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Il digitale per il rilancio sociale dell’area mediterranea: le sfide per PA, territori e imprese

Superare il concetto di smart city, aumentare la capacità delle città di servire i cittadini, nel rispetto dell’ambiente e per rilanciare l’economia: è la sfida che l’ecosistema produttivo italiano vuole porsi insieme alle istituzioni, per rispondere in modo positivo ai cambiamenti imposti dal nuovo scenario post-pandemia

Pubblicato il 11 Mar 2022

Gabriele Ferrieri

Presidente ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori

smart city digital

L’Europa e il bacino del Mediterraneo, con i suoi popoli e con le sue vicende storiche, sono da sempre associati ai concetti di benessere e di progresso: territori capaci di catalizzare la forza dell’innovazione nei molteplici settori della quotidianità.

Oggi con il Next Generation Eu tale narrativa continua nel solco di una visione olivettiana di ristrutturazione e di rilancio di un patto sociale in cui territori, impresa, sostenibilità e transizione tecnologica trovino un nuovo equilibrio nel mercato digitale.

Da qui la necessità di recuperare una solidità economica troppe volte messa in crisi da una morsa di vicende continentali geopolitiche e finanziarie che hanno messo in evidenza alcune criticità nascoste da troppi anni nei cassetti e che oggi hanno necessità impellente di risposte e tempi certi.

Il ruolo dei comuni e dei territori nella transizione digitale

L’Italia in questo contesto riconosce il fondamento dell’interlocuzione politica orizzontale quale equazione vincente per il superamento di questa impasse economica e di sviluppo del capitale umano. Un paradigma che vede i Comuni ad affrontare le sfide della transizione digitale ed ecologica e della necessità mantenere vive le eccellenze con un collante forte di contaminazione di valore nella gestione delle competenze e delle best practice territoriali, nate e cresciute in contesti anche rurali, ma che proprio per questo, intrise di unicità e genialità. In questo contesti, i cambiamenti climatici e la tutela dell’ambiente sono divenute tematiche di fondamentale importanza che riguardano e influenzano il benessere di tutta la penisola in particolare nelle aree rurali.

PNRR, un ruolo forte a imprese e territori per una crescita davvero inclusiva: ecco come

Il ruolo della transizione ecologica

Per superare queste sfide e salvaguardare il pianeta, l’Europa ha definito obiettivi ritenuti di estrema rilevanza da realizzare entro l’anno 2030 in termini di riduzione delle emissioni inquinanti nell’atmosfera e di aumento dell’utilizzo di fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, oltre ad una strategia unica che permetta di giungere alla neutralità climatica entro l’anno 2050 attraverso lo European Green Deal.

In linea con questi obiettivi, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta per l’Italia una grande opportunità per migliorare e mettere in campo nuove forze in tutte le aree che hanno mostrato le proprie criticità durante la pandemia da Covid-19, in modo tale da rendere il paese più competitivo e sostenibile.

A tal proposito, la grave crisi sanitaria, che ha coinvolto anche l’Italia, ha confermato e sottolineato quanto la tecnologia al giorno d’oggi sia un elemento necessario ed imprescindibile posto al centro della vita di tutti i cittadini. Per tale motivo, all’interno della Missione 1 vi si trova la componente 1 “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA”, dove la pubblica amministrazione è chiamata ad innescare un cambiamento significativo in ambito digitale e strutturale, in modo da migliorare i propri servizi offerti al cittadino.

Difatti, tenendo conto dell’indagine svolta da Dedagroup Public Services – presentata durante Forum PA- nei primi mesi del 2021 concernente il grado di maturità digitale dei 110 comuni italiani capoluogo, è possibile notare come soltanto 49 città italiane abbiano di fatto raggiunto un livello degno di nota. Tale ricerca, è stata basata su tre pilastri portanti: i servizi offerti al cittadino e alle imprese attraverso la disponibilità online, il grado di integrazione dei comuni con le principali piattaforme abilitanti – come SPID, PagoPA, ANPR – e infine l’interoperabilità degli open data nonché la comunicazione tra pubblica amministrazione e il cittadino attraverso i canali social.

I dati del Digital Economy and Society Index (DESI) indicano un trend positivo in risposta all’emergenza sanitaria ma indicano anche la necessità di portare il processo di maturazione digitale ad uno step successivo. Conseguentemente, la richiesta rivolta alle pubbliche amministrazioni riguarda il consolidamento delle posizioni raggiunte e un’accelerazione sulle variabili in cui sono stati registrati ritardi come nel campo dell’integrazione con le piattaforme abilitanti SPID, PagoPA, ANPR, CIE. Questo rappresenta un passaggio fondamentale, sebbene meno dinamico, nel processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione.

Difatti, solo 27 città si collocano nella fascia alta (differentemente dalle 23 del 2020), 58 si attestano nella fascia intermedia (+2) e 25 a un livello basso (-5). Metà delle grandi città (5 comuni su 12) rientrano in fascia alta, ma la maggior parte delle città medie (26 su 41) e medio-grandi (13 su 22) si ferma a un livello intermedio e ben 16 città piccole su 35 non vanno oltre la fascia bassa. Fra le 27 città più mature, 19 si trovano nelle regioni del Nord, e solo due al Sud.

Efficientamento energetico, rilancio del mezzogiorno e crescita imprese

Il processo di digitalizzazione, quindi, è in stretta connessione con il raggiungimento degli obiettivi in termini di efficientamento energetico, tramite l’impiego di asset strategici che possano favorire l’impiego di risorse necessarie per la messa in opera della cosiddetta “rivoluzione verde” soprattutto per quanto riguarda il Mezzogiorno.

Pertanto, l’industria italiana annovera tra i suoi target la creazione di sinergie di valore attraverso l’attuazione di progetti di efficienza energetica volti a ridurre i consumi e le emissioni, e aumentare la sostenibilità, andando a supportare la pubblica amministrazione, a partire dai comuni non ancora in linea con gli obiettivi individuati sia a livello nazionale che a livello europeo. L’innovazione tecnologica potrebbe poi essere il traino di progetti concernenti la sicurezza e la riqualificazione urbana tramite proposte di modelli di sviluppo sostenibile.

Dunque, superare la concezione di Smart City, andando ad aumentare la capacità delle città di servire i cittadini, rispettando contemporaneamente l’ambiente e rilanciare l’economia, è la sfida che l’ecosistema produttivo italiano vuole porsi insieme alle istituzioni, così da rispondere in modo positivo ai cambiamenti imposti dal nuovo scenario che si è venuto a creare con la pandemia da Covid-19.

Rivoluzione verde e sostenibilità

Una delle componenti più significative non solo della Missione 2 ma dell’intero Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è rappresentata da “Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile”, all’interno della quale viene esplicitato come si intende operare attivando il processo di decarbonizzazione in modo tale da favorire il ricorso alle fonti rinnovabili, predisporre le infrastrutture necessarie per la loro integrazione nel sistema elettrico nazionale nonché per alimentare i veicoli elettrici e sfruttare l’idrogeno liquido, il quale rappresenta uno degli elementi posti alla base della transizione ecologica, posto come fattore abilitante, nonché ponte di connessione, tra la produzione e il consumo quotidiano di energia rinnovabile.

L’idrogeno, dunque, potenzialmente rappresenta una fonte di energia rinnovabile in grado di non produrre emissioni dannose per l’ambiente, sebbene la sua produzione preveda ancora processi tradizionali. Operazioni queste che, paradossalmente, consumano grandi quantità di energia elettrica e portano all’inquinamento dell’ambiente, in quanto sono impiegate fonti di energia non rinnovabile come carbone, gas e petrolio.

Per questo motivo, è stato individuato nel mare la migliore fonte di idrogeno, visto che, tramite l’elettrolisi, è possibile separare l’idrogeno dall’ossigeno e conservarlo in forma gassosa nell’attesa di un suo impiego. Pertanto, su questa linea si realizza un’economia circolare nella produzione di idrogeno, in grado di affiancare gli obiettivi prefissati dai progetti finanziati sia a livello nazionale che europeo.

Uno dei progetti a livello nazionale di grande rilevanza è “Green Ports” incluso nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il quale rende evidente la volontà di migliorare la situazione ambientale e la riduzione delle emissioni dei porti, considerandoli non solo punti di transito, bensì veri e propri snodi strategici per la comunicazione mare-terra.

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