amministrazioni periferiche

Il PNRR occasione unica per i Comuni: risorse, strumenti e soluzioni per vincere la sfida

Risorse non solo economiche: il PNRR mette a disposizione strumenti e soluzioni in grado di incidere a 360 gradi sull’organizzazione, la gestione e il governo di ogni singolo Ente. Tutto quello che c’è a disposizione e quello che c’è da sapere per mettere a terra le azioni per la digitalizzazione

Pubblicato il 16 Giu 2022

Giuseppe Arcidiacono

Responsabile Sistema Informativo at ARCEA

PA DIGITALE - futuro digitale - semplificazione digitalizzazione

Il PNRR rappresenta un’occasione unica e probabilmente irripetibile per modernizzare la macchina burocratica nazionale, che da diversi decenni sta affrontando, tra alterne fortune, il lungo e tortuoso cammino verso la digitalizzazione dei servizi e dei suoi meccanismi di funzionamento.

Ancora più importante ed assolutamente da non perdere è, invero, questo momento per le amministrazioni periferiche, spesso alle prese con bilanci in sofferenza se non proprio in dissesto, quasi sempre “distratte” da problematiche di natura finanziaria, da crisi sociali, da emergenze naturali, etc.

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PNRR e non solo: risorse, strumenti e soluzioni per modernizzare gli Enti locali

Grazie soprattutto agli obiettivi strategici dettati da Bruxelles, infatti, il Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza non solo ha messo sul piatto risorse estremamente ingenti (oltre il 30% degli investimenti complessivi riguarda la trasformazione digitale) ma anche ha inteso fornire a tutte le PA strumenti e soluzioni in grado di incidere a 360 gradi sull’organizzazione, sulla gestione e sul governo di ogni singolo Ente.

Di fronte ad una macchina organizzativa così articolata e complessa, potrebbero passare in secondo piano anche i circa 66 miliardi di euro, pari a un terzo del totale dei fondi previsti dal Piano, riservati a investimenti affidati alla gestione dei territori ma anche gli ulteriori 113 miliardi provenienti dal programma React-EU (9 mld), dai Fondi strutturali europei (54 mld) e dal Fondo di sviluppo e coesione (58 mld).

La grande novità di questo colossale tentativo di ripartenza dopo la crisi pandemica, infatti, è rappresentata dalla straordinaria armonizzazione degli interventi messi in cantiere che non si limitano, come spesso è avvenuto in passato, ad immaginare finanziamenti basati su progetti e proposte provenienti “dal basso” ma intendono guidare, accompagnare, spingere e armonizzare le amministrazioni verso il raggiungimento di obiettivi ambiziosi e potenzialmente rivoluzionari.

La grande sfida che oggi soprattutto i Comuni devono cogliere è, pertanto, quella di abbracciare lo spirito del PNRR superando i limiti (ed in alcuni casi anche gli alibi) che di fatto hanno costituito una zavorra negli anni precedenti.

All’interno della grande ed inclusiva cornice del PNRR, infatti, il Governo ha inteso inserire opportunità e forme di supporto che non trovano precedenti nella storia repubblicana. Per la prima volta, sono stati previsti e concretamente attuati interventi normativi volti a superare le rigide regole della burocrazia, a derogare ai vincoli ormai storici della spendig-review, a semplificare i meccanismi di realizzazione dei lavori e delle infrastrutture, e a rimuovere (almeno fino al 2026) i vincoli ed i legami che troppo spesso ostacolano la corsa verso il cambiamento.

È stata anche superata, in gran parte, la logica della competizione tra amministrazioni: in molti casi, non sarà il Comune più bravo o quello più veloce nel click day a ricevere il finanziamento. Al contrario, sono state previste risorse per tutti gli Enti che ne facciano richiesta e che si impegnino, naturalmente, a modernizzare la propria macchina organizzativa secondo i principi condensati in documenti strategici quali il Piano ICT, la Strategia Italia 2026, etc.

Fonte

I primi interventi del PNRR per la digitalizzazione PA

Nelle scorse settimane, in particolare, il Governo ha fatto partire una serie di iniziative che intendono accompagnare i comuni di tutta Italia nella transizione verso il Cloud e nell’adozione delle cosiddette “Piattaforme abilitanti”, ossia di quegli strumenti informatici in grado di ridurre il carico di lavoro delle pubbliche amministrazioni, comprimendo i tempi e i costi di attuazione dei servizi, garantendo maggiore sicurezza informatica e semplificando la gestione dei servizi pubblici.

Tali attività, invero, si pongono all’interno della missione numero 1 (“Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”) del PNRR che punta con decisione a canalizzare tutti gli sforzi sui seguenti obiettivi operativi:

  • Supportare la migrazione al cloud degli enti centrali e periferici, attraverso l’implementazione di un’infrastruttura unica nazionale;
  • Garantire la piena interoperabilità tra i dati delle amministrazioni;
  • Creare punti di contatto digitali tra Stato e cittadino, anche attraverso la digitalizzazione dei processi interni maggiormente critici degli enti;
  • Offrire a cittadini ed imprese, servizi digitali efficaci, efficienti e tecnologicamente avanzati;
  • Rafforzare il perimetro di sicurezza informatica del paese;
  • Incrementare le competenze digitali di base dei cittadini;
  • Innovare l’impianto normativo per velocizzare gli appalti ICT e incentivare le interlocuzioni digitali tra le PA.

Le piattaforme abilitanti

Le piattaforme abilitanti, invero, possono essere considerate come strumenti tecnologici che permettono di fornire a una visione unitaria ed omogenea su tutto il territorio nazionale dell’intera macchina statale, così da permettere agli enti pubblici centrali e periferici di operare come un’unica grande organizzazione, contraddistinta da metodologie ed interfacce comuni ma in grado, allo stesso tempo, di declinare le proprie attività in base alle reali esigenze dei territori e delle comunità locali.

Tali strumenti consentono, al tempo stesso, di accelerare il processo di modernizzazione dell’apparato burocratico consentendo alla pubblica amministrazione ma soprattutto ai cittadini di apprezzare, in tempi rapidi e con risultati immediati, i vantaggi derivanti dalle nuove tecnologie ed incrementando, pertanto, la spinta verso la rivoluzione informatica dei servizi pubblici.

In tale contesto, il Piano triennale per l’Informatica nelle Pubbliche Amministrazioni, ponendosi nel solco tracciato dai propri predecessori, punta in maniera decisa sulle “piattaforme”, prevedendo innanzitutto la valorizzazione di quelle già esistenti (o in corso di implementazione) come il Sistema Pubblico di Identità Digitale, il framework “pagoPa”, la Carta di Identità Elettronica, l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente o il sistema noiPA.

Nel contesto di riferimento appena descritto, un primo intervento per complessivi 613 milioni fornirà la possibilità di migliorare i siti istituzionali, con l’obiettivo di renderli maggiormente accessibili, inclusivi ed integrati con le nuove piattaforme digitali quali SPID, CIE, CNS o i sistemi per l’erogazione di bonus, canoni idrici, servizi scolastici, etc. Attraverso la rete internet sarà possibile, ad esempio, inoltrare istanze per alloggi di edilizia popolare, organizzare mercati comunali o implementare uno dei 26 servizi digitali selezionati dal Governo in quanto maggiormente importanti per i cittadini.

La migrazione dei servizi pubblici verso il cloud

Un secondo filone progettuale è invece dedicato alla migrazione dei servizi pubblici verso il cloud ed alla conseguente razionalizzazione dei data center attualmente utilizzati come presidi tecnologici dalle amministrazioni. In tale contesto sarà immediatamente possibile trasferire sulla grande “Nuvola Pubblica” ben 96 tipologie di applicazioni che oggi risiedono presso i CED locali, avviando di fatto il grande processo che condurrà alla costruzione del Polo Strategico Nazionale.

La terza macro-misura in partenza, cui è destinata una dotazione finanziaria di circa 750 milioni, è, invece, connessa all’adozione della piattaforma pagoPA ed alla valorizzazione dell’App IO che dovrà divenire l’interfaccia unica con la quale la pubblica amministrazioni si presenta a cittadini, famiglie ed imprese.

Rimanendo nell’ambito dei comuni, l’ultimo bando in ordine di tempo ad essere stato finora pubblicato è quello connesso alla preparazione di un Piano di migrazione verso la grande Nuvola Pubblica che entro il 2026 dovrà diventare, grazie anche al costruendo PNS, l’infrastruttura digitale in grado di ospitare tutti i servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione italiana.

La sfida delle risorse umane: serve più coraggio

La grande novità del PNRR, come anticipato, non risiede nella possibilità fornita agli Enti centrali e periferici di accedere a finanziamenti più o meno consistenti ed in grado di permettere la realizzazione di progetti anche estremamente ambiziosi.

Il punto di rottura, invero, deve essere rintracciato nella volontà di porre le amministrazioni nelle condizioni migliori per avviare un percorso estremamente complesso, nel quale non sono assolutamente sufficienti (come gli insuccessi del recente passato ci hanno purtroppo insegnato) i soli contributi di tipo economico e finanziario ma sono al contrario necessari interventi in grado di cambiare radicalmente il modo di agire, operare e, in alcuni casi, di “pensare” dell’apparato burocratico nazionale.

Nel contesto di riferimento appena descritto, un primo elemento di discontinuità è rappresentato dalla possibilità per tutte le PA di assumere personale nuovo, qualificato, motivato e soprattutto orientato verso le nuove tecnologie, i nuovi settori emergenti, le sfide che il Sistema Paese non può permettersi di non affrontare.

Non sarà sufficiente, però, assumere giovani qualificati e competenti. Sarà, al contrario, indispensabile agire con coraggio, travalicando i confini spesso austeri del pensiero burocratico tradizionale per abbracciare una visione “moderna”, in linea con le esigenze della collettività, delle famiglie e delle imprese.

In estrema sintesi, alle PA ed ai comuni oggi non servono solo le tradizionali figure “contabili”, “amministrative”, “tecniche”, che restano comunque necessarie per garantire il corretto funzionamento della macchina pubblica.

Servono soprattutto project manager, professionisti del digitale, analisti dei dati, esperti nei meccanismi di transizione.

È necessario, pertanto, superare, almeno in questo momento di estremo fermento, gli schemi rigidi delle dotazioni organiche, delle declaratorie (a volte medioevali) contenute nei Contratti Collettivi Nazionali, delle mansioni tipicamente svolte dai funzionari pubblici.

Fonte

Le possibilità di assunzioni specifiche per i progetti PNRR

A seguito di un accordo tra il governo e l’ANCI, una norma inserita nel corso dell’esame parlamentare del cosiddetto decreto-legge “Recovery” prevede la possibilità per i Comuni di assumere personale non dirigenziale con contratto a tempo determinato, allo scopo specifico di attuare i progetti inseriti nel PNRR.

Tali assunzioni, in particolare, sono considerate in deroga rispetto alle norme sul contenimento delle spese in materia di impiego pubblico e possono essere finanziate attingendo ad un fondo di 30 milioni di euro messo a disposizione tutti gli anni dal Governo per il periodo 2022 – 2026.

La norma, che punta a sostenere in particolare i comuni con meno di 5000 abitanti, è contenuta nell’art. 31-bis del decreto-legge 152/2021 approvato con modifiche in Parlamento e permette alle pubbliche amministrazioni di assumere ulteriore personale a tempo determinato al solo scopo di realizzare i progetti previsti dal PNRR, rendicontando le spese direttamente nei progetti, grazie anche a quanto previsto all’articolo 1 del decreto-legge n. 80/2021 sul rafforzamento della capacità amministrativa.

In tale contesto, un ruolo di primaria importanza è giocato anche dall’“Agenzia per la Coesione territoriale” che potrà stipulare contratti di collaborazione con personale specializzato e professionisti, con l’obiettivo di supportare Comuni, Province e Città metropolitane del Mezzogiorno, attingendo soprattutto ai 67 milioni di euro derivanti dal Programma operativo complementare al PON ‘Governance e capacità istituzionale 2014-2020’.

Secondo quanto è possibile leggere nell’Avviso pubblicato sul sito del Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, le singole amministrazioni potranno esprimere il proprio fabbisogno, in termini di giornate/persona, sui seguenti profili professionali:

  • tecnici (ingegneri, architetti) esperti di opere pubbliche, per rilanciare la progettazione di opere e di infrastrutture dei servizi territoriali;
  • esperti in gestione, monitoraggio e controllo, per la gestione amministrativa, contabile e la rendicontazione della spesa;
  • esperti settoriali di policy a supporto della partecipazione ai bandi, come esperti di specifiche politiche pubbliche o di area amministrativo-giuridica.

Il Concorso Sud e i contratti di collaborazione

Un ulteriore canale di reclutamento straordinario è fornito dal cosiddetto “Concorso Sud” che, dopo aver consentito alle amministrazioni territoriali operanti nel Meridione di assumere con contratti a tempo determinato ben 1.300 i tecnici, mette a disposizione le risorse finora non utilizzate per la stipula di contratti di lavoro autonomo, grazie alla misura introdotta nel decreto-legge ‘Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza’.

Il supporto per le attività amministrative

Le Regioni possono sottoscrivere complessivamente almeno mille incarichi di collaborazione con professionisti ed esperti chiamati a fornire supporto ai procedimenti amministrativi connessi all’attuazione del PNRR. Il personale è assunto dalle Regioni e può essere ripartito tra le amministrazioni locali in base alle esigenze.

Secondo quanto è possibile leggere sul portale Italia Domani, il Governo ha inteso mettere a disposizione 320 milioni di euro, riservando una quota del 40% per le amministrazioni meridionali.

La possibilità di ricorrere a consulenti esterni per i grandi comuni

Secondo quanto previsto dal decreto-legge 152/2021, i Comuni con popolazione superiore a 250.000 abitanti hanno anche la possibilità di affidare incarichi di consulenza e collaborazione a esperti qualificati per accelerare i progetti del PNRR.

Ciascun Comune, in particolare, può conferire fino a quindici incarichi, per un importo massimo di 30.000 euro lordi annui ciascuno e fino a una spesa complessiva di 300.000 euro l’anno, cui dovranno far fronte con risorse proprie.

Gli incarichi non potranno superare il 31 dicembre 2026 e, in ogni caso, cesseranno automaticamente con la fine del mandato amministrativo del soggetto politico che li conferisce.

Gli aiuti destinati ai comuni in dissesto

Con l’obiettivo di garantire la massima diffusione dei benefici derivanti dal PNRR, il Governo ed il Parlamento hanno inteso fornire un supporto ai Comuni con una popolazione superiore ai 250.000 abitanti che si trovano in una condizione di “predissesto” che, grazie a quanto previsto dall’articolo 31-bis del decreto-legge 152/2021, potranno potenziare l’organico degli uffici alle dirette dipendenze del sindaco o degli assessori, assumendo collaboratori con contratto a tempo determinato.

Anche in questo caso, le spese saranno a carico dei bilanci dell’ente e non potranno superare l’80% della spesa sostenuta allo stesso scopo nell’ultimo rendiconto precedente all’avvio della procedura di riequilibrio finanziario pluriennale.

Il fondo per i concorsi di idee e progetti

Grazie all’istituzione di uno specifico Fondo, che ha una dotazione di 161.515.175 euro, i Comuni fino a 30mila abitanti, le Province e le Città metropolitane del Sud, delle aree interne e delle regioni Umbria e Marche, hanno anche a disposizione le risorse per concorsi di idee e progetti in ambito urbanistico e di innovazione sociale.

Un’ulteriore opportunità è fornita anche i Comuni fino a 5.000 abitanti che potranno scegliere di impegnare le risorse direttamente per studi di fattibilità tecnica ed economica.

Particolare importanza rivestono, in tale contesto:

  • Il DPCM che ripartisce le risorse in attuazione della norma,
  • Le linee guida per i progetti di fattibilità tecnica ed economica,
  • Gli schemi di bando tipo, approvati dall’ANAC e resi disponibili sul sito internet dell’Agenzia per la Coesione territoriale .

L’Assistenza dello “Stato” alle amministrazioni periferiche

Come anticipato in precedenza, la straordinaria macchina organizzativa ideata ed implementata a supporto del PNRR prevede anche preziose e fondamentali attività di supporto, accompagnamento, tutoraggio e sostegno per le amministrazioni territoriali che spesso soffrono per la mancanza di strumenti operativi propri o di professionalità in grado di garantire il governo di progetti complessi ed articolati.

In tale ottica, il Governo ha inteso mettere a disposizione degli enti periferici le potenzialità e le competenze dell’apparato “centrale” dello Stato che, grazie a specifici interventi normativi, avrà la possibilità di operare al fianco dei Comuni, delle Province e delle Città Metropolitane contribuendo in maniera fattiva alla concretizzazione del processo di modernizzazione dell’intera macchina burocratica.

Il supporto tecnico delle società in house dello Stato

Grazie a quanto previsto dall’art. 10 del decreto-legge n. 77/2021, Consip, Invitalia, Difesa Servizi e Sogei mettono a disposizione esperti qualificati per il supporto tecnico-operativo a favore delle amministrazioni locali.

È fondamentale sottolineare come ai fini della stipula della convenzione non sia necessario che l’amministrazione interessata abbia già definito un progetto ma che sia sufficiente l’avvio delle fasi preliminari.

I costi di gestione dei rapporti di collaborazione non graveranno sulle casse degli enti territoriali ma potranno essere rendicontati sui progetti PNRR affidati ad ogni singola amministrazione.

I servizi di supporto alle stazioni appaltanti

Il PNRR punta in maniera decisa sui cosiddetti “appalti di innovazione” che rappresentano uno strumento in grado di favorire la partecipazione competitiva di una vasta platea di soggetti potenzialmente interessati a fornire servizi alla pubblica amministrazione quali grandi imprese, PMI, start-up, enti del terzo settore, centri di ricerca, etc.

L’obiettivo, in particolare è quello di introdurre nel mondo degli appalti, con particolare riferimento a quelli innovativi, l’approccio conosciuto come “Open innovation”, che induce un rilevante incremento della partecipazione alle gare indette dagli enti pubblici e, conseguentemente, un maggior grado di competizione.

In tale contesto, sono state previste alcune “gare strategiche” nel settore ICT a livello nazionale con l’obiettivo di creare il “sistema operativo” del Paese, ossia di implementare una serie di componenti fondamentali sui quali definire ed erogare servizi più semplici ed efficaci per i cittadini, le imprese e la stessa Pubblica Amministrazione.

Le gare, in particolare, attraverso una governance unitaria per tutta la pubblica amministrazione e una struttura organizzativa omogenea, dovranno anche prevedere meccanismi finalizzati a supportare le amministrazioni nella definizione di contratti coerenti con gli obiettivi definiti dal Piano triennale.

L’Agenzia per l’Italia Digitale ha anche avviato numerose campagne di sensibilizzazione mirate a diffondere i concetti basilari ed i benefici derivanti dalle nuove forme di bandi pubblici introdotte dal Codice dei Contratti ed al centro di numerose partnership strategiche sottoscritte negli ultimi mesi dall’AgID con il Ministero per lo Sviluppo Economico, Confindustria, ITACA e la Conferenza delle Regioni.

In sintesi, l’idea di fondo è quella di esaltare il ruolo catalizzatore della spesa pubblica che, se ben orientata e calibrata, può incidere profondamente sul tessuto economico italiano, promuovendo lo sviluppo di nuovi mercati, il consolidamento delle attività imprenditoriali già avviate, la nascita e la valorizzazione delle start-up e, allo stesso tempo, è in grado di rendere più semplice, snella, efficiente e rispondente alle reali necessità dei cittadini la complessa ed articolata macchina statale.

In tale contesto, grazie a quanto previsto dall’art. 11 del decreto-legge n. 77/2021 su ‘governance e semplificazioni’, Consip può fornire azioni di formazione del personale, contratti e servizi di supporto per rafforzare la capacità delle stazioni appaltanti grazie soprattutto ad un tesoretto di 40 milioni l’anno messo a disposizione dal Governo fino al 2026.

Le convenzioni con Cassa Depositi e Prestiti

Continua anche il processo di valorizzazione del ruolo della Cassa Depositi e Prestiti che, dopo aver partecipato alla cordata per il nuovo Polo Strategico Nazionale, potrà fornire assistenza e supporto tecnico, in ossequio a quanto previsto dall’art. 10 del decreto-legge n. 121/2021 “Infrastrutture”, a tutte le amministrazioni che ne abbiano necessità e che stipulino specifiche convenzioni.

Il progetto Pa Digitale 2026

In considerazione dell’importanza strategica della tematica, il Governo ha anche deciso di racchiudere all’interno di un’unica, grande cornice programmatica tutte le attività implementate all’interno del PNRR e destinate alla transizione digitale della pubblica amministrazione.

È con queste premesse, invero, che è nato il progetto “Pa Digitale 2026” che condensa al proprio interno tutti gli obiettivi strategici ed operativi presentati a Bruxelles attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Fonte

Il cuore pulsante di tale ambiziosa iniziativa è rappresentato dal portale raggiungibile al seguente indirizzo: padigitale2026.gov.it/, che si pone l’obiettivo di consentire alle amministrazioni di richiedere i fondi del PNRR dedicati alla transizione digitale, rendicontare l’avanzamento dei progetti e ricevere assistenza da gruppi di lavoro messi a disposizione dal Governo.

Fonte

Il portale, sviluppato su impulso del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, punta a coinvolgere e sostenere le amministrazioni, con l’obiettivo di favorire la comprensione di tutte le iniziative previste nei prossimi anni.

Le risorse messe a disposizione dall’Europa saranno investite anche per la realizzazione di interventi finalizzati a semplificare in modo sistematico i procedimenti amministrativi, soprattutto attraverso una progressiva riduzione di tempi e costi, e ad innovare il settore della giustizia, tramite investimenti nell’informatizzazione e nella gestione del carico pregresso gravante sulle cause civili e penali.

Il cronoprogramma delle attività

Con il fine di fornire agli enti centrali e periferici una visione d’insieme del programma in corso di realizzazione, sul portale è anche riportato un cronoprogramma delle macro-fasi che dovranno concretizzarsi nei prossimi mesi:

  • Il primo step, invero, è già partito ed è finalizzato a far conoscere le misure del PNRR per la digitalizzazione della PA e ad illustrare il funzionamento degli avvisi pubblici, la cui pubblicazione è prevista nella prima metà dell’anno in corso.
  • Dalla primavera del 2022, invece, saranno pubblicati i primi avvisi del PNRR dedicati alla digitalizzazione della PA. Attraverso un’area riservata le amministrazioni potranno compilare un modulo online per aderire alle misure e richiedere i finanziamenti dedicati;
  • Dall’estate del 2022, infine, le amministrazioni potranno avviare i primi progetti, avvalendosi di un team dedicato in grado di fornire assistenza tecnica nell’implementazione delle iniziative ed utilizzando un sistema di rendicontazione online.

Le differenti categorie di attività

Secondo quanto è possibile leggere nel comunicato stampa pubblicato dall’AgiD, la strategia di digitalizzazione della pubblica amministrazione seguirà una duplice traiettoria e si sostanzierà in estrema sintesi in:

  • Soluzioni standard, destinate ad una platea estremamente ampia di beneficiari, che permetteranno a tutte le PA, in base a tipologia e dimensione, di accedere a specifici finanziamenti senza la necessità di scrivere e presentare progetti.
  • Soluzioni personalizzate, destinati ad una platea ristretta di beneficiari (fino a 1.000 PA), per i quali è prevista la presentazione di proposte da parte dei soggetti interessati. A differenza, però, delle misure strutturali tradizionali, l’accesso alle risorse del PNRR sarà caratterizzato da un forte snellimento delle procedure sottese all’istruttoria ed alla realizzazione dei progetti presentati dalle singole pubbliche amministrazioni.

Fonte: https://padigitale2026.gov.it/iniziativa

I soggetti coinvolti in “Italia Digitale 2026”

E’ opportuno sottolineare come la Strategia Italia Digitale 2026 costituisca il frutto di un articolato e lungo percorso che rappresenta, a tutti gli effetti, un esempio virtuoso di collaborazione istituzionale, nel quale molteplici attori appartenenti all’apparato pubblico statale hanno contribuito, ognuno per il proprio ambito di competenza, alla realizzazione di un programma particolarmente ambizioso e di ampio respiro, in grado di proiettare, a regime, la nostra pubblica amministrazione verso una nuova era digitale.

Basti pensare che, secondo quanto è possibile leggere nel portale, sono, a vario titolo, coinvolti i soggetti riportati nella seguente tabella:

SOGGETTORUOLO
Il Ministro per l’innovazione tecnologica e transizione digitale, che ha promosso, in seno al Consiglio dei Ministri, il piano d’investimenti per la digitalizzazione del Paese;
Il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che è responsabile per l’attuazione del progetto e offre assistenza a tutte le PA grazie al “Transformation Office”;
L’Agenzia per l’Italia digitale che, nella veste di “ente delegato”, è responsabile per l’attuazione di specifiche misure nell’ambito dell’accesso ai servizi pubblici digitali;
PagoPa S.p.A., che gestisce talune attività nell’ambito delle cosiddette “piattaforme abilitanti”;
Consip, che mette a disposizione strumenti per agevolare la realizzazione degli interventi, semplificando il processo di acquisto delle PA attraverso contratti quadro o piattaforme per la negoziazione.

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