il puledro sbandava. I frati arroccati. Da secoli i conventi si riempivano silenti. Più d’un terzo degli umani sceglieva la via della clausura. Il puledro scartocciò il chiostro. Le colonne in duplice filar. Suonavano. Come canne d’organo. Il puledro roteava. Le bici si piegavano molli. Le bici rincorrevano folli. Rincorrere è perdere. Rincorrere è divertire le proprie distanze.
“Ecco dove sono le memorie nascoste dal dottor Mabiis! Agenti, sono nei conventi!” intuiva Stefano Magli, l’agente di Memoria Antica della Memory Squad 11. “Sono negli altari!” “Sono nei tabernacoli!” “Sono nei sepolcri!…” spalleggiavano gli agenti. Le biciclette balzavano gli scalini. Le scalinate si alzavano arcigne. Le vetrate s’inchinavano. I pulpiti galleggiavano. I ceri irridevano. Le aureole arrotavano. Le ginocchia percussavano. I nasi disapprovavano.
Il puledro turbinava. L’incenso volteggiava soave. “Le memorie sono nel fumo dell’incenso!” imponeva Stefano Magli. “È il puledro che le attiva!” Magli satollo della smagliante spiegazione. “Se prendiamo il puledro abbiamo in mano il regolatore delle memorie rimaste dopo il Grande Ictus Mnemonico…” lumeggiava la comandante.
Lo circondano. Nella navata centrale. Il puledro batte gli zoccoli. Solleva la polvere dalle scanalature secolari. Gli agenti chiudono gli occhi. Gli agenti si chinano. Il puledro salta oltre le loro schiene. Esce sulla piazza. In mille farfalle bianche. Le memorie punteggiano il sagrato. Le memorie tremano. Volano via.
(52-continua)