Dl semplificazioni

Comuni tutti digitali? Anci: “Bello, ma serve più supporto dal Governo”

Accesso ai servizi, identità digitale, razionalizzazione delle infrastrutture con un occhio alle soluzioni cloud, ma anche notificazione degli atti, comunicazioni e provvedimenti della PA: sono tra le novità del decreto Semplificazioni che investono direttamente i Comuni. Ecco perché il giudizio è positivo ma con riserve

Pubblicato il 22 Lug 2020

Sergio Giordani

Sindaco di Padova e Delegato ANCI a Innovazione e attività produttive

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Non c’è dubbio che il nostro Paese abbia bisogno di semplificare e rendere più efficiente il rapporto tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese e il decreto Semplificazioni evidenzia degli elementi positivi che vanno nella direzione necessaria.

Certo non possiamo nasconderci che non vi è governo degli ultimi decenni che non abbia annunciato o varato interventi di semplificazione e dobbiamo dire che il risultato spesso non è stato pari alle aspettative.

Questo decreto inoltre dovrà essere convertito in legge dal Parlamento entro metà settembre, con tutte le incognite del caso e prevede già la necessità di una quarantina di provvedimenti attuativi, necessari alla sua effettiva applicazione.

Bene quindi, ma non benissimo e bisognerà tenere alta l’attenzione perché quanto di buono il DL Semplificazione contiene non sia vanificato in futuro.

Il ruolo dei Comuni

Guardando più specificamente al fondamentale capitolo di una vera e compiuta svolta digitale del nostro Paese, e della parte che i Comuni in questa modernizzazione debbono svolgere, le novità sono numerose e importanti. Le principali riguardano le modalità di accesso ai servizi digitali, l’identità digitale, la razionalizzazione delle infrastrutture digitali con un occhio alle soluzioni cloud, ma anche notificazione digitali degli atti, comunicazioni e provvedimenti della P.A.

Di particolare importanza a mio giudizio, la prevista piena ed effettiva circolarità del dato anagrafico, che permetterà ad ogni cittadino di richiedere un certificato da qualsiasi comune indipendentemente da quello di residenza e, fondamentale, l’interoperabilità dei dati delle pubbliche amministrazioni.

Su questo punto però, a mio avviso, si può fare di più perché quanto previsto dal Decreto non assicura agli Enti Locali la gratuità del dato richiesto ad altri Enti, che possono ancora pretendere il pagamento di “costi di elaborazione”. Una situazione che può minare alla radice un vero ed effettivo scambio di dati tra amministrazioni.

Il nodo economico, poco sostegno ai Comuni

Come sempre la questione è di tipo economico e un altro limite del Decreto è proprio quello di non aver previsto alcun finanziamento a favore dei Comuni e degli Enti Locali per sostenere la loro trasformazione digitale. Come ho già sottolineato in altre occasioni, servono significativi investimenti in tecnologia e formazione del personale, per rendere reale e non solo formale l’amministrazione digitale.

Infine, va fatta un riflessione sulla necessità di dotare il nostro Paese di una infrastruttura di rete, sia essa fisica come la fibra ottica che mobile, all’altezza delle sfide che abbiamo davanti. In questi mesi in cui la didattica a distanza e lo smart working sono cresciuti in modo significativo, i limiti della nostra rete sono risultati evidenti a tutti.

Bene quindi i provvedimenti che semplificano la realizzazione di queste reti, attenzione però a non “espropriare” del tutto i Comuni della possibilità di governare il proprio territorio su questi temi oggi molto sentiti dai cittadini.

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