fattura elettronica

Il sistema e-fattura è perfetto, ma pochi benefici per PA e fornitori

Un paradosso. Che si spiega facilmente. La fatturazione elettronica non è un percorso concluso, contrariamente a quanto sempre più spesso viene dichiarato. Per conseguire i benefici auspicati, le PA non possono limitarsi a “fare”, ma devono “fare bene” fatturazione elettronica. La chiave di volta è la gestione completamente digitale delle fatture elettroniche, nelle fasi di ricezione e di archiviazione ma anche nella fase di registrazione e di approvazione al pagamento. Altrimenti, avremo solo inseguito una chimera

Pubblicato il 27 Nov 2015

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Sono quasi 20 milioni le Fatture Elettroniche veicolate attraverso il Sistema di Interscambio, di cui 2,7 milioni nell’ultimo mese: stiamo assistendo a un assestamento, almeno in termini di fatture trasmesse mensilmente, del fenomeno. Un fenomeno che oggi, dopo ormai più di un anno dall’entrata in vigore dell’obbligo, coinvolge oltre 20.000 Pubbliche Amministrazioni (cui corrispondono oltre 50.000 uffici) e più di 580.000 fornitori in Italia. Il sistema, l’abbiamo già affermato in più occasioni, funziona perfettamente: a dimostrarlo anche il tasso di scarto in continua diminuzione, nel mese di ottobre pari a poco più del 5%

Come rispondere a fornitori e PA che, a fronte di un processo che pare oggi a regime, lamentano di non riscontrare i benefici auspicati? La fatturazione elettronica non è un percorso concluso, contrariamente a quanto sempre più spesso viene dichiarato. Oggi più che mai questo percorso deve essere correttamente monitorato e guidato, per prevenire e arginare il rischio di rimanere invischiati in una palude di processi “degeneri”, inefficaci e potenzialmente più costosi dei processi cartacei. In questi mesi si sono diffusi – e il rischio maggiore è che si consolidino – nelle PA “nuovi” processi e prassi che di “digitale” hanno ben poco: richieste sistematiche di invio di flussi cartacei paralleli alle fatture elettroniche (pena il rifiuto delle stesse) ma anche la stampa – e una gestione non certo digitale – delle Fatture Elettroniche per far fronte, per esempio, a un processo di liquidazione ancora gestito su carta, con richieste di firme e numerosi passaggi di scrivanie.

Possiamo quindi parlare di Fatturazione Elettronica come un primo, concreto, passo verso la digitalizzazione del Paese: è stato compiuto correttamente, ma non è stato ultimato. Le proposte avanzate dalla stessa Agenzia delle Entrate sembrano incoraggiare la prosecuzione del percorso. La redazione di linee guida che definiscano in modo puntuale e senza ambiguità le informazioni che possono essere inserite in uno specifico campo del Tracciato FatturaPA permetterà di evitare che le richieste avanzate dalle Pubbliche Amministrazioni – che, nella maggior parte dei casi in buona fede, vogliono sfruttare le opportunità offerte dalla Fatturazione Elettronica per rivedere e automatizzare quanto più possibile i propri processi interni – si trasformino in una moltitudine di “personalizzazioni” che tocca poi ai fornitori affrontare.

Per conseguire i benefici auspicati, le PA non possono limitarsi a “fare”, ma devono “fare bene” fatturazione elettronica. Dotandosi di quanto occorre per integrare le fatture nei rispettivi sistemi, possono evitare la digitazione a sistema e la gestione cartacea delle approvazioni al pagamento. La chiave di volta è la gestione completamente digitale delle fatture elettroniche, nelle fasi di ricezione e di archiviazione ma anche nella fase di registrazione e di approvazione al pagamento. Si può fare: è infatti questo il percorso intrapreso negli ultimi mesi da alcune PA che hanno affrontato l’obbligo normativo come una concreta opportunità per rivedere, in chiave digitale, i propri processi. E, in più di un caso, per instaurare una migliore relazione con i propri fornitori e ridurre i tempi di pagamento.

Solo guardando alla Fatturazione Elettronica come parte di un percorso più ampio, inquadrandola a paradigma della digitalizzazione dell’intero Ciclo ordine-pagamento, si può innescare un reale effetto volano per l’innovazione digitale del nostro sistema Paese. Altrimenti avremo soltanto inseguito una chimera.

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