Si percepisce la voglia che il digitale sia popolare, diffuso, accessibile. E proprio il PNRR può dare alla Pubblica amministrazione una spinta per compiere quel salto qualitativo necessario per l’erogazione di servizi di qualità ai cittadini e processi di efficientamento della cosa pubblica. Da dove si parte? Ovviamente dal vero patrimonio della Pubblica Amministrazione: le risorse umane, quelle più fresche e quelle che da tempo guidano la macchina delle amministrazioni.
Sono le premesse e le aspettative di chi, come la Fondazione Italia Digitale, crede in questa occasione storica per trasformare radicalmente il Paese e in particolare la PA in un sistema nel suo complesso molto più efficiente e funzionale.
Formazione PA, il digitale migliora la qualità dei servizi pubblici
Appena pochi giorni fa il ministro Zangrillo faceva il suo debutto nel Metaverso, testando tecnologie immersive che possono svolgere un ruolo importante e ancora tutto da definire nella semplificazione ed efficienza da parte degli uffici pubblici. Nuovi servizi e nuove modalità, ma sempre con la stessa necessaria prossimità al cittadino, nella sua funzione di contribuente, lavoratore, imprenditore, giovane, anziano, elettore. Questo ritorno al futuro, però, in tutta evidenza, ha sempre più bisogno di nuove professionalità per essere sostenuto e diventare davvero strutturale.
Il digitale nel PNRR, i risultati dello studio I-Com
Ma come si muove il Paese, quali traiettorie ha compiuto o sta per compiere in chiave Pnrr? Partiamo, innanzitutto, dalle risorse e della loro destinazione per le sfide specifiche, aiutandoci con i dati recentemente raccolti nel paper “Affrontare le sfide della transizione digitale nei piani nazionali di ripresa e resilienza”, realizzato da I-Com, Istituto per la competitività.
Si tratta di uno studio recentissimo e molto dettagliato, in grado di fare il punto sullo stato di attuazione dei Pnrr nazionali in rapporto all’ambito digitale che, mediamente, concentra il 26% delle risorse disponibili per ogni singolo stato dell’Unione.
Connettività, digitalizzazione della pubblica amministrazione, intelligenza artificiale e Industria 4.0, competenze digitali e cybersecurity: queste le cinque aree prese in considerazione per capire quali sono i target e lo stato di avanzamento del piano nazionale. Un’analisi che rimane difficile, quella sullo stato dell’arte, anche in funzione della complessità dello strumento messo in campo dall’Unione.
L’Italia, va detto, conta la spesa più elevata nel pilastro digitale in termini assoluti insieme alla Spagna, (rispettivamente 27 e 18 miliardi di euro), mentre la più alta percentuale si riscontra presso le realtà maggiormente arretrate. Tra i paesi che destinano le percentuali più alte del proprio Pil al pilastro digitale, troviamo infatti quelli che sono in ritardo nel DESI (Romania, Bulgaria, Grecia, Portogallo, Croazia).
Connettività
Il traguardo europeo al 2030 è quello di connettere ogni utenza domestica e l’Italia si sta mettendo alla prova sia con il piano 1Giga, sia con il 5G. Tutte le attività necessarie per avviare l’implementazione dei progetti di connettività a banda ultralarga, conferma I-Com, sono state portate a termine.
Digitalizzazione della PA
Come rilevano gli analisti di Openpolis, la digitalizzazione della Pa ammonta ad 1,7 miliardi l’investimento già assegnato all’Italia in questo ambito. L’obiettivo del Decennio Digitale è di rendere il 100% dei servizi chiave completamente accessibili da remoto per tutti i cittadini, con l’80% che dovranno essere in grado di utilizzare l’identità digitale.
Tutti i paesi dell’Unione prevedono misure per lo sviluppo e l’aggiornamento delle infrastrutture basate su cloud. Ad esempio, quello italiano propone lo sviluppo di un’infrastruttura nazionale ibrida basata su cloud e la migrazione dei sistemi informatici pubblici su cloud.
Entro il 2024, poi, l’Italia punta ad abilitare al cloud 4.000 PA locali e altre 8.000 entro il 2026. L’Italia, afferma sempre I-Com, ha raggiunto già un traguardo nei servizi sanitari digitali approvando un piano sull’aggiornamento digitale delle attrezzature tecnologiche ospedaliere e un provvedimento sulla “casa come primo luogo di cura e telemedicina”.
“A livello regionale – si legge nell’ultima analisi redatta dalla fondazione Openpolis – il territorio che per il momento riceve la maggior quantità di risorse è la Lombardia con circa 326,4 milioni di euro. Seguono Veneto (192,5 milioni), Piemonte (150,2), Campania (146,3) e Sicilia (115,7). Per quanto riguarda invece gli interventi finanziati, al primo posto troviamo gli investimenti per migliorare l’esperienza del cittadino nei confronti della pubblica amministrazione (787,5 milioni), al secondo posto gli investimenti sul cloud (558,8)”.
Industria 4.0 e intelligenza artificiale
Da segnalare, in questo ambito, il piano sul credito d’imposta ‘Transizione 4.0’ dove l’Italia sostiene le imprese nell’acquisto di macchinari e software.
Competenze digitali
L’Europa prevede, al 2030, che almeno l’80% di tutti gli adulti dovrebbe avere competenze digitali di base. Il Pnrr dell’Italia include anche misure per le competenze digitali avanzate, ampliando l’offerta accademica nelle tecnologie digitali e sostenendo i programmi di dottorato di ricerca, che andranno ad aggiungersi alla forte comunità di ricerca esistente nell’IA e nei computer quantistici. Ciò stimolerà anche la ricerca, l’innovazione e la competitività in questo ambito. Per migliorare le skill in campo lavorativo, l’Italia prevede un piano di formazione e ulteriore assistenza ai disoccupati e ai lavoratori in transizione nell’acquisizione di competenze digitali. L’Italia, con il suo budget di 11.252 milioni di euro, destina la spesa maggiore alle competenze digitali, rivolgendosi alla popolazione generale, alle PA, all’istruzione e al mercato del lavoro. Per le competenze digitali nell’istruzione, un indicatore sicuramente importante è quello relativo all’adozione del piano Scuola 4.0 per trasformare le aule in ambienti di apprendimento innovativi.
Cybersicurezza
La sicurezza informatica gioca un ruolo importante nella sua transizione digitale, e l’Italia è uno di quei Paesi che ha optato per la creazione di una nuova struttura operativa. Il Pnrr italiano ha l’obiettivo di rafforzare la cybersecurity con un budget stanziato di 623 milioni di euro e intende farlo investendo in strumenti tecnologici e strutture operative. Già operativa la nuova agenzia nazionale per la sicurezza informatica, un presidio che sarà sempre più importante anche alla luce delle tensioni internazionali, con la rete a rappresentare un delicatissimo ambito in cui misurare l’efficacia degli strumenti a garanzia della sicurezza nazionale.
Mentre scriviamo, il direttore dell’Agenzia ha rassegnato le dimissioni. La nomina del nuovo direttore darà indicazioni importanti di come e di quanto il governo Meloni abbia a cuore la cybersicurezza. Noi di Fondazione Italia Digitale, in tutte le sedi, comprese quelle istituzionali delle commissioni parlamentari, abbiamo segnalato l’importanza del tema in termini strumentali e di competenze. Restiamo convinti che in tutti gli appalti e i servizi pubblici una quota vada riservata al rafforzamento della sicurezza digitale delle strutture pubbliche e delle infrastrutture critiche. Allo stesso tempo, riteniamo importante immaginare un percorso virtuoso per le imprese, immaginando un percorso simile a quello di Industria 4.0 unicamente dedicato alla cybersicurezza delle società private.